Musica proibita: un po’ di ordine non guasta

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Gli ascolti fin qui proposti puntavano a stimolare una reazione istintiva e spontanea, tant’è che non anticipavamo commenti proprio nell’intento di dare libero corso alla sensibilità di ognuno. È ora giunto il momento di dare una sistemazione più ordinata al prosieguo di questa operazione “iniziatica” e quindi, per tutti i brani che seguiranno, si tenterà di dare qualche indicazione preventiva.

Sarà utile, tanto per cominciare, che chi ha avuto la costanza di seguire sin qui il programma di ascolto, si faccia un’idea sia pur minima di ciò che viene prima e ciò che viene dopo nella storia della musica. Sarà dunque utile consultare le voci di Wikipedia su ciascuno degli autori via via proposti o, meglio ancora, acquistare (oggi necessariamente on-line, se non si vuole attendere la ormai prossima riapertura delle librerie) una sintetica storia della musica (consiglio Massimo Mila, “Breve storia della musica”, Einaudi 2014, un classico): solo l’acquisizione di qualche notizia storica di base può infatti permettere di cogliere gli snodi che hanno dato luogo alle svolte più rilevanti. Volendo nell’immediato andare avanti in maniera iper-sintetica possiamo schematizzare lo sviluppo della musica nei grandi blocchi che seguono.

1. Barocco maturo, dalla fine del ‘600 alla metà del ‘700: spiccano le figure di Antonio Vivaldi (1687-1741), Domenico Scarlatti (1685-1757), Georg Friedrich Handel (1685-1759) e Johann Sebastian Bach (1685-1750);

2. Classicismo viennese, dalla fine del ‘700 ai primi decenni dell’ ‘800, costituito da Franz Joseph Haydn (1732-1809), Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), Ludwig van Beethoven (1770-1827) e Franz Schubert (1797-1828).

Una breve considerazione: se la storia della musica classica si fermasse qui, ci sarebbero già migliaia di ragioni per amarla. A parte la straordinaria qualità e bellezza delle musiche composte dagli autori citati impressiona la strabiliante quantità delle opere da essi composte: Vivaldi oltre 600, Scarlatti oltre 500, Handel oltre 600, Bach addirittura 1.080. E non stiamo parlando di brani brevi. Si pensi che l’opera omnia di Bach occupa circa 160 cd, per oltre 170 ore di musica: in un’ora di musica leggera ci stanno circa venti brani e il nostro amatissimo Lucio Battisti, uno dei più prolifici, ne avrà composti al massimo una ottantina.

Con Haydn e Mozart la “musica” non cambia: Haydn superò le 800 composizioni e Mozart si fermò a 626 solo perché una morte prematura lo stroncò a soli 35 anni. Mozart rappresenta un po’ lo spartiacque tra il musicista “artigiano”, che prestava generalmente la sua opera al servizio di aristocratici o di istituzioni religiose, e l’ “artista”, cioè il musicista consapevole del proprio valore che cerca e trova il successo presso la nascente società borghese. Ed infatti proprio con Beethoven il numero delle opere cala a 135 (pari comunque a 86 cd) e continuerà a calare nel tempo.

3. Romanticismo: si aggancia al classicismo viennese e lo segue protraendosi per quasi tutto l’ ‘800. Principali esponenti sono Hector Berlioz (1803-1869), Felix Mendelssohn (1809-1847), Robert Schumann (1810-1856), Fryderyk Chopin (1810-1849), Franz Liszt (1811-1886), e poi, appartenenti al cosiddetto “tardoromanticismo”, Richard Wagner (1813-1883), Cesar Franck (1822-1890), Anton Bruckner (1824-1896) e Johannes Brahms (1833-1897). Al tardoromanticismo sono ascrivibili anche Gustav Malher (1860-1911), Richard Strauss (1964-1949) e Sergej Rachmaninov (1873-1943), nati però qualche decennio dopo.

4. Le scuole nazionali: i boemi Bedrich Smètana (1824-1884) e Antonin Dvorak (1841-1904), il norvegese Edvard Grieg (1843-1907), i russi Modest Mussorgsky (1839-1881), Alexandr Borodin (1833-1887), Nikolaj Rimskij Korsakov (1844-1908) e Piotr Il’ic Ciaikovskij (1840-1893). Tutti i musicisti delle scuole nazionali sono collocabili nel filone del romanticismo, fatto salvo il particolare tributo che ciascuno deve alla musica della propria terra, di cui diventa espressione. Al solo Ciaikovsky i colleghi più nazionalisti imputarono la colpa di aver guardato troppo all’occidente.

5. I francesi Claude Debussy (1862-1918) e Maurice Ravel (1875-1937) impropriamente definiti “impressionisti”, con riferimento all’omonima corrente pittorica, anche se il descrittivismo è presente solo in una parte della loro opera.

6. Il “novecento storico” rappresentato soprattutto dai russi Igor Stravinsky (1882-1971) e Sergej Prokofiev (1891-1953) e dall’ungherese Bela Bartok (1881-1945), accomunati da un forte spirito di rinnovamento. Della musica dodecafonica o seriale, che nasce negli stessi anni ed introduce i cambiamenti più radicali (con Anton Webern, Alban Berg e Arnold Schoenberg), non ci occuperemo perché molto lontana dalla nostra sensibilità.

Scusandomi per questo necessario excursus che, per esigenze di brevità, ha comportato il sacrificio di tanti altri musicisti che ci hanno lasciato opere memorabili, passo a presentare l’unico ma particolarissimo brano di questa puntata. Si tratta di “Pierino e il Lupo” favola musicale di Prokofiev che ci torna utile per scoprire come il timbro di certi strumenti possa, da solo, evocare specifici caratteri e situazioni. Al tempo stesso potremo osservare come ciascun tema musicale possa essere piegato di volta in volta ad esprimere i diversi sentimenti che emergono dal racconto. Buon ascolto e godetevi la sorpresa della voce narrante.

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