Teatri chiusi, ma l’arte continua: a Napoli il teatro per i passanti

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L’attore Peppe Villa (Foto di Rachele Renno)

I teatri continuano ad essere chiusi, nonostante fino a poco fa la maggior parte delle regioni italiane fosse in zona gialla e, anche se a singhiozzi, molte attività erano riprese, pur nel rispetto delle norme sanitarie. Quasi, perché molte continuano ad avere le saracinesche abbassate e le porte chiuse. Uno di questi luoghi è il teatro. Grande dimenticata di questa pandemia è la cultura ed i luoghi ad essa connessi: musei aperti con il contagocce, cinema e teatri fermi, i lavoratori dello spettacolo senza sussidi e misure economiche ad hoc.

Ma c’è chi in questo limbo, in questo panorama sconfortante, non si è abbattuto e ha cercato di esercitare la propria arte con la resistenza e la testardaggine che solo chi ama ciò che fa può avere. Questo è il caso dell’attore e maestro di recitazione napoletano Peppe Villa. Mentre passeggiavo davanti al teatro Diana a Napoli, qualche settimana fa, mi sono imbattuta in un leggio con dei fiori e un cartello con su scritto: “Sono un attore senza teatro”. In basso c’era poi un QR code che, scannerizzato sul proprio telefono, conduceva al sito web dell’artista. Peppe Villa, l’artista in questione, ex-chef ha creato un Menù cartaceo dove, al posto delle portate, c’è una selezione di pezzi teatrali: da Shakespeare a Totò, passando per Baudelaire ed Eduardo de Filippo. Anche il tempo varia: da performance di un minuto fino a 10. A scelta dei passanti, interpreta sul momento un brano del “Menù”: esibizione all’impronta, con una melodia in sottofondo scelta da lui. A me è toccato Chopin. Ed “Ubriacatevi” di Charles Baudelaire.

Ex chef, attore e maestro di recitazione, Peppe Villa è solo uno dei tanti lavoratori dello spettacolo che si dà da fare come può. Organizza lezioni online di recitazione, non di teatro, come ci ha tenuto a precisare: “Il teatro si fa in teatro”. Colpito dalle conseguenze economiche del Covid-19 ma anche dalle scelte governative che hanno discriminato il settore della cultura, l’attore ha deciso di ricorrere a questa pratica non solo per guadagnare qualcosa, ma soprattutto per sfogo, come mi ha raccontato. La voglia di condividere empaticamente il duro momento che stiamo vivendo anche solo attraverso uno scambio di emozioni, un fermarsi ad ascoltare di nuovo la meraviglia di un attore che recita, ha trasformato anche quel piccolo segmento di marciapiede in un palcoscenico carico di energia. E impressionava ancor di più assistere allo spettacolo davanti alle porte chiuse del teatro.

Senza dubbio, la scelta di tenere i teatri chiusi è ad oggi non del tutto comprensibile. Una scelta politica o forse semplicemente una considerazione dei luoghi di cultura come superflui, non essenziali, che possono essere sacrificati. Attualmente, gli spettacoli nei teatri possono essere svolti ma in assenza di pubblico, proprio quel pubblico che è per gli artisti linfa vitale. E forse per questo Peppe Villa ha deciso di avere quello scambio di energia con i passanti, con gli spettatori del suo spettacolo improvvisato.

E, dunque, torniamo alla triste consapevolezza che nel nostro Paese la cultura non è una priorità, proprio l’Italia che dalla cultura e dall’arte sorge ed è conosciuta nel mondo. “Il teatro è una medicina”, dice Peppe Villa, una medicina per l’anima, così come la musica, i concerti dal vivo, le mostre e le visite ai siti archeologici. Ora, con la nomina del nuovo Presidente Mario Draghi e del nuovo governo, i teatri saranno riaperti a partire dal 27 marzo. I luoghi di cultura saranno finalmente equiparati per importanza ai ristoranti e alle altre attività commerciali? Terremo in considerazione la categoria dei lavoratori dello spettacolo, già precari e poco tutelati dalla normativa sul lavoro? É difficile in questa situazione continuare ad avere un atteggiamento positivo e di resilienza, ma assistere al fugace sprazzo di normalità dell’attore Peppe Villa, per un momento, mi ha riportato alle stesse sensazioni di quando si era seduti sulle poltrone o nei palchi, con di fronte il palcoscenico e l’odore di velluto delle pesanti tende rosse. Così il 27 marzo, nella ricorrenza della giornata mondiale del teatro, si dovrebbe tornare in teatro, anche se i membri del CTS hanno specificato che la situazione andrà verificata circa 15 giorni prima e che soltanto il 25% dei posti in sala potrà essere occupato. Un minuscolo barlume di speranza che ci deve far interrogare su quale ruolo vogliamo dare alla cultura nella ripartenza del Paese, se continuare ad assistere indifferenti al laissez-faire della classe politica o se vogliamo far partire una spinta di rigenerazione in questo settore, nevralgico e centrale non solo per l’economia ma soprattutto per il nutrimento dell’anima ed il sublimarsi del nostro spirito.

1 commento su “Teatri chiusi, ma l’arte continua: a Napoli il teatro per i passanti”

  1. grazie per questo articolo che ci fa capire ancora più a fondo la sofferenza, non solo economica, di chi lavora nel mondo dello spettacolo e grazie ancora perchè della iniziativa di Peppe Villa, così particolare e interessante nessuno ne aveva parlato, o per lo meno, non ne sapevo niente

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