Riso amaro: 1°gennaio 2024

tempo di lettura: 3 minuti
Fonte: www.rarefilmsandmore.com

Il 2024, anno bisestile e quindi ancora più disgraziato dei tre che l’hanno preceduto (il 2020 fu l’annus malus del Covid), si apre col nuovo record di vittime civili nella striscia di Gaza. La cosa però non preoccupa più di tanto: ci sono ancora molti, forse troppi, palestinesi e sono loro stessi i primi a saperlo tant’è che prima o poi riprenderanno la tradizione di farsi esplodere carichi di tritolo nelle capitali dell’Occidente, nelle quali risiedono i discendenti degli ebrei che decisero saggiamente di non raggiungere la Terra Promessa (promessa da chi? e quale terra, poi?) al termine del secondo conflitto mondiale.

Per contrastare il rinascente terrorismo l’Unione Europea, se esisterà ancora, emetterà forse dei “bond” specificamente destinati a finanziare attività di “intelligence” e di spionaggio. Con un occhio al passato li chiameranno “James-bond”.

Nella macabra competizione tra Gaza e l’Ucraina l’enclave palestinese è in netto vantaggio quanto a numero di civili cancellati dall’anagrafe. Ma la strage commessa da Putin preoccupa l’Occidente: tra migrazioni e decessi si rischia che entri nell’Unione Europea e nella Nato, quando la guerra sarà finita, un vasto deserto con un paio di centrali termonucleari abbandonate. Poca cosa, insomma.

Chi non ha da lamentarsi di questo atroce stato di cose è l’industria bellica. Alla mezzanotte del 31 dicembre i grandi fabbricanti di armi si sono rallegrati delle colossali distruzioni prodotte e hanno levato i calici (ad alzo 90) brindando al grido di “Profit!”. E le prospettive sono incoraggianti: da noi, Crosetto ne sarà felice, si covano proposte di riarmo della popolazione: l’ultima, immediatamente ritirata perché giudicata prematura, estendeva la stagione della caccia (sai, coi mutamenti climatici) e consentiva l’uso delle armi anche ai sedicenni “previo parere dell’autorità tutoriale”. Quando torneranno sull’argomento Lega e FdI ne vedremo delle belle: con lo stato confusionale che domina nella destra radicale non appena l’astuta Premier si distrae, vedremo sedicenni che rincorrono cinghiali nelle periferie, tabaccai e ristoratori che inseguono i rapinatori per legittima difesa. La furia punitiva di Salvini troverà largo spazio e finalmente sarà proposta la castrazione chimica per i piromani.

Perdura intanto il complice disinteresse del nostro Governo per l’ingiusta detenzione nelle carceri ungheresi dei due nostri connazionali accusati di essere “antifascisti”. Eppure, per salvare la faccia, ci si potrebbe accordare per simulare una evasione di comodo, ma al momento Orban rimane prudente e guardingo, il vigile Orban.

Soffermandoci sul fronte interno non si intravedono grandi novità. Il Parlamento continua ad oziare alacremente, privato com’è della funzione legislativa, ma non si sa dove perché i banchi soffrono spesso di solitudine. Ne approfittano, ormai da anni, per dedicarsi alla professione, gli avvocati che in questa legislatura hanno toccato le 114 unità. Altro che gli ex magistrati, sempre nell’occhio del ciclone: gli avvocati entrano in Parlamento, anche dopo la dipartita di Berlusconi, con la massima disinvoltura continuando a svolgere la loro attività professionale senza suscitare alcuna protesta.

Particolarmente impegnati saranno la deputata Marta Fascina (FI), laureata in lettere e filosofia, e il deputato Antonio Angelucci (Lega), ex portantino all’ospedale San Camillo di Roma che, non a caso, vantano livelli di assenza record, superiori al 93%. La prima, compagna di Berlusconi da lui presa poi in moglie con rito fasullo (non poteva essere diversamente), starà evidentemente curando l’investimento della cospicua somma di cento milioni ereditata da cotanto “de cuius”. Il secondo è invece totalmente preso dal governo della sanità privata di cui è uno dei maggiori operatori. Nei ritagli di tempo si dedica alla politica attraverso i numerosi quotidiani di sua proprietà tra i quali primeggiano “Libero”, “Il Giornale” e “Il Tempo”, concedendosi il solo piacere di spostare da una testata all’altra direttori, condirettori e vicedirettori in modo da garantire continuità negli attacchi alla sinistra, alla magistratura ed ai migranti nonché all’insabbiamento di tutte le notizie relative a presunti abusi perpetrati nella maggioranza di governo e nel governo stesso.

Molto meno, ma dal Parlamento si assentano anche un bel po’ di senatori e deputati dell’opposizione, in senso lato. Come suol dirsi, malcostume mezzo gaudio.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Torna in alto