L’Ecuador non ha ancora un Presidente

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Inserimento di una scheda nell’urna (Foto di www.unsplash.com).

Il dopo Lenin Moreno è ancora incerto in Ecuador, domenica 7 febbraio il Paese si è recato alle urne per una votazione con numerosi partecipanti. Con il 98% dei voti scrutinati in 2.425 seggi, nessuno dei 16 aspiranti alla prima magistratura del paese ha ottenuto la maggioranza per vincere alla prima tornata elettorale. 16 candidati e nessun vincitore ancora.

Ovviamente la scelta popolare ha fatto ordine mettendo sul podio i rispettivi politici: Andres Arauz, successore del correismo e protagonista del “movimiento Unión por la Esperanza” con circa il 30% dei consensi nei sondaggi; Guillermo Lasso, del movimento CREO (che sta per “creo opportunità”) di centro-destra, che si è portato per ora a casa il 20%; infine una novità assoluta Yaku Pèrez, un attivista dei diritti degli indigeni, che guida il partito Pachakutik, che con il 19,9% ha registrato il miglior risultato elettorale da quando esiste il movimento. Al momento, quindi, in testa sembra essere Arauz, giovane economista di 36 anni con esperienza per aver partecipato al governo di Correa come ministro e come direttore generale della Banca Centrale, ne avevamo già parlato. Poi c’è Lasso, appoggiato dai ceti alti della popolazione andina, un imprenditore che ha aumentato la sua fama creando proprio il partito CREO. Lasso è noto per le privatizzazioni di massa di aziende e industrie pubbliche che portarono l’Ecuador al collasso nel 1999, successivamente lo troviamo nelle battaglie politiche contro Correa nel 2013, quando arrivò al secondo posto con il 22,68% dei voti.

Ma, come già detto, la novità è rappresentata dal leader indigeno Yaku Perèz, avvocato, politico, ma soprattutto, come ama definirsi lui stesso, “militante del comunitarismo e vicino a una sinistra flessibile”. Anche se schierato a sinistra, Perèz è stato un fermo oppositore di Correa per la sua lotta contro le attività minerarie. La sua carriera politica è ricca di interessanti vicende: attivista per la salvaguardia dell’ambiente, a favore delle popolazioni indigene, Perèz si è sempre battuto per garantire un accesso all’acqua pubblica per tutta la popolazione. Nato in difficili condizioni economiche, potrebbe essere l’uomo giusto per fronteggiare le enormi ingiustizie sociali all’interno del Paese. L’ascesa politica del braccio destro della CONAIE (la confederazione delle nazioni indigene dell’Ecuador) è marcata da due momenti di grande importanza storica: le rivolte di ottobre 2019 che hanno scosso il Paese, mobilitatosi contro le politiche del FMI, che hanno visto nella risposta indigena una vera alternativa alla vecchia politica. Il secondo motivo è che anche in Ecuador la sinistra è divisa, Arauz viene visto da molti come una incarnazione di Correa (e forse è proprio così), Yaku Perèz invece porta temi nuovi e importanti che forse nessuno in Ecuador ha mai trattato: la lotta alle discriminazioni di genere, la tutela dell’ambiente, il diritto di voce e di iniziativa delle comunità indigene. Questa voce fuori dal coro, rappresentata dal movimento Pachakutik, ha attirato moltissimi giovani e questo è l’elemento innovativo. Non è un caso dunque che Geovanny Atarihuana, presidente di Unidad Popular ha affermato: “Yaku rappresenta i giovani, gli ecologisti, una nuova traiettoria di vita”. La sua è una nuova sinistra meno autoritaria (in riferimento al correismo) e più solidale. Il candidato rappresenta comunque una sinistra ribelle, non dimentichiamo infatti che per la sua battaglia per l’acqua pubblica e gratuita (contro la Ley de Aguas) è stato arrestato sei volte, accusato e processato per sabotaggio, terrorismo e blocco di un servizio pubblico. Quello su cui dovremo puntare i riflettori, più che sul candidato in sé, è sulla forza del movimento indigeno che dall’altra parte del mondo, all’equatore, attrae migliaia di giovani che vedono nella difesa del territorio e nel riconoscimento di popolazioni ancestrali una nuova sfida politica. Nonostante non ci sia ancora un “vincitore”, gli scenari sono iper interessanti. Non ci resta che aspettare l’11 aprile.

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