Riso amaro: 20 febbraio 2024

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La notizia è certa: Ursula von der Leyen ha annunciato, sciogliendo la riserva, che si ricandiderà alla presidenza della Commissione Europea. Sembra che si sia dichiarata anche ottimista sul risultato, tant’è che avrebbe, pare, rinnovato il contratto al suo parrucchiere per l’intera durata del mandato.

Ma le notizie buone, almeno per il parrucchiere, finiscono qui perché ci tocca parlare dell’assassinio del grande Alexey Navalny. I suoi detrattori (ce ne saranno anche fuori dalla sua amata Russia) diranno che se l’è cercata: sopravvissuto miracolosamente all’avvelenamento in volo commissionato dallo zar di Mosca, piuttosto che restarsene a Berlino ha preferito tornare nelle spire del serpente. Avrà forse pensato che gli emissari del piccolo 007 russo (piccolo nella statura come il suo compagno di avventure Berlusconi, e non solo) ci avrebbero riprovato anche a Berlino o in qualunque parte del famoso globo terracqueo, come già avvenuto per i suoi compagni di sventure, i dissidenti Litvinenko e Skripal’ avvelenati nel Regno Unito il primo nel 2006 e il secondo nel 2018. Pace dunque all’anima di Navalny e solo a quella, perché di pace non si vede traccia né in Ukraina né in Palestina. Anzi, dove c’è, comincia a vacillare.

Da noi si è scoperto che a Milano gira una squadra della Digos. Apparentemente non fanno male a nessuno, non hanno nulla a che vedere con i poliziotti in tenuta antisommossa che a Roma menano volentieri alle pacifiche manifestazioni di studenti o contengono a spintoni dei pubblici ufficiali come loro, i sindaci, che chiedono di essere ricevuti a Palazzo Chigi. Loro si limitano, imponendo l’esibizione della carta di identità, a individuare personaggi sospettati di voler turbare l’ordine pubblico, come il loggionista che all’apertura della stagione lirica della Scala ha chiosato l’inno di Mameli con un eversivo “Viva l’Italia antifascista”. Qualche giorno fa hanno identificato, portandone qualcuno in Questura per accertarne la residenza, dei sovversivi che deponevano fiori per commemorare Navalny. La cosa ha sollevato un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’interno Matteo Piantedosi che nel contempo è stato invitato a prendere provvedimenti nei confronti dell’allegra e zelante brigata. Ma riuscirà il Matteo nostrano a identificarne i componenti fra le migliaia di poliziotti di cui sarebbe responsabile? Riteniamo di no anche perché al momento la risposta assolutoria di Piantedosi è stata: “È capitato anche a me nella vita di essere identificato, non credo che sia un dato che comprime una qualche libertà personale” (la Repubblica del 19 febbraio). Speriamo che dall’interrogazione parlamentare venga fuori se al Piantedosi è capitato di essere identificato durante una manifestazione pacifica.

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