Fair play? No, grazie

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Fonte: Wikimedia

Nei giorni scorsi la stampa, che ci aveva già informati dell’arresto di tre commercialisti lombardi molto vicini alla Lega, dava notizia, con il dovuto risalto, di una cena di alcuni di loro con Salvini, avvenuta quando erano già indagati. Un fatto nuovo dunque e di un certo rilievo perché i reati ipotizzati per i tre commercialisti riguardano, com’è noto, anche i fondi della Lega. Può essere istruttivo sapere come i quotidiani vicini alla destra hanno ritenuto di trattare il fatto di cronaca politica e giudiziaria nella loro vetrina, cioè in prima pagina.

La “Verità” dell’ineffabile Belpietro riservava alla notizia, senza commentarla, qualche rigo relegato peraltro all’estrema sinistra (lapsus freudiano) della pagina, mentre il titolo centrale in caratteri prossimi al cubitale denunciava: “Conte tenta di farsi un comizio in Rai”.

La prima pagina del “Giornale” diretto da Sallusti si apriva anch’essa con un titolo tonitruante: “Solo uno su dieci è profugo: la verità su chi sbarca in Italia”, ma riservava uno spazio, per fortuna esiguo, non alla notizia della famosa cena ma ad un commento di un candore commovente che suona esattamente così: “Le toghe a gamba tesa sulle elezioni regionali”.

Sinaldi infine su “Libero” non ci pensava due volte e sparava direttamente: “Strategia della testuggine. I magistrati hanno un piano, voce dall’alto sulla Lega: così agiscono in vista delle regionali”.

Ci siamo più volte chiesti se questo sia giornalismo e non pochi di noi si sono dati una risposta nettamente negativa. Ma intanto, come si dice, “la nave cammina e la fava si cuoce” e gli italiani sono costantemente fuorviati nei loro giudizi politici da questo modo di fare informazione, evasivo, mistificatorio ed anche offensivo nei confronti, in questo come in tanti altri casi, della magistratura.

Si parla spesso di fair play e c’è pure qualche anima bella che ci crede ancora. Ma quale fair play è possibile nei confronti di un partito che imbastisce sul caso “Bibbiano” una propaganda indegna, culminata con le magliette a sfondo bianco provocatoriamente esibite anche in Parlamento?

Quali avversari politici oggi reagiscono rinfacciando alla Lega di essere diventato il partito più compromesso della Seconda Repubblica e gridano ai quattro venti quotidianamente tutte le “gabole” (traduzione lombarda di maneggi) sventate dalla magistratura, a partire da quelle riguardanti Bossi, Belsito, la laurea del “Trota” comprata in Albania, i diamanti in Tanzania fino ai 49 milioni di euro evaporati? Parafrasando “malignamente” il motto leghista, si potrebbe dire: prima i soldi poi gli italiani! E che dire della concreta disattenzione della destra in generale verso l’evasione fiscale?

Sull’altro fronte il PD, colonna portante della sinistra, pare occupato a rovistare nei cassetti alla ricerca dell’identità perduta quando invece ce n’è a disposizione una nuova di zecca, non ancora logorata, costituita dall’europeismo, dall’ambientalismo e dal solidarismo, temi sui quali dovrebbero convergere tutte le componenti della sinistra, in esse compresa quella provvisoriamente alloggiata nel M5S. E sulla base di questi valori impostare programmi politici seri, da condividere con i cittadini ormai stanchi di un politichese che procede per slogan e narrazioni colme di fake news.

1 commento su “Fair play? No, grazie”

  1. I Signori Direttori citati, così tanto presenzialisti nei talk show delle maggiori reti televisive, più che giornalisti potrebbero considerarsi al massimo dei “giornalai”, sperando di non offendere la categoria di questi ultimi! Credo che l’Ordine avrebbe l’obbligo morale di assumere qualche decisione al fine di portare un po’ di pulizia al proprio interno.

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