Conte: la resa dei conti, mentre i conti non tornano…

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E così accade che un Premier un po’ professore, un po’ burattino che ha imparato – sembrerebbe – il mestiere del burattinaio, appartenuto ad un governo sovranista-populista, divenga il garante di un nuovo governo (durato nella pratica come il precedente), che per metà conserva la stessa maggioranza caduta a ridosso del Papeete, ma che stavolta è posto nel centro-sinistra di matrice europea, sottoscrivendo un accordo con chi “diceva” che mai avrebbe governato col PD.

Col cipiglio ed il sorrisetto ammiccante, Conte vorrebbe rimandare in perpetuo i problemi con la ricetta del “È tutto sotto controllo”; eppure le aziende sono al collasso, a marzo non ci saranno più gli scudi antilicenziamento, le famiglie si ritroveranno ancor più strangolate da mutui e pagamenti che soggiungono, la scuola ormai è una barzelletta e le strutture sanitarie si accartocciano su se stesse.

Renzi, il “figliolo” meno ubbidiente, fornisce la lezione che “Giuseppi” (così chiamato dall’amico Donald) sembrerebbe non aver per nulla compreso: “La politica è l’arte della mediazione”; se Renzi e, per estensione, Italia Viva non avessero esposto le problematiche inerenti le modalità di spesa dei 209 miliardi dall’Europa (che, attenzione, non sono ancora scontati), il Mes, che avrebbe dato refrigerio alla sanità, e le deleghe ai servizi segreti ferme nelle mani sbagliate a giudizio di logica, chi avrebbe vigilato? E così giungono le modifiche, ma non sono sufficienti. L’atteggiamento del restar sordi alla voce del “figliolo” che più strilla, non risolverà il problema, farà solo crollare la casa. Se poi aggiungiamo a questo uno strizzare l’occhio ai moti sovversivo-anarchici di Trump, senza condannarli con sentito dissenso e uniamo i pezzi nel non voler cedere la delega sui servizi segreti, che Berlusconi diede a Letta, D’Alema conferì a Mattarella, Renzi stesso fornì a Minniti e Monti diede a De Gennaro, due domande sul pericolo che tutto ciò potrebbe rappresentare per la libera espressione democratica dell’Italia sovvengono; per non parlare della crisi che ancora ci aspetta nel pagare lo scotto di un governo congestionato che, a memoria e citazione andreottiana, più che costruire, “tira a campare…” sulla pelle dei suoi cittadini.

La maggioranza relativa, ottenuta il 19 gennaio scorso, segna una sopravvivenza da stillicidio. Si può pretendere di avere una maggioranza risicata al Senato, in un sistema bicamerale e pensare di governare (un parolone) per altri due anni? Con le scadenze in corso, con il lavoro che langue e la disoccupazione evitata solo a colpi di spostamenti di bilancio, con il cambio del Presidente della Repubblica, con l’Europa che ha accettato l’individuazione dei fondi del Recovery, ma che ci tiene d’occhio e vorrà garanzie di restituzione, oltre che di adeguata spesa e investimenti.

Non ai posteri l’ardua sentenza, poiché i tempi sono stretti e non si dovrà attender molto per assistere agli effetti… Ma sicuramente toccherà pagare il debito che cresce.  Questo si. 

2 commenti su “Conte: la resa dei conti, mentre i conti non tornano…”

  1. elio mottola

    Ammesso e non concesso che l’analisi sia corretta, che si fa? Si reintegra Renzi, si va a votare o si tenta di allargare la maggioranza senza Renzi?

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