Riso amaro: 17 marzo 2024

tempo di lettura: 2 minuti

“Primavera d’intorno brilla nell’aria e per li campi esulta”, scriveva un paio di secoli fa il nostro adorato Leopardi. Il 21 marzo di quest’anno, data ufficiale di ingresso di una primavera di fatto anticipata negli ultimi anni a febbraio, vede “li campi” tutt’altro che esultanti. Sia quello “largo”, auspicato dalla Schlein, che quello ribattezzato “giusto” (per lui) dal monello Calenda sono diventati un unico campo di battaglia col rischio di diventare un camposanto.

La conquista della Sardegna rimarrà probabilmente una parentesi fortunata dopo le elezioni abruzzesi nelle quali pare abbiano giocato un ruolo determinante le astensioni incrociate di elettori pentastellati, calendiani e renziani animati da reciproci risentimenti. A tutti questi alleati recalcitranti non è bastato che i vecchi saggi, Prodi e Bersani, richiamassero l’equazione “più veti = meno voti”. Le prossime elezioni in Basilicata rischiano di mettere una pietra tombale su ulteriori aspirazioni latifondiste. Le pressioni irresponsabili di Conte hanno infatti costretto la Schlein a sacrificare il validissimo candidato proposto da Speranza, cui Conte avrebbe dovuto accordare un minimo di gratitudine per la validissima collaborazione offerta da ministro della Salute nel governo da lui guidato, a scegliere una candidatura “terza” che si è immediatamente rivelata fallimentare: al “coming out” della sua assoluta impreparazione politica reso dallo stesso candidato, che nella vita svolge onorevolmente da decenni la professione di oculista, ha fatto seguito la rinuncia alla candidatura. Lo scenario desolante che loro stessi hanno concorso a disegnare pare stia inducendo Calenda e Renzi, “enfants terribles” della politica italiana, a dare il loro appoggio al presidente uscente, cioè alla destra.

Da tutta la vicenda emerge l’incapacità dei potenziali alleati del PD di uscire dalla miope logica della cura dei loro piccoli o grandi orticelli. Evidentemente non sono per loro allarmanti gli episodi che, accumulandosi di giorno in giorno, stanno spingendo il Paese verso un regime di fatto che non ha minimamente a cuore i problemi reali della maggior parte degli italiani, quelli cioè che non rientrano nella schiera dei sostenitori del Governo. Le ultime gratificazioni della Meloni sono state l’ennesimo, vergognoso condono fiscale e il prosieguo della campagna di occupazione capillare dei centri di potere. Ci sono state poi le reiterate manifestazioni di vicinanza alle forze dell’ordine, vicinanza tesa a minimizzare gli eccessi registrati a Pisa, a Firenze e, dopo una pausa di prevedibile sobrietà coincidente con la tornata elettorale, a Modena. Gravissimo, in proposito, l’intervento pubblico di Romano La Russa, assessore alla sicurezza della Regione Lombardia nonché fratello minore del presidente del Senato Ignazio, il quale ha accusato gli studenti di aver aggredito a Pisa e Firenze le forze dell’ordine causandone la comprensibile reazione. Non contento, ha aggiunto che questi giovani altro non sono che le avanguardie mandate avanti dai contestatori di sinistra che scendevano in piazza con le spranghe mezzo secolo fa, paragonati ai terroristi di Hamas che mandano avanti donne e bambini contro i soldati israeliani. Opinioni in libertà che caratterizzano questi due fratelli originari di Paternò, provincia di Catania, parte della grande famiglia di Fratelli d’Italia. Come la falange di Colle Oppio dove si sono formati Fazzolari, Rampelli, Marsilio, Lollobrigida e, dulcis in fundo, le sorelle Meloni. Parafrasando ancora l’adorato Leopardi “Sempre caro ci fu e ci sarà quest’ermo colle …”

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Torna in alto