Democrazia e responsabilità

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Voglio cominciare come quelli che la sanno lunga e ci insegnano a campare, e lo fanno senza che nessuno chieda niente loro, sono fatti così; la democrazia è il governo del popolo, proclamano certi e austeri, e quindi dare la voce al popolo è un atto profondamente democratico. L’ho detto.

Naturalmente a questo punto qualcuno si sta chiedendo da dove sia fuggito. Non dal Parlamento, su questo sarò chiaro. Da dove vi pare, ma non ho nulla a che fare con i nostri onorevoli parlamentari. Lo giuro. E allora?

Allora mi è venuta un’idea e, poiché di solito non so a chi dirla, scrivo a www.zonagrigia.it, dove, lo riconosco, hanno una pazienza illimitata con me e, inoltre, cosa più importante, essendo gente libera fa parlare tutti.

Orbene, i nostri responsabili eletti della democrazia parlamentare italiana hanno preso in considerazione che anche di questi tempi, o forse a maggiore ragione di questi tempi, tra le loro alte responsabilità ci sta, o ci starebbe, quella di “guidare” un popolo? In soldoni che devono prendere decisioni e assumersi responsabilità, diciamo per semplicità, al di là dei sondaggi?

A me sembra di no. Direi decisamente di no.

Le ultime vicende mi sembrano illuminanti. Per la verità, non solo le ultime ma anche le penultime e altre ancora. Basti pensare alla storia delle vaccinazioni. O al casino dell’energia.

Partirei dall’energia, cioè dell’attitudine a compiere un lavoro. Vale a dire, senza energia tutti a pane e acqua compresi i più disparati e ineffabili chef dallo spaghetto dal costo, nel migliore dei casi, di dieci euro l’uno. Lo so che qualcuno ora s’incazzerà, ma lo devo dire: l’Italia ha un bisogno vitale di energia se vuole immaginare uno sviluppo da paese tecnologicamente avanzato e ricco; pertanto, basta con cuochi e camerieri e guide turistiche. Basta vuole dire che, sì vanno bene, anzi benissimo, i pomodori, in particolare quello del “piennolo”, l’olio extravergine di oliva e le basiliche, ma soprattutto che è arrivato il momento di crescere e di diventare adulti. Una nazione adulta. Ebbene, senza energia non si può. E visto che ci sono, aggiungo senza nucleare non si può. Se si vuole al contempo rispettare l’ambiente. Ma Chernobyl?

Ed è proprio questo il punto. I nostri politici hanno rinunciato ancora una volta a essere delle persone serie. Si sono accodati alla maggioranza e non hanno spiegato né preso decisioni conseguenti. Voglio precisare. Non è che necessariamente tutti debbano essere d’accordo con me sul nucleare, per carità. Ognuno la pensa come vuole e deciderà di conseguenza, solo che la politica deve assumersi la responsabilità di chiarire e di spiegare, di dire la verità, e non rincorrere paure e decisioni di moltitudini che nella stragrande maggioranza dei casi non sanno ciò che è successo. L’energia nucleare e il disastro di Chernobyl sono per la maggior parte del popolo sovrano soltanto la chiara dimostrazione dell’inaffidabilità e della incontenibile pericolosità della fissione. Ed è dogma di fede. Secondo la moltitudine di legioni che più o meno ha studiato quando teneva tempo o si è informata en passant. L’atroce beffa è che quella notte, quando è successo tutto quel casino, a Chernobyl stavano eseguendo un test di sicurezza. Già. La domanda di questo test sostanzialmente era: se viene a mancare la corrente o ad abbassarsi significativamente la tensione, quando ci mettono i sistemi di sicurezza a rimettere le cose a posto, cioè a fare funzionare correttamente le turbine, le pompe etc? Solo che durante il test hanno fatto di tutto perché il reattore esplodesse, e ci sono riusciti. Per avanzamenti di carriera tutto sommato. Sono cose che succedevano anche nella patria del socialismo reale. L’uomo, anche quello sovietico, questo è. A loro parziale difesa, per completezza, va detto che c’era un difetto di fabbricazione e cioè che le barre di controllo avevano una punta di grafite. E la grafite accelera la reazione di fissione. Dunque, ambizione, scarsa professionalità ed evidente cattiva progettazione. Vabbè roba da socialismo sovietico. Si potrebbe dire. Epperò dagli al nucleare! Tant’è che i politici nostrani dopo mezzo secolo o giù di lì fanno ancora riferimento al nostro referendum e alla sua invitta validità. Almeno dire la verità, no? È da irresponsabili? O semplicemente nessuno vuole rischiare voti a mettersi contro le turbe di studiosi da Wikipedia?

La vaccinazione. Per quello che mi riguarda, la vaccinazione deve essere obbligatoria. Io l’avrei imposta per legge. La scienza fra mille difficoltà di studi per loro natura sperimentali e, pertanto, in continuo e virtuoso divenire, dice che bisogna vaccinarsi, non abbiamo altro, al momento. Puis on verra. La scienza è un bene prezioso e va difeso a spada tratta. Anche con una legge che imponga la vaccinazione. Ma la politica, sapete la politica? E i politici, avete avuto notizie dei nostri politici?

Oh, certamente sì. Nessuno di loro vi dirà mai di essere contro la scienza, certo che no! Per carità di Dio. Sono persone di vaglia, non scherziamo proprio. È per questo che in tanti fra loro inseguono i voti di chi non vuole capire la necessità e l’urgenza di vaccinarsi. Cioè di chi è contro la scienza. Essere con la scienza e perdere voti? Ma cosa sono questi atteggiamenti seri? Sono politici, non gente qualsiasi.

Ora, per favore, nessuno se ne venga con la Costituzione, in particolare con l’articolo 32. Avrò fatto un paio di centinaia di esami su quel famoso articolo, posto che insegno ai ragazzi del bio-sanitario, i quali in quinta lo studiano molto bene, perché studiano, come disciplina fondamentale del loro corso, la legislazione sanitaria che, ovviamente, ha come caposaldo la carta costituzionale e il diritto alla salute. Un articolo chiaro nella sua pensata complessità, tanto che la sua spiegazione, in undici anni di esperienza mia personale e di multiforme ed eterogenea collegialità, è stata sempre univocamente la stessa. La salute, cioè, come bene primario collettivo che non può e non deve essere assoggettata ad alcun libero arbitrio individuale. Pertanto, per piacere, lasciate perdere arzigogoli impegnativi e laboriosi.

Conclusione o come si diceva una volta, morale.

Un grande, seppure discusso e discutibile scrittore francese contemporaneo, Houellebecq, nel suo ultimo libro afferma che la maggioranza di chi parla o scrive o messaggia, a prescindere, direbbe Totò, tiene ragione. È il convincimento di intere schiere di fruitori di internet e, in generale e per semplificare, della rete che dà forma a verità. Autorevoli. Ovviamente non ha nessuna importanza se queste verità, autorevoli abbiamo detto, sono delle autentiche cazzate.

Io mi domando, allora, la politica o meglio i politici sono con o per i voti o con o per la dignità di una responsabilità? Magari rischiosa per le loro sorti di eletti ma decisiva per la civiltà di un popolo.

Insomma, è questa la democrazia?

1 commento su “Democrazia e responsabilità”

  1. elio mottola

    il prof. Ferrone conclude il suo coraggioso articolo con una domanda retorica: è questa la democrazia? La risposta è no, anzi la democrazia “non è mai” e credo che il prof. lo sappia. Dovrebbe essere ma non è mai. Per realizzarla dovrebbero governare filosofi e scienziati, dovrebbero funzionare l’istruzione e l’informazione. Non solo: filosofi, scienziati, docenti e informatori dovrebbero, come dice Ferrone, operare “responsabilmente”.

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