La propaganda crea dissonanza*

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In genere le reazioni sociali nei confronti dei gruppi settari si basano non tanto sulle loro credenze quanto sui loro modelli di comportamento e sulle loro relazioni con la società. Ecco perché tali gruppi attribuiscono fondamentale importanza alla “propaganda di facciata” da presentare agli estranei. La nostra società è caratterizzata dall’apparire più che dall’essere: bisogna impressionare gli interlocutori apparendo ai loro occhi più dotati, esperti e competenti rispetto alla realtà. Si tratta di una caratteristica di cui a lungo si è discusso e che ha tanti detrattori quanti sostenitori. In questo contesto i gruppi settari hanno subito compreso i notevoli vantaggi derivanti da una propaganda impostata sulle apparenze e la sfruttano con efficacia. Una delle tattiche consiste nell’accreditare al proprio movimento una “storia” lunga e rispettabile al fine d’incutere rispetto negli interlocutori.

Molti gruppi addestrano i propri adepti all’uso di una tecnica proselitistica che si fonda sul principio di creare dissonanza cognitiva negli interlocutori. In altre parole, gli affiliati sono addestrati a creare dissonanza nei loro ascoltatori ponendo costoro di fronte a nozioni ed eventi recepiti come “nuovi” e sulla cui validità e fondatezza le persone non sono, di solito, in grado di operare una completa verifica. Questa sottile tecnica non si limita a contestare le opinioni altrui allo scopo di demolirle, essa prevede anche una presentazione tale da convincere l’ascoltatore ad accettare gli argomenti del propagandista e a pervenire alle medesime conclusioni. Tale risultato si ottiene mediante l’uso di alcuni accorgimenti necessari per imporre le vedute del gruppo.

Prima di tutto, l’adepto viene addestrato a stabilire una “base comune” di ragionamento col proprio interlocutore. L’individuazione di questa “base comune” esige che l’adepto esponga i propri argomenti in modo tale che questi facciano presa sull’ascoltatore, proprio partendo dalla “base comune” conquistata. Infatti, la naturale tendenza a evitare il presentarsi della dissonanza induce una persona ad accettare una discussione solo con un individuo che egli pensa sia d’accordo con se stesso sul nuovo elemento cognitivo: la persona si aprirà a quelle fonti di informazioni che si aspetta portino nuovi elementi all’aumento della consonanza, ma eviterà sicuramente le fonti favorevoli alla dissonanza.

Inoltre, il propagandista prepara in anticipo le risposte alle domande che possono sorgere nella mente dell’interlocutore a causa delle sue convinzioni. Adottando questi accorgimenti l’adepto tiene basso l’iniziale livello di dissonanza dell’interlocutore, che non avverte inizialmente grosse incongruenze fra ciò che egli sa e quello che sostiene il propagandista. Infatti quest’ultimo, in un ambiente cristiano, si presenta di solito come uno “studente della Bibbia” il cui principale intento pare quello di ristabilire l’autorità della Scrittura in un mondo che si è allontanato dalla “autentica pratica del Cristianesimo”. L’adepto sa che, una volta indotto l’interlocutore ad accettare l’offerta di un “gratuito studio biblico” (sia esso per corrispondenza o a domicilio), bisogna fare qualcosa affinché l’interlocutore domini il disagio derivante dall’aver messo in discussione la stabilità del proprio credo: disagi e dissonanze si accumulano perché l’obiettivo dello “studio” offerto dal gruppo è quello di indurre l’interlocutore a pensare che le proprie opinioni religiose vanno ristrutturate e le alternative del movimento vanno rivalutate. Nei primi contatti difficilmente il propagandista proporrà, di propria iniziativa, argomenti in netto contrasto con le vedute dell’interlocutore.

Quando la dissonanza del neofito si situa tra la cognizione corrispondente alla “nuova” opinione e la consapevolezza che gli altri – parenti ed amici compresi – hanno un’opinione contraria, allora il neofito cercherà di ridurre la dissonanza tentando di cambiare le opinioni di quanti non sono d’accordo. Quando gli altri, invece di lasciarsi convincere, presentano informazioni che non si adattano all’opinione del neofito, allora questa ulteriore dissonanza potrà essere ridotta solo discutendo la questione nell’ambito del movimento con persone che sono già d’accordo con le opinioni possedute.

* Tratto da S. Pollina – A. Aveta, Movimenti religiosi alternativi, LEV – Città del Vaticano 1998

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