La forza legante di una fede condivisa*

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La fede che gli adepti dei movimenti religiosi alternativi hanno in comune rappresenta una forza vitale per l’attività di ogni gruppo: essa tiene uniti gli affiliati, plasma i loro atteggiamenti e li motiva ad agire anche a costo di grossi sacrifici personali. Infatti chi studia i movimenti religiosi alternativi rileva che quelli con la maggiore stabilità sociale e longevità sono i gruppi fondati su fedi condivise: i loro sistemi dottrinali e rituali sono essenziali per la stabilità del gruppo, inducendo i seguaci a sacrificare i propri bisogni e a rinunciare al “mondo”; per giunta, i codici morali dei movimenti religiosi alternativi servono a mantenere salda la indiscussa supremazia dei leader.

Di solito l’adepto assimila prima gli elementi fondamentali della conformità e poi procede verso una più profonda ristrutturazione dell’adattamento psicologico. I movimenti religiosi alternativi tendono a dividere il mondo in buoni (cioè gli appartenenti al gruppo) e cattivi (gli estranei ad esso); questa tipica visione manichea si basa sulla difesa psicologica di proiettare all’esterno il male che gli affiliati temono sia dentro se stessi e ha come conseguenza la tendenza ad abbandonare i contatti sociali fuori dal gruppo.

Come ha scritto Enzo Pace (Le sette, Bologna 1997), “il rifiuto del mondo può, dunque, costituire un principio regolatore molto importante ai fini dell’organizzazione di una setta. Esso stabilisce il confine fra la legge che vale dentro di essa e la legge di uno Stato – percepita come minaccia esterna -, e sancisce se e fino a che punto quest’ultima debba essere rispettata dai suoi membri”.

Nei movimenti religiosi alternativi le ideologie si impongono principalmente grazie a uno stretto sistema di comunicazione in cui le opinioni accettabili sono direttamente o implicitamente incoraggiate e quelle dissenzienti eliminate. Ciò comporta una grave conseguenza: molti giovani adepti rompono ogni legame con le rispettive famiglie quando i genitori si oppongono al loro interesse per il movimento.

È importante evidenziare come la divulgazione dell’ideologia di un movimento religioso alternativo e il controllo della comunicazione nel gruppo influenzano lo stato psicologico degli adepti. Le persone sono più propense ad affiliarsi a tali gruppi se sentono di trovarsi in condizione di infelicità a causa di problemi esistenziali o di malessere psichico cronico e se i loro legami affettivi con la famiglia e gli amici sono limitati; i movimenti religiosi alternativi attirano generalmente gli adepti creando un’atmosfera di accettazione incondizionata e di sostegno e offrendo una visione del mondo tale da promettere una soluzione a tutti i problemi esistenziali: la speranza nel futuro, basata su dedizione e fede, è una delle componenti vitali di tutte le terapie psicologiche; i pazienti devono accettare un presunto sistema che spiega implicitamente il modo per farli star bene. Partendo da questa constatazione si capisce meglio perché alcuni movimenti religiosi alternativi ricorrono a metodi di conversione mediante sotterfugi, in che senso? Come fa notare Eileen Barker (I nuovi movimenti religiosi, Milano 1992), «alcuni movimenti mentono su ciò che sono, o sulla quantità di impegno e/o denaro che sperano di ottenere dai loro membri. … I convertiti a volte sono attirati da un movimento senza conoscere la “traduzione” pratica di alcuni dei suoi dogmi. Chi fa proseliti, ad esempio, a volte pone l’accento sull’amore o sull’importanza di servire Dio, senza dire in che modo bisogna esprimere l’amore, o in che modo Dio debba essere servito nel modo migliore: è possibile che l’ “amore” venga inteso in termini puramente sessuali, o che il “servizio” a Dio implichi l’uso della violenza contro coloro che credono in un Dio diverso».

Il potenziale affiliato viene introdotto da membri del movimento in un complesso di convinzioni generiche che servono da ponte per il suo successivo coinvolgimento in un dogma specifico del gruppo; in effetti la persona si trova affiliata prima di aver preso coscienza della vera identità del gruppo, eppure durante tutto il processo di conversione è pienamente consapevole e capace di fare domande a piacimento. L’introduzione alle credenze del gruppo viene attuata per sotterfugi: l’individuo viene avvicinato – in casa, per strada, sul luogo di lavoro, a scuola … – da sconosciuti che lo impegnano in una discussione su una gamma di problemi generali del mondo e poi lo si invita a proseguire la conversazione (in casa propria o nella sede del gruppo). Ecco perché si può affermare che, una volta che alcune persone hanno aderito ad un movimento sulla base di informazioni false, è più probabile che rimangano, perché sono cadute vittime di ulteriori influenze; ad esempio, possono aver stretto forti legami emotivi con membri del movimento durante il “tempo supplementare” che questo ha ottenuto mediante l’inganno. Per giunta, se il potenziale convertito è in uno stato mentale alterato, è molto vulnerabile; il malessere che prova lo predispone ad accettare l’offerta di una soluzione universalista proposta dal movimento religioso alternativo e gradualmente viene attirato in un sistema di fede che offre un senso di certezza e una indispensabile dose di speranza e di impegno.

In altre parole, quando si cerca di capire perché una persona ha aderito a un movimento religioso alternativo, bisogna prendere in considerazione non solo il movimento in sé, ma anche la personalità del convertito, cioè le sue speranze, paure, aspettative ed esperienze trascorse. In definitiva, se il tempo, la gente e il luogo sono quelli “giusti”, qualsiasi movimento potrà attirare l’attenzione di questo tipo di persona. Nel caso dei giovani, molteplici possono essere le ragioni dell’affiliazione a un movimento religioso alternativo. La mancanza di stabilità in famiglia e di educazione in campo morale induce molti giovani ad aggregarsi a un gruppo alla ricerca di un senso di appartenenza. Alcuni si affiliano per identificarsi con valori che percepivano come ammirevoli nei propri genitori; altri assumono all’inizio una posizione di contrasto: in principio si manifestano l’autonomia e la ribellione chiassosa proprie dell’adolescenza, ma alla fine il celato bisogno di dipendenza, contro il quale i giovani si battono in questa fase della vita, si manifesta nell’attrazione per le pretese totalitarie del movimento religioso alternativo.

* Tratto da S. Pollina – A. Aveta, Movimenti religiosi alternativi, LEV – Città del Vaticano 1998

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