La vita segreta del Covid-19

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Da circa sette mesi il Covid-19 vive e lotta contro di noi e noi contro di lui. Nell’attesa che il confitto si chiuda in nostro favore, come tutti i pronostici fanno sperare, conviene fingere di familiarizzare con questo ospite sgradito e trattarlo con un minimo di confidenza, mente i virologi preparano, nell’ombra, la sua soppressione. E guardiamo quindi con una punta di ironia a come l’informazione stia un tantino deludendo quelli che vorrebbero capire come stanno andando le cose.

Sin dall’inizio della pandemia la TV nazionale ci ha informato e ci informa giorno per giorno del numero dei contagiati, dei ricoverati, dei guariti e, ahimè, dei deceduti colpiti dal Covid-19. Questo meritorio, anche se dovuto, servizio offerto agli italiani con scrupolosa puntualità ci mostra anche la tabella riepilogativa dei dati, quotidianamente aggiornata con lo scopo evidente di darci un quadro storico ma anche tendenziale della pandemia in atto. Non si capisce tuttavia a cosa possa servire il dato storico dei contagiati, dei ricoverati eccetera: ad un confronto con quelli delle altre nazioni? E a che scopo? Forse per innescare una competizione con eventuale premio finale a quella che risulterà meno colpita dal virus? E soprattutto con quale fondatezza, posto che i dati andrebbero rapportati alla popolazione residente: cosa importa sapere se ci sono più contagiati in Francia o in Portogallo, se non ci dicono quanti abitanti conta la Francia e quanti il Portogallo?

I dati storici non ci indicano nulla neppure per il futuro perché sono numeri destinati per forza di cose a crescere. Ed arriviamo così al numero dei guariti, giornalieri e complessivi. Nella ridda di cifre esibite qualche perplessità suscita l’indicazione dei “guariti”: a cosa serve sapere quanti contagiati sono guariti ieri? Forse per calcolare quanti posti si sono liberati negli ospedali Covid? Ci facessero almeno conoscere i nomi, potremmo scoprire se tra loro c’è qualche nostro conoscente ed inviare le nostre felicitazioni, prospettiva certo preferibile a quella di conoscere i nomi dei ricoverati o, peggio ancora, dei deceduti per i quali nulla potremmo fare.

Ma, messa da parte questa legittima curiosità, lascia interdetti il fatto che a fronte di tutte queste cifre, alcune delle quali, come abbiamo visto, di scarsa utilità, nulla ci viene detto sul numero dei tamponi quotidianamente effettuati: raramente ne comunicano il numero, più spesso si limitano a dire se sono stati di più o di meno di quelli del giorno precedente: sappiamo ormai che il sabato e la domenica se ne fanno di meno e immaginiamo che la cosa sia collegata al meritato riposo settimanale degli operatori sanitari, anch’essi vittime non sempre riconosciute del Covid-19. Accanto a tutta la ricca trafila delle cifre che ci vengono somministrate ogni sera non farebbe la sua bella figura anche una semplice percentuale che ci facesse capire quanti contagiati sono stati individuati per ogni 100 tamponi effettuati? Questo indice consentirebbe con un facile confronto giornaliero di capire se la pandemia sta regredendo o sta avanzando pericolosamente. L’omissione di questo indicatore sintetico rimane un mistero che lascia aperte numerose ipotesi. La più ovvia è che, non disponendo tutti i giorni del numero dei tamponi effettuati, si sia deciso di rinunciare al calcolo in via sistematica di questo indice. Sarebbe comunque un segno di grave debolezza del sistema di informazione se non addirittura del sistema di rilevazione. Altra possibile ma inquietante spiegazione è che il telespettatore debba essere lasciato in uno stato di confusione che lo renda più manipolabile in caso di necessità. Escludendo il caso puramente teorico che ai vari livelli non si sappia impiantare la semplice proporzione “numero dei tamponi effettuati sta a numero dei positivi come 100 sta a x”, non ci resta che concludere amaramente che chi ci informa considera la maggior parte delle persone non all’altezza di capire cosa significa un’espressione tipo 5 o 2,5 per cento: ipotesi, quest’ultima, non priva di fondamento, se si pensa che il famoso rapporto di contagiosità, RT ha creato seri problemi all’assessore leghista alla salute della Lombardia (e si spera non ad altri), il quale pare si stia tuttora chiedendo: ma se un contagiato ha un contatto con due guariti può guarire?

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