Cuba: l’Italia vota contro la sospensione dell’embargo

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scorcio della città di L'Avana
Scorcio di L’Habana (Fonte: www.pixabay.com)

Progresso significa anche essere scevri da sudditanze economiche e psicologiche ed agire in politica estera non solo in base a meri obiettivi di geopolitica e strategia, ma rispettando anche i valori fondanti su cui si basa la costituzione e lo spirito di un popolo. Potrebbe apparire utopico, e infatti lo è. Forse non bisognerebbe cedere al disincanto. Ma come si può di fronte ad episodi come quello che ha coinvolto il nostro Paese pochi giorni fa?

Palestina, Azerbaijan e Cina hanno presentato al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite una mozione per abolire le sanzioni economiche e le restrizioni dell’embargo nei paesi in cui è vigente, per non aggravare ulteriormente gli effetti disastrosi della pandemia. Fortunatamente la mozione, con 30 voti a favore, 2 astenuti e 15 contrari, è passata ugualmente. I 15 Paesi che si sono opposti a questa risoluzione sono stati: Austria, Brasile, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Isole Marshall, Paesi Bassi, Polonia, Corea del Sud, Ucraina, Regno Unito e Italia. Sono già troppo lontani i giorni di fine marzo dell’anno scorso, in cui la brigata cubana Henri Reeve, formata da 53 medici ed infermieri, arrivava in Lombardia ed in Piemonte per offrire il proprio sostegno alle due regioni più colpite dalla pandemia di Covid-19. E sebbene già l’anno scorso, proprio agli inizi di aprile, l’Unione Europea avesse votato contro una risoluzione simile, per alleggerire il bloqueo in vigore a Cuba, oggi a distanza di un anno questo voto singolo e meditato da parte dell’Italia ha fatto male. Per due motivazioni principali.

La prima, puramente etica, riguarda un concetto elementare chiamato “gratitudine”. A Napoli la saggezza popolare recita un detto: “Fai bene e dimentica”. Io aggiungerei: “Tanto chi lo riceve, lo dimentica in fretta”. Forse perché non tutti possono capire cosa significhi realmente vivere in una situazione di embargo, in cui qualsiasi cosa possa occorrerti, specialmente durante una pandemia, da un medicinale ad un alimento specifico, ad un pezzo di un macchinario medico, devi reperirlo a prezzo maggiore in quei pochi Paesi che non sono coinvolti nella restrizione. Non sempre riuscendo nel tuo intento.

C’è poi il secondo motivo. L’Italia continua a mostrare, senza nasconderlo troppo, una sudditanza psicologica ma soprattutto politica ed economica verso gli Stati Uniti. Questa mancanza di indipendenza ideologica e d’azione nella storia ci ha spesso resi una pedina nelle mani delle maggiori superpotenze, e abbiamo dimostrato in molte occasioni il nostro lato da voltabandiera, a partire dai due conflitti mondiali. Oggi però, di fronte a uno scenario di emergenza sanitaria globale, e di fronte ad un gesto di solidarietà come quello compiuto da Cuba lo scorso anno, mi chiedo come sia possibile continuare a perpetrare un embargo anacronistico e soprattutto lesivo del pieno sviluppo e dei diritti fondamentali di un popolo, andando contro i più banali principi di equità e cooperazione internazionale, fortemente auspicati anche da Papa Francesco e dallo stesso segretario generale dell’ONU Guterres. A Cuba l’embargo comprende anche un blocco navale che impedisce l’approvvigionamento di materiale sanitario: sono molte infatti le compagnie navali che si tirano indietro, per evitare conseguenze da parte degli Stati Uniti.

E pensare che i medici cubani sono stati candidati al Premio Nobel per la pace. Se ci si pensa, si sorride. Amaramente. E allora l’inumanità dimostrata in una situazione di emergenza simile verso Cuba e verso altri Paesi sottoposti a misure di embargo ci deve portare a riflettere sull’ipocrisia dietro cui si cela la nostra classe politica. Se da un lato ci si riempie la bocca con i principi dell’Agenda 2030 di sviluppo, pace e cooperazione tra i popoli, non-violenza, sostenibilità, dall’altro lato in campo pratico si compie un inaudito atto di spregio dei diritti umani, perché si obbliga un popolo, formato da persone innocenti, ad un isolamento spesso fatale dal punto di vista economico. Nel frattempo Cuba continua a sviluppare i vaccini che, una volta messi a punto, saranno esportati gratuitamente nei Paesi in via di sviluppo.

La solidarietà in altri luoghi non ha ancora confini, né bandiere, per fortuna.

2 commenti su “Cuba: l’Italia vota contro la sospensione dell’embargo”

  1. Francesco Fusi

    L’articolo è preciso e chiaro. Un’analisi amara di quello che è diventato il nostro Paese, sempre più colonia yankee. Grazie Rachele,continua così.

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