Musica proibita: il concerto per violino

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Come chiarito in precedenza, il concerto per strumento solista e orchestra dell’Ottocento ebbe come protagonista, appena un po’ al disotto del pianoforte, il violino. Anche questo strumento ad arco aveva subìto nei decenni precedenti notevoli miglioramenti nella potenza e nella qualità del suono soprattutto perché le corde di acciaio avevano sostituito quelle di budello in uso fino all’età barocca ed oltre. Si tenga presente che gli strumenti ad arco presentano una difficoltà di base che li rende più difficili del pianoforte ed è l’intonazione: sul pianoforte si tratta di beccare i tasti giusti mentre sul violino il do o il re te lo devi cercare e, se sbagli di mezzo millimetro la posizione del dito sulla corda, emetti una nota stonata. Grandi virtuosi, primo tra tutti Niccolò Paganini, avevano perfezionato la tecnica di esecuzione fino a raggiungere punte strabilianti di virtuosismo sicché anche il violino, non diversamente dal pianoforte, poteva tranquillamente affrontare ampie sale da concerto suscitando l’entusiasmo di un pubblico altrettanto numeroso.

Tra i concerti per violino più famosi c’è quello in re minore Op. 64 di Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847). Composto nel 1845 ed articolato, come di consueto, in tre movimenti (1 Allegro molto appassionato – 2 Andante – 3 Allegretto non troppo, Allegro molto vivace), il concerto è la più chiara espressione del romanticismo luminoso e prorompente dell’autore, nato due anni prima di Liszt ma orientato più verso la musica orchestrale che non verso quella pianistica. Mendelssohn ci lascia tuttavia non poche composizioni pianistiche di grande bellezza raccolte sotto il titolo “Romanze senza parole”, tra le quali segnaliamo l’Op.62 n. 6, l’Op. 30 n. 6 e l’op 53 n.2. Mendelssohn è anche autore di cinque sinfonie di cui almeno le ultime tre figurano tra i capolavori di questo genere musicale. La sua composizione più famosa sono però le musiche di scena per “Il sogno di una notte di mezza estate”. Per “musiche di scena” si intendevano i brani musicali che, in uno spettacolo teatrale di prosa, rafforzavano l’espressione dell’azione scenica. Si tratta di una forma musicale risalente al Seicento ma che nell’Ottocento ebbe ancora un certo seguito: ne scrissero di bellissime anche Beethoven e Schumann. Il brano più conosciuto del “Sogno” è la celeberrima “Marcia Nuziale” il cui inizio fastoso accompagna gran parte dei nostri matrimoni avendo lentamente scalzato la concorrenza della “Marcia Nuziale” di Wagner. Si consiglia di ascoltarlo per intero perché il tema iniziale che tutti conoscono è seguito da una melodia più agitata e accattivante. Altrettanto famose sono però l’Ouverture e lo Scherzo mentre una vera chicca, ingiustamente trascurata, è il duetto con coro “You spotted snakes” che rende magnificamente l’incanto della commedia shakespeariana e fa pensare alla colonna sonora di un film hollywoodiano dei tempi andati.

Mendelsshon compose anche molta musica da camera e sacra (tra cui due oratori) affrontando, come quasi tutti i musicisti di area austro-germanica dell’epoca, tutti i generi musicali con esiti storici, fatta eccezione per l’opera lirica, sperimentata più volte in giovane età ma poi abbandonata. Un ultimo aspetto della sua poliedrica personalità artistica va ricordato: la sorprendente precocità. Composto all’età  di sedici anni l’Ottetto per archi Op. 20 (!) rappresenta al tempo stesso una prova di grande perizia compositiva ed un esempio forse ineguagliato di vitalità giovanile (il quarto ed ultimo movimento, in particolare).

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