Riso amaro: 17 gennaio 2024

tempo di lettura: 3 minuti
Fonte: www.rarefilmsandmore.com

Per non sprofondare nella più cupa depressione indotta dalla cronaca degli ultimi mesi comincio a credere che bisognerebbe drogarsi. Fortunati coloro che riescono a farlo in autonomia producendo e consumando la dopamina autoprodotta, senza correre alcun rischio di denuncia. Se poi un dosaggio più efficiente riesce addirittura a metterti di buonumore, diventa gradevole scoccare qualche ironico strale contro i protagonisti della tragica farsa politica che si rappresenta nel nostro Paese. E quindi riesci a sorridere della vicenda, ormai entrata nell’ambito giudiziario, del famoso dipinto secentesco rubato non si sa da chi ma venuto in possesso di uno dei sottosegretari alla cultura, Vittorio Sgarbi, l’altra essendo Lucia Borgonzoni che meglio sarebbe stato nominare segretaria alla sottocoltura: come dimenticare le sue spericolate dichiarazioni, tipo quella che faceva confinare felicemente il Trentino con l’Emilia ai danni del Veneto o quella in cui confessava di non leggere un libro da ben tre anni. Povero Sangiuliano che della cultura ha un’idea così alta, ma così alta che si libra in un mondo per nostra fortuna lontano anni luce dalla realtà già abbastanza squallida di quello attuale.

L’ipotesi di reato formulata a carico di Sgarbi è di autoriciclaggio (reato che non è, come può forse pensare la sua collega Borgonzoni, l’aver cambiato le ruote alla propria auto, cosa del tutto lecita in un Paese come il nostro che non impedisce di frodare il fisco né di incarcerare gli immigrati). Nell’attesa delle pronunce giudiziarie (possiamo prevederne almeno due, salvo patteggiamento) possiamo ricordare che il sottosegretario, non nuovo peraltro a condanne in via definitiva (diffamazione del pool Mani Pulite) o ad assoluzioni per sopravvenuta prescrizione (diffamazione del giudice Caselli e di Leoluca Orlando), venuto in possesso del dipinto rubato, secondo gli inquirenti lo avrebbe fatto rimaneggiare per renderlo un’opera diversa del medesimo autore e quindi lecitamente vendibile. Pare peraltro che sia caduta sotto gli occhi della magistratura anche un’analoga vicenda che coinvolge lo stesso Sgarbi riguardo ad un altro dipinto. Ma, ne siamo certi, qualunque sia l’esito delle indagini in corso, il futuro di Sgarbi rimane roseo grazie anche alle riforme che la maggioranza parlamentare, cui appartiene, sta mettendo in atto per proteggere i suoi elementi più birichini. E poi, diciamoci la verità, gli elettori di questa destra amano e premiano col loro voto queste marachelle: lo hanno fatto con Berlusconi e da allora continuano a farlo, con notevole successo.

C’è però all’orizzonte un nuovo evento di grande impatto comico: torna ad essere ventilata l’opportunità di sottoporre gli aspiranti magistrati ad una visita psicoattitudinale. Basta! Bisogna porre un limite ad indagini faziose e a sentenze fantasiose. La mera competenza in materia giuridica ed il superamento di un concorso proverbialmente molto selettivo non mettono i cittadini al riparo da decisioni condizionate da scompensi psichici o da altre patologie mentali. Un’appropriata indagine psicologica o, meglio ancora, psichiatrica sottrarrà tanti cittadini innocenti a strazianti persecuzioni giudiziarie.

Ma a chi toccherà ispezionare la psiche degli aspiranti magistrati? Logica vorrebbe che questo delicato compito fosse affidato agli psicologi, agli psichiatri, magari riservando i casi dubbi ai neuropsichiatri con possibilità di eradicare le tare più vistose mediante elettroshock. Si tratterebbe, in ultima analisi, di liberare i soggetti analizzati da ogni pregiudizio come, per esempio, l’idea che politici ed amministratori sono più corruttibili dei poveri disgraziati. Oppure che la contiguità della politica con la criminalità organizzata va considerata un grave rischio sociale e non un elemento di pacificazione e di sviluppo. Dovesse risultare difficile reperire indagatori professionali della psiche umana, si potrebbe ripiegare sui quiz a risposta multipla per mettere a nudo, nero su bianco, le reazioni istintive degli esaminati di fronte ad una serie di reati di interesse pubblico quali la corruzione, la concussione, l’abuso d’ufficio, il traffico di influenze (se rimarranno reati) e la partecipazione esterna ad associazione mafiosa. Nessuna indagine riguarderà reati come l’omicidio, il femminicidio, lo stupro, il furto, la frode, il disastro ambientale, tutti reati che non abbisognano di una particolare sanità mentale a meno che non ne siano sospettati esponenti politici o loro familiari: in tal caso le indagini saranno affidate a magistrati di conclamata imparzialità all’uopo preselezionati.

A questa rivoluzionaria ma necessaria prospettiva plaudono molti politici e tanti avvocati che potranno finalmente guardare dall’alto in basso chi si ergeva a tutore della legalità e della giustizia come da Costituzione.   

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Torna in alto