Diario di uno che vorrebbe capire: 3 settembre 2023

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Non è facile tenerne il conto ma, da quando si è insediato il Governo Meloni, sono tanti gli incarichi conferiti. Si è trattato per lo più di gratificare i candidati che alle elezioni non ce l’hanno fatta ma hanno contribuito alla vittoria complessiva della lista vincente sparando ai comizi boiate in linea con quelle pronunciate dai loro big. E quindi un bel plotone di “buggerati” ha trovato posto nelle istituzioni e nelle sue appendici, a partire dai vertici Rai, o attraverso il commissariamento di tanti enti pubblici, come l’INPS e l’INAIL, sfiorando quello per la ricostruzione in Emilia Romagna, tanto agognato da Galeazzo Bignami (il burlone che si traveste da SS alle feste di compleanno), non contento della carica di viceministro delle infrastrutture e dei trasporti.

E poi consulenze a pioggia come ai bei tempi dell’inflazione a due cifre, delle continue svalutazioni della lira e delle prime voragini di bilancio che ricordiamo come Prima Repubblica. È vero che si tratta di lavoro precario, ma se il disegno della Meloni giunge a compimento potrebbe anche diventare a tempo indeterminato, o di durata almeno ventennale anche perché non è un lavoro usurante.

Finite le vacanze della Premier è immediatamente ripreso il rito dei nuovi incarichi. Questa volta bisognava blindare in vista delle elezioni europee la cerchia ristretta della premier, il suo giglio magico o, se preferite, la sua “cabina di regime”. Promossa dunque sua sorella Arianna da semplice collaboratrice a capo della segreteria con la prospettiva, secondo alcuni analisti, di piazzarla nel Parlamento europeo. Giusta scelta: di lei la Meloni ha scritto nella sua autobiografia: “È la persona migliore che abbia conosciuto su questa terra (da intendersi come globo terracqueo, ndr)”. E possiamo tirare un sospiro di sollievo: molti sospettavano che la persona migliore potesse essere il compagno Andrea Giambruno. Ma evidentemente tra le due sorelle d’Italia c’è un tacito accordo: nelle esternazioni pubbliche il massimo apprezzamento va sempre ai consanguinei e solo dopo ai coniugi e ai congiunti a vario titolo. Diversamente, come se la sarebbe cavata Arianna con l’incontenibile marito? Come ormai tutti sanno il Lollobrigida, l’incompreso Lollobrigida, non contento del campionario di uscite infelici sin qui collezionato (malgrado la moglie migliore del mondo!) ha sostenuto pubblicamente che i poveri “mangiano più pulito” dei ricchi. I poveri (quelli che ne sono stati informati) stanno ancora ridendo ma, quando la cosa è giunta all’orecchio dei ricchi, è scattato l’allarme, la Santanchè è entrata in panico, come Briatore. Poi hanno saputo che la battuta veniva da Lollobrigida e, dopo qualche bonaria invettiva, hanno riso anche loro. Suvvia, in fin dei conti è solo propaganda elettorale, a favore delle opposizioni.

Certo è che i poveri oggi non possono neppure avvicinarsi a un supermarket, ma se il Governo non si dà da fare prima o poi vi si avvicineranno eccome: nottetempo, in gruppi organizzati, ed esproprieranno proletariamente, pane, latte, uova, farina, pasta, zucchero, magari non della qualità eccelsa immaginata dal fantasioso Lollobrigida ma comunque tale da far mettere insieme una specie di pranzo con una specie di cena.

Superato con successo l’obiettivo della massima occupazione della classe politica nel settore delle istituzioni, settore per il quale, tra l’altro, non si pone il problema del salario minimo, ben superiore ai 9,50 euro lordi, resterebbe per il Governo Meloni l’onere di combattere la povertà che riguarda, secondo gli studi più aggiornati, sei milioncini di persone (si, persone, proprio persone come tutti gli altri, politici e portaborse compresi). Ma sono tanti. Come si può fare? Le opposizioni sono scese in campo finalmente unite per ottenere quel salario minimo di cui si diceva almeno per i tre milioni di lavoratori sotto la soglia di povertà. Il Governo sarebbe pure disposto ma gli studi condotti dagli staff tecnici, guarda caso, hanno messo in guardia dal rischio che il salario minimo possa fungere da polo di attrazione per i salari di importo superiore già in essere e quindi danneggiare i lavoratori nel loro complesso. Non solo, ma hanno scoperto che ne potrebbe soffrire anche la contrattazione sindacale di categoria. Veniamo così a sapere che un sindacato forte e combattivo è sempre stato una priorità per la destra così come il benessere dei lavoratori dipendenti. Cosa vuole la sinistra, vuole indebolire il sindacato? La tesi del Governo non è poi infondata almeno nella parte in cui la fissazione del minimo salariale per legge può essere un limite alla autonomia rivendicativa del sindacato. Non a caso la Uil tentenna mentre la Cisl, interprete dell’anima democristiana più opportunista, si astiene. A questo punto nasce spontanea una domanda: è più importante tutelare l’autonomia del sindacato o deve prevalere l’esigenza di attenuare la condizione indegna in cui versano tre milioni di lavoratori sfruttati? A questa domanda il solo Landini, appoggiando dichiaratamente la petizione delle opposizioni, ha dato la risposta politica più onesta ma anche più lungimirante: una platea così vasta di potenziali iscritti non è poi da disdegnare.

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