Un voto tra continuità e discontinuità

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Più di settant’anni di democrazia parlamentare, e si sentono tutti, nel senso migliore: maturità e consolidamento. Un dato si conferma: gli italiani non amano cambiamenti repentini e incerti. Moderatismo e campanilismo sono il dato principale che esce rafforzato. Sul referendum, Si o No al taglio nel numero dei parlamentari, si è tentata l’ennesima drammatizzazione ma, nei fatti, l’orientamento degli elettori non è stato altro che la presa d’atto che il sistema della rappresentanza si è modificato. In Parlamento non siedono più da tempo rappresentanti dei territori e neanche di orientamenti politici differenziati, visto che i candidati li decidono i gruppi dirigenti centrali e non esiste la possibilità per gli elettori di esprimere preferenze: la saggezza elettorale ha portato a questo punto a cancellare sprechi. Quella “riserva quantitativa”, quel numero in più di parlamentari che occupano gli scranni del Senato e della Camera dei deputati in attesa del messaggino dello staff del gruppo dirigente su come votare su questo e quel provvedimento, serviva da tempo solo a garantire un pensionamento di lusso a chi aveva la carriera “bollita” nel proprio settore di appartenenza. Troppi sono gli ex che siedono in Parlamento: rettori, sindacalisti, magistrati, giornalisti ecc.

E poi la rappresentanza degli interessi è ormai affidata al livello regionale. Non a caso i risultati hanno confermato i presidenti uscenti che hanno avuto l’opportunità di gestire una crisi che li ha resi più visibili di quanto meritassero e occultato le loro magagne o dei veri e propri disastri organizzativi. Questo in Veneto come in Campania. Ma gli elettori si sono sentiti tutelati dai pompieri con i lancia fiamme di De Luca e dal protagonismo nazionale di Zaia.

Quello della Lega e Salvini non è stato un crollo improvviso e inaspettato. Errori su errori, politiche e proposte sballate non durano a lungo in democrazia. Anche il misero risultato di Renzi era prevedibile. Gli enfant prodige quasi sempre diventano dei mediocri adulti. Quello che forse sorprende di più è la rimonta di questo strano Partito Democratico con il suo segretario Presidente di una regione. Un segretario che ha dovuto sottostare al volgare protagonismo di un De Luca in Campania, difendersi dai colpi bassi dell’ex Renzi, e da un impossibile coordinamento con quello strano grillo policefalo antropomorfo che è il Movimento 5 Stelle.

Che accadrà ora? Prima di tutto molti potenti dovranno rinunciare a pensare di avere una carriera parlamentare assicurata e forse lavoreranno per mantenersi il ruolo che rivestono e a fine carriera pensare a coltivare l’orto delle loro ville o dei loro terrazzi panoramici. Per il resto la vera sfida deve ancora cominciare: costruire una nuova classe dirigente in grado di spendere bene i miliardi di euro resi disponibili dalle scelte del Governo e della Comunità Europea. Come da subito ha chiesto il Presidente della Repubblica, come chiedono le istituzioni europee, gli investitori e i cittadini, è ora di accelerare: investimenti organici su scuola e università, sulla formazione, sulla riconversione ecologica, sul risanamento del territorio, per modificare il sistema sanitario in tutti quei punti in cui si è dimostrato inefficace e inefficiente. Una vera riforma delle pubbliche amministrazioni, e poi tanta, tanta innovazione digitale. Tutti progetti che richiedono molte e diverse competenze incompatibili con ingerenze politiche, clientelari e corporative. Non siamo gli unici e tanto meno i primi ad affermare che ci troviamo di fronte ad una possibilità unica per dare una spallata definitiva a un sistema corrotto e arretrato. È ormai tempo di misurarsi con le nuove sfide. La cosa importante è che la nuova sfida non riguardi solo gli apparati politici, ma l’intero corpo vivo del Paese.

1 commento su “Un voto tra continuità e discontinuità”

  1. Può anche accadere e spero di essere cattivo profeta, che le lobby abbiano a che fare con meno e più selezionati c.d. rappresentanti del popolo a listone bloccato e, facciano i loro affari a miglior prezzo e più rapidamente! Una sorta di taglio delle slide che renda più semplici …i ribassi (come auspicava il loggione piduista)

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