Paralizzati dal populismo?

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Già prima del micidiale arrivo del coronavirus il nostro Paese aveva urgente bisogno di seri interventi di politica economica e fiscale. I problemi da affrontare sono noti a tutti: deficit di bilancio e debito pubblico ai limiti del consentito, povertà crescente, recessione alle porte. Per non parlare dei nodi storici tuttora irrisolti come la corruzione e l’evasione fiscale.

Se ci fosse stato, un governo tecnico, sostenuto da un parlamento responsabile e quindi non ostile, avrebbe tentato, già prima dell’arrivo del coronavirus, di reperire da qualche parte le risorse necessarie a risolvere almeno le situazioni più rischiose. Avrebbe cominciato col perseguire ogni possibile riduzione della spesa pubblica, a partire da quelle più vistosamente inefficaci. Per prima cosa, probabilmente, avrebbe abolito la legge sui pensionamenti a quota 100, annullandone gli effetti sui futuri bilanci e conseguendo in tal modo un risparmio di alcune decine di miliardi. La cosa sarebbe stata socialmente più che tollerabile visto che il danno sarebbe ricaduto solo un paio di centinaia di migliaia di lavoratori, in gran parte costituite da dipendenti pubblici, come dimostrato già nel primo anno di applicazione della legge. L’unico effetto socialmente rilevante di questa legge, lungi dal favorire le assunzioni sostitutive (si sperava in un rapporto di 1 a 3!), è stato quello di sguarnire la sanità pubblica con la fuoriuscita, allo scorso maggio, di oltre 5.300 tra medici e operatori sanitari, sottratti all’appuntamento con l’epidemia.

Questo governo tecnico avrebbe poi potuto tentare di introdurre una patrimoniale, come esiste in tutti i grandi Paesi dell’occidente. Il medesimo governo tecnico in presenza del gravissimo disastro economico sopravvenuto col coronavirus, si sarebbe avvalso oggi senza esitazione dei prestiti che il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) concederà, avendo accolto le richieste dei paesi mediterranei colpiti dall’epidemia, a tassi agevolati e senza, o quasi, condizioni.

Le opzioni accennate non esauriscono certamente il ventaglio delle misure alle quali il governo tecnico avrebbe potuto ricorrere: innanzitutto l’arrivo dall’Unione Europea di ulteriori fondi aggiuntivi, possibilmente a fondo perduto o con restituzione a lungo termine ma con tassi contenuti. Probabilmente un parlamento caratterizzato dal sostegno al governo di tutti, o quasi, i partiti, avrebbe approvato non tutte ma una buona parte almeno delle misure elencate.

Ma il governo Conte non è un governo tecnico e non ha una maggioranza coesa: i partiti che la costituiscono sono infatti poco omogenei. Uno di essi assume spesso posizioni comuni all’opposizione. Cominciando dall’abolizione di quota 100, osserviamo immediatamente che sono contrari i 5 Stelle, perché ne hanno condiviso la paternità con la Lega che l’aveva propugnata (qualcosa dovevano fare avendo sbraitato per anni che volevano eliminare la legge Fornero ed essendosi poi resi conto che ciò non era fattibile).

La patrimoniale non la vuole nessuno dei partiti populisti in attività, compresa Forza Italia che il populismo lo ha tenuto a battesimo e che oggi si limita a difendere gli interessi di chi il patrimonio lo detiene. Eppure la proposta lanciata da Del Rio, un “ballon d’essay” giusto per vedere cosa succedeva, parlava di un’imposta per un tempo limitato gravante solo sui redditi da 80mila euro in su, finalizzata a combattere la povertà. Chi glielo spiega agli elettori dei partiti populisti che l’imposta non avrebbe riguardato la maggioranza di loro che, per sfortuna, non raggiunge quella soglia di reddito? Ma chi li ha visti mai 80mila euro, direbbe Totò. Ora, tutto questo si spiega solo con la disinformazione finalizzata forse a strizzare l’occhio a quelli che guadagnano più di 80mila euro, che sono poi quelli che muovono più voti, specie quelli di lavoratori, pensionati e persone male informate: lo stesso meccanismo perverso messo in atto dalla Lega, da Fratelli d’Italia e da Forza Italia per convincerli che la flat tax avrebbe avvantaggiato anche loro. Esagerazione madornale!

Per quanto riguarda il MES, manco a parlarne: i populisti, traditi questa volta da Renzi, accusano il Governo di aver sottoscritto nottetempo un patto con cui si esponeva l’Italia ai rischi di commissariamento da parte dell’UE e tutto per non dover spiegare chiaro e tondo che la loro preclusione era solo ed esclusivamente un fatto di bandiera, dietro la quale nell’Italia degli ultimi trent’anni si nasconde quasi sempre un mero interesse elettoralistico. Infatti, una volta gridato ai quattro venti che il MES è un imbroglio, come si fa a dire ai propri elettori che non è poi tanto vero?

In realtà tutti ormai sanno che, accedendo ai fondi del MES, l’Italia riceverebbe un prestito di oltre 36 miliardi di euro rimborsabile in un arco di tempo non ancora definito ma che non potrà essere inferiore ai dieci anni, a un tasso di interesse prossimo all’1%: si discuteranno entro il 7 maggio il contenuto e i limiti del “controllo e monitoraggio” previsto dall’accordo di massima sottoscritto in quella fatidica notte anche dal Governo italiano, ma appare quasi scontato che riguarderanno la conformità della spesa alle finalità sanitarie concordate. In questo scenario diventa quasi impossibile quadrare i conti. Dovessero persistere tutti questi assurdi divieti, non resterebbe che attendere i cosiddetti “Recovery Bond”. Se anche questi dovessero risultare non conformi ai “desiderata” dei populisti, dentro e fuori del governo, in ordine, ad esempio, all’entità della quota “a fondo perduto”, il governo dovrebbe chiudere bottega. Una volta al governo, Salvini, Meloni e Renzi cosa farebbero, se volessero restare coerenti? una colletta? Oppure si divertirebbero ad emettere titoli di stato a pioggia e senza copertura europea portandoci al disastro finanziario entro un paio di settimane? Ma chissà, Di Maio conta forse su un salvataggio cinese, secondo la linea che condivide con Di Battista, e Salvini in quello un po’ più “limitato” di Putin. In entrambi i casi l’Italia risulterebbe colonizzata. E non è allora meglio correre il rischio di essere tenuti d’occhio dai nostri cugini europei?

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