“Dem Rek, si parte!”: le migrazioni raccontate attraverso il teatro

tempo di lettura: 3 minuti
Foto da cinenapolidiritti.online

Il teatro mi ha cambiato la vita. Dopo aver visto i miei fratelli morire in acqua sono stato mesi senza parlare. Ma il primo giorno che ho fatto teatro mi hanno detto ‘Guardatevi negli occhi’. Adesso parlo più delle persone che mi hanno fatto scoprire il teatro. Il teatro è una medicina. Il teatro è uno strumento. É una cosa che salva le persone. A me personalmente mi ha salvato. Sono arrivato anche a momenti in cui mi volevo uccidere per le cose che ho visto nel mare, quando muore tua madre, tuo fratello e dici ‘a che serve la mia vita?’ Ma il teatro mi ha detto: svegliati, devi solo alzarti e andare. Non ci credevo. Ma mi sono svegliato e sto andando.”

Questa è la storia di Alì, un migrante del Gambia, arrivato in Italia 15 anni fa, che ora vive stabilmente a Matera. “Dem Rek” è il titolo del documentario in concorso alla XII Edizione del Festival del Cinema dei diritti umani di Napoli, nella sezione Ciak Migraction. Dem Rek significa: Si parte!

Trentatré minuti di racconto e di emozione. La storia di Alì è quella di molti, purtroppo moltissimi, migranti che attraversano il Mar Mediterraneo in cerca di un futuro migliore, fuggendo da persecuzioni, guerre, povertà estrema. Alì nello specifico è scappato dal Gambia proprio durante la guerra civile. La madre, non avendo i soldi per pagare il viaggio anche per sé, ha lasciato lui ed il fratello in Niger. Durante la traversata, Alì ha perso il fratello, annegato insieme ad altri compagni.

Attraverso il teatro, Alì è riuscito a trovare la propria strada, la propria passione e ha deciso di utilizzare questo potentissimo strumento per far ritorno nel suo Paese e raccontare, allegoricamente, attraverso laboratori ed esibizioni a bambini e ragazzi suoi coetanei, cosa accade nelle terribili traversate per raggiungere l’Europa.

Una catarsi che spera possa far desistere molte persone dall’intraprendere quelle traversate disperate. All’interno del documentario si alternano alcuni dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, i Sustainable Development Goals. Per citarne due, utilizzati nel documentario, l’obiettivo 1: “Sconfiggere la povertà” e l’obiettivo 4: “Istruzione di qualità”.

Prima di darmi i soldi, insegnami come si trovano i soldi. Se tutti i giorni mi porti il riso sarò sempre il tuo schiavo. Ma se mi insegni come coltivare il riso, allora nessuno di noi sarà più schiavo”. Questo concetto, espresso da Alì in modo così semplice, riassume in poche frasi la dura realtà. Numerose organizzazioni internazionali come l’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo o la Banca internazionale per la Ricostruzione e Sviluppo, dagli anni ‘60 hanno messo in atto politiche di ricostruzione e programmi di crescita per i Paesi in via di sviluppo e per l’Africa in particolare, che ancora oggi fatica ad uscire dalla povertà estrema, spesso acuita da misure puramente assistenzialiste. Esattamente queste stesse politiche hanno creato quello che il sociologo Frank Gunder chiamava “lo sviluppo del sottosviluppo”.

“Dem Rek” è una storia di speranza, nonostante tutto. È una storia di resistenza attraverso il teatro e la condivisione. La visione di questo documentario commuove e allo stesso tempo dà speranza. Nella sua semplicità e soprattutto in poco più di mezz’ora riesce ad abbracciare tematiche cruciali: non solo il racconto delle migrazioni ma anche la resilienza e la voglia di ritornare nei propri Paesi d’origine per poter sostenere lo sviluppo delle comunità locali, condividendo ciò che si è appreso in Europa per mettere al servizio degli altri conoscenze e professionalità. Le migrazioni sono solo una delle tematiche affrontate nei dibattiti del Festival, in merito a cui sono intervenuti esperti e membri della società civile, come ad esempio l’associazione Resq. Resq, associazione nata a Milano lo scorso anno, ha come obiettivo prestare aiuto e supporto alle Ong che nel Mediterraneo salvano vite in mare. Lo scopo è la costruzione di una nave battente bandiera italiana che possa unirsi alle operazioni di salvataggio, per cui è stato già attivato un crowdfunding per raggiungere la cifra di 1 milione di euro. Ad oggi, i risultati sono eccellenti e la risposta della società civile è stata sorprendente, con donazioni per più di 40.000 euro.

 “La nostra presenza in mare non vuole essere un gesto politico, ma un gesto umanitario e simbolico. Ben sapendo che rischiamo di pagare di persona, penalmente e civilmente, le conseguenze”. Sulla scia di solidarietà di Resq, consiglio a tutti la visione di questo documentario, che con delicatezza, attraverso uno strumento così importante come il teatro, riesce a rimettere al centro della scena l’essenza stessa delle migrazioni: l’essere umano. Previa registrazione, si potrà vedere il documentario gratuitamente in streaming.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Torna in alto