Piccolo non è bello

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La popolazione mondiale aumenta costantemente e diminuiscono quindi gli spazi disponibili per ciascun essere umano. Anche le prospettive sono scoraggianti. Mentre aumenta inarrestabile il numero delle anime vaganti sul pianeta, diminuiscono le aree vivibili a causa dello scioglimento dei ghiacciai e della desertificazione che avanza paurosamente.

Rispetto ad un andamento così preoccupante del rapporto tra superficie vivibile e numero dei viventi ci si sarebbe attesi dalla società e dai singoli un comportamento che prendesse responsabilmente atto dell’esigenza di ridurre al minimo l’occupazione dei residui spazi utili, riducendo le dimensioni degli oggetti d’uso. E invece da qualche lustro domina la tendenza ad ingigantire ogni cosa.

L’esempio più immediato sono le automobili. Quanti sono i modelli di autovetture nate piccole e via via accresciute, a cura di tutte le case produttrici? Ricordate come erano “in principio” la Volkswagen “Polo”, l’Opel “Corsa” e la Renault “Clio”? Da poco più che utilitarie sono passate nel volgere di pochi anni a comode “cinque posti” di tutto rispetto. E la Nissan “Micra”? È ancora il caso di chiamarla così? Ma in campo automobilistico il record del rigonfiamento spetta alla Fiat “500” che credo abbia triplicato l’originario volume da “macchina di Procuste”: è un po’ come le operazioni di chirurgia estetica, oggi tanto diffuse, che portano il seno femminile da un’insoddisfacente “seconda” ad una gratificante “quarta” se non addirittura ad una esondante “quinta”. La corsa al gigantismo lascia perplessi: telefonini che diventano tablet, televisori con lo schermo che misuriamo ancora penosamente in “pollici” mentre andrebbero ormai misurati in “piedi”.

E non c’è settore al quale questo processo irrefrenabile sia rimasto estraneo. Prendiamo le navi da crociera. Sono ormai dei paesi galleggianti che un giorno, se le cose si metteranno male sulla terra ferma, diventeranno la residenza stabile dei crocieristi che si organizzeranno in comunità, si daranno uno statuto ed eleggeranno i loro bravi rappresentanti. Tra non molto si istituiranno a bordo dei servizi di trasporto motorizzato per portare i crocieristi dalla poppa alla prua (sempre più lontana) a tutto scapito di quel poco di esercizio fisico che pure aiutava a smaltire le grandi abbuffate cui ci si sottoponeva quotidianamente in vista dei rarissimi e rapidi sbarchi previsti dal programma turistico.

Ma il gigantismo non conosce barriere e investe quindi ogni aspetto della nostra società. L’ospedale “Cotugno” di Napoli, protagonista nella lotta al Covid-19, ha ricevuto in prestito dall’artista partenopeo Lello Esposito un “Sangennarone” gigante alto quattro metri, il cui sguardo dovrebbe proteggere l’ospedale e tutti coloro che lo abitano dalle insidie del virus.

E cosa dire dei generi voluttuari? Mettendo piede in una cornetteria ci si accorge che per il passato avevamo fatto un semplice spuntino: oggi un cornetto traboccante di nutella o di cioccolato bianco rappresenta un pasto completo a conclusione del quale ci sta, giustamente, un bel caffè. Poi ci sono quelli che una volta si chiamavano “panino col salame” o “panino con la mortadella”: oggi sono diventati degli edifici a più piani, veri e propri monumenti ed infatti li trovi in luoghi chiamati pretenziosamente “paninoteche”.

La pizza margherita (la marinara riguarda oggi una sparuta minoranza di intenditori di indole francescana), passando attraverso graduali arricchimenti (quattro stagioni, capricciosa, prosciutto e rucola, cornicione ripieno di ricotta, ecc.), è diventata un riassunto di tutto il commestibile: addirittura qualche pizzaiolo ci schiaffa sopra, ad abundantiam, una pizza fritta con la ricotta (tiè, e po’ vedimmo si tien’ancora famme!).

In conclusione la “società opulenta” non rinuncia a sé stessa, trascinandoci inesorabilmente verso l’esagerazione universale e allontanandoci da quel senso della misura che, mai come in questo momento storico, sarebbe indispensabile: ormai piccolo non è più bello e anche medio ha vita breve.

1 commento su “Piccolo non è bello”

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