Diario di un “segregato”: 27 aprile 2010

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Si avvicina l’entrata nella “fase 2” ma pare che non debba interessare gli anziani. Io e mia moglie in verità siamo anziani asintomatici, nel senso che non dimostriamo i nostri settant’anni suonati (si vede che sono stati suonati bene). Dicono che dobbiamo rimanere ancora serrati in casa e che bisogna semmai stare ancora più attenti. Ma come si fa? Questo virus è fetente assai e non sappiamo bene come si comporta, ma cosa significa stare ancora più attenti? Stiamo considerando l’idea di lavarci le mani ogni ora e di andare a dormire con la mascherina.

Le previsioni sono peraltro discordanti. C’è chi, più ottimista, ci fa sperare nell’ora d’aria in estate e chi invece la vede nera anche per l’autunno, stagione nella quale il coronavirus potrebbe tornare ad irriderci, magari tutto abbronzato. Il nostro terrore è che alla fine si determini un “continuum” senza interruzioni dalla casa alla bara.

Sotto sotto però coltiviamo la speranza che un po’ di libertà ci venga riconosciuta, magari con tutte le cautele del caso. Per il distanziamento, che rimane la misura principe, si sta studiando la possibilità che gli ultrasettantenni siano dotati, per le uscite fuori porta (di casa), di un sensore di distanza, come quelli delle auto, che ti segnala col noto bip-bip in accelerazione progressiva se sei in prossimità di altro corpo deambulante. Occorrerà ovviamente portarsi dietro una batteria, si spera non troppo pesante, della quale però potranno approfittare anche i non udenti per alimentare l’apparecchio acustico, senza il quale rischierebbero comunque di infettarsi.

A proposito di rimedi contro il coronavirus ci ha molto divertito l’ultima trovata di Donald Trump che vive evidentemente un momento di straordinaria creatività: ha suggerito di combattere il virus iniettandosi in vena un disinfettante per superfici o esponendosi ai raggi ultravioletti. Queste proposte pare abbiano spiazzato la comunità scientifica statunitense che si stava invece concentrando su ben altre soluzioni quali l’assunzione “per os” di carta moschicida tritata fina fina per catturare il virus o, in alternativa, di supposte di nitroglicerina per annientarlo definitivamente, modalità questa più in linea col costume americano.

La cosa ha suscitato vivo scalpore, ma The Donald non Duck (Paperino in italiano) ha prontamente chiarito che aveva voluto fare del sarcasmo, un po’ com’era già capitato con l’idea balzana di elevare una barriera lungo tutto il confine con il Messico. E meno male, perché i cittadini americani che lo hanno votato e che si fidano ancora di lui (e perché non dovrebbero?) si stavano precipitando ad acquistare candeggina in quantità industriali mentre le lampade ad ultravioletti erano già esaurite. Questi americani che hanno votato Trump danno da pensare e viene da chiedersi se non era meglio che vincevano i pellerossa, certamente più ragionevoli e pacifici anche se noi ce ne siamo accorti un po’ in ritardo, avendo tifato contro di loro per anni nelle sale cinematografiche e poi in tv.

Certo, non sappiamo se i pellerossa avrebbero collaborato efficacemente alla liberazione dai nazifascisti, celebrazione che quest’anno si è svolta “da remoto”. Alle tre ci siamo affacciati timidamente alla finestra per cantare “Bella ciao”: dopo dieci minuti di attesa ci siamo accorti che sui balconi non c’era nessuno e quindi siamo rientrati perché non usiamo esibirci senza pubblico. La vera Resistenza però la festeggeremo l’anno prossimo: i nostri primi cinquant’anni di matrimonio!

Ci ha invece impressionato, creandoci un’emozione simile allo smarrimento provato a Pasqua col Pontefice in Piazza San Pietro, la solitaria scalata del Presidente Mattarella verso l’Altare della Patria, esemplarmente dotato di mascherina. Non tutti hanno notato che mentre saliva solo soletto la lunga gradinata gli si è avvicinato improvvisamente un uomo. Pare gli abbia chiesto disperato dove aveva comprato la mascherina.

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