I fedeli del Libro

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Bibbia di Gutenberg della New York Public Library (Fonte: Wikipedia)

Le credenze sono conoscenze non verificabili con alcun criterio attuale, dunque la loro caratteristica comune è quella di essere un tipo di conoscenza di natura fideistica. In campo religioso si è andata diffondendo una lettura fondamentalista dei testi considerati sacri; in ambito cristiano quest’atteggiamento si manifesta nella credenza di considerare la Bibbia come un libro oggettivamente rivelato a prescindere da ogni rapporto con una comunità che la custodisce e una tradizione che la interpreta. Il fondamentalismo, sviluppatosi specialmente in ambienti del protestantesimo americano tra il XIX e il XX secolo, è la conseguenza di un atteggiamento del genere. In questi contesti si pensa alla formazione della Bibbia come a una dettatura parola per parola con Dio stesso quale unico autore.

Numerosi studiosi hanno messo in guardia dalla “bibliolatria”, cioè da una effettiva adorazione letterale della Scrittura, che giunge al punto di credere che si possa fissare a livello del linguaggio il Dio dell’universo, che lo “si possa portare a casa, nero su bianco”, come credeva un tempo Wagner, o che la sua essenza, la sua volontà si possano imprigionare in un qualsiasi “credo”. Come scriveva Pinchas Lapide, storico delle religioni, «Solo grazie a diversi secoli di studi biblici, all’illuminismo e alla teologia critica, si è potuti giungere alla conclusione che una tale rappresentazione non solo sminuiva sostanzialmente la partecipazione dell’uomo alla formazione della Scrittura, ma riduceva anche i profeti a semplici macchine da scrivere in mano a Dio … Si dovette attendere ancora un intero secolo prima che la scienza si accorgesse che ciascun libro della Bibbia era frutto della collaborazione di molti uomini; che inizialmente vi era la parola orale e solo in seguito era stata messa per iscritto, e che gli evangelisti avevano attinto a tradizioni molto più antiche e aggiunto a quelle fonti antiche i frutti delle loro riflessioni, per cui la sedimentazione scritta finale doveva essere considerata semplicemente come la fase conclusiva di un lungo e complesso processo evolutivo» (La Bibbia tradita, EDB 2014).

Quindi, i “fedeli del Libro” manifestano tutt’al più una credenza immatura perché, come ha scritto Hans Kung, «La fede non è mai un possesso sicuro, non la si ha mai, per così dire, “in tasca”. Anche dopo essermi deciso a credere – e una fede autentica deve nascere da una decisione -, non posso considerare questa mia decisione di fede come definitiva. E anche quando progredisco nel conoscere connesso alla mia fede, … devo prendere atto che la mia conoscenza di fede è seguita ovunque dall’ombra del dubbio. … Chi crede, come chi ama, non dispone di prove stringenti che gli garantiscano un’assoluta sicurezza. Ma, come chi ama, così anche chi crede può essere pienamente certo dell’Altro in tanto in quanto a lui interamente si affida. E questa certezza è più forte di ogni sicurezza dimostrata» (Essere cristiani, Milano 1979).

Bisogna comunque riconoscere che una delle caratteristiche delle religioni storiche è la loro capacità di rivolgersi alle persone indipendentemente dalla fase di crescita spirituale in cui queste si trovano; forse è per questo che si tratta di grandi religioni.

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