Il diario dell’inquietudine: 18 febbraio 2022

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pagina di diario

La nostra vita notturna di coppia scorre abitualmente tranquilla. Anche troppo. Si va a letto verso mezzanotte e ci si “leva” al mattino con comodo.

L’altra notte però mia moglie mi ha svegliato allarmatissima. Erano le quattro e aveva udito un segnale intermittente, un bip-bip che non riusciva a capire da dove provenisse. Girando stanza per stanza in tutto l’appartamento per cercarne l’origine, certamente legata ad elettrodomestici o a strumenti elettronici, non aveva trovato alcuna spiegazione. Onde, aveva concluso, il rumore non poteva che provenire dall’esterno: il posto dove viviamo è molto silenzioso, soprattutto di notte. Temeva, in particolare, che potesse riguardare la caldaia del riscaldamento installata, come per norma, fuori al balcone e che il segnale potesse dare fastidio agli altri condomini o, ancora peggio, potesse rappresentare un pericolo.

Una volta allertato, ci siamo riavvicinati, insieme, a tutti gli apparecchi presenti in casa ed abbiamo effettivamente constatato che il segnale permaneva in qualunque stanza entrassimo senza lasciare intendere da dove realmente venisse. Ho dovuto convenire che veniva dall’esterno. Quindi, dopo essermi prudentemente provvisto di giaccone imbottito e di berretto, ho aperto la vetrata, tirato su la serranda delicatamente per non fare rumore e sono uscito fuori. Faceva un gran freddo per cui mi sono rapidamente avviato verso la caldaia scoprendo che più mi avvicinavo più il bip-bip diminuiva fino a sparire completamente. Dunque non era la caldaia né tanto meno le auto e le moto parcheggiate nel vialetto: il segnale proveniva inequivocabilmente dall’interno dell’appartamento. E infatti non appena rientrato il segnale si è manifestato in tutta la sua irridente regolarità. Si è reso dunque necessario un ulteriore e più attento giro delle stanze ma il bip-bip ci seguiva inesorabile dovunque ci dirigessimo. Quando la desolazione stava per impadronirsi di noi e si concretizzava la prospettiva di quattro ore di insonnia, ecco finalmente l’illuminazione. Il mattino del giorno precedente avevano applicato a mia moglie un “holter cardiologico 48 ore”. Era l’holter che emetteva il segnale e voleva avvertirci di qualche anomalia del suo funzionamento probabilmente dovuta all’esaurimento delle pile. Ci siamo guardati in faccia, abbiamo schiacciato un pulsante dell’holter che ha fatto cessare il segnale. Mia moglie si è profusa in scuse ma io le ho detto, soffocando un accenno di bestemmia, “Lascia stare. Sono cose che capitano”. Poi ci abbiamo riso su e siamo tornati a letto felici e contenti.

Ma non finisce qui. Una volta rimosso l’holter il mattino successivo, ci hanno telefonato dallo studio diagnostico per dirci che il cardiologo lo riteneva non refertabile e quindi bisognava riapplicarlo, operazione cui qualche giorno fa mia moglie, con invidiabile pazienza, si è sottoposta. Questa volta ci hanno dato anche un foglio sul quale annotare gli eventi significativi occorsi nell’arco di durata della prova indicando di volta in volta l’orario in cui si erano verificati. E a questo punto abbiamo realizzato che bisognava vendicarsi e il foglio ce ne dava la magnifica opportunità. Abbiamo cominciato ad elencare, con dovizia di particolare ogni circostanza che, a nostro avviso, potesse condizionare la regolarità del battito cardiaco di mia moglie. Ne è venuto fuori il seguente elenco:

– dalle 10 alle 11 e 35: passeggiata con acquisto di generi alimentari affidati però a mio marito per non affaticarmi ulteriormente;

– dalle 11 e 36 alla 11 e 39: ultimo tratto in salita abbastanza ripida (pendenza da calcolare) per rientrare a casa. Abbiamo impiegato un po’ di tempo in più perché mio marito portava due borse pesanti si è più volte fermato per riprendere fiato (sarà forse il caso di mettere un holter anche a lui appena possibile?);

 – ore 12: chiamata sul cellulare che mi annunciava l’invito all’ennesima cerimonia di battesimo con saluto in un agriturismo a quaranta chilometri di distanza;

– dalle ore 13 alle 13 e 30: pranzo abituale accompagnato da due dita di vino rosso (un negroamaro di medio prezzo); e concluso con una tazzina dell’ottimo caffè che fa mio marito, unica cosa che gli riesca bene in cucina;

– ore 13 e 50: mio marito mi invita a leggere l’ultima pagina di diario da inviare a zonagrigia.it per vedere se funziona, se si capisce, se ci sono errori o ridondanze e se ci sono indiscrezioni che non è il caso di rivelare alla vasta platea di lettori.

Avremmo continuato a lungo mia moglie ed io su questo tono ma poi abbiamo concluso che non valeva la pena e che forse il cardiologo refertante si sarebbe incazzato ed abbiamo quindi ripiegato su un’arida elencazione burocratica, con la sola indicazione dell’orario di assunzione dei farmaci.

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