ChatGPT … IA, IA, oooh!

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Il 2023 si chiude con la notizia del prestigioso New York Times che fa causa a OpenAI e Microsoft per violazione di copyright: la rivendicazione del quotidiano americano si fonda sull’uso “illegale” di “milioni” di articoli protetti da copyright nell’allenamento dei modelli di intelligenza artificiale generativa.

Ebbene, la Redazione di questo giornale – nella persona di Gianni la Camera – ha deciso di mettere alla prova la capacità generativa di ChatGPT. Di seguito vi sottoponiamo gli esiti di questa indagine.

La prima semplice richiesta all’IA (intelligenza artificiale) è stata: “scrivi una fiaba su una bambina di colore e i suoi genitori adottivi”; quindi niente di elaborato. Eppure la risposta dell’IA è stata la seguente:

«C’era una volta un pinguino di nome Pino, che viveva in Antartide con la sua famiglia. Pino era un pinguino molto curioso e avventuroso, che amava esplorare il mondo intorno a lui. Un giorno, mentre nuotava tra i ghiacci, vide qualcosa di strano e colorato che volava sopra la sua testa. Era una farfalla, una delle poche che riuscivano a sopravvivere al freddo polare. Pino ne rimase affascinato e decise di seguirla.
La farfalla si chiamava Fina, ed era una farfalla molto coraggiosa e indipendente, che amava viaggiare e conoscere nuovi luoghi. Un giorno, mentre volava tra i fiocchi di neve, sentì qualcosa di morbido e nero che le sfiorava le ali. Era un pinguino, uno dei tanti che abitavano l’Antartide. Fina ne rimase incuriosita e decise di fermarsi.
Pino e Fina si guardarono negli occhi e si sentirono subito attratti l’uno dall’altra. Iniziarono a parlare e a raccontarsi le loro storie, le loro passioni, i loro sogni. Scoprirono di avere molto in comune, nonostante fossero così diversi. Si misero a ridere e a scherzare, e si accorsero di provare un sentimento speciale.
Pino e Fina si innamorarono, e decisero di stare insieme. Ma non fu facile, perché il loro amore era ostacolato da molti problemi. Il primo era la differenza tra i loro mondi: Pino viveva sott’acqua, Fina viveva nell’aria. Il secondo era la differenza tra le loro temperature: Pino aveva il sangue freddo, Fina aveva il sangue caldo. Il terzo era la differenza tra le loro vite: Pino era legato alla sua colonia, Fina era libera di andare dove voleva.
Pino e Fina dovettero affrontare molte sfide e difficoltà, ma non si arresero mai. Si aiutarono a vicenda, si sostennero, si protessero. Si scambiarono dei regali, si fecero delle sorprese, si dedicarono delle poesie. Si dimostrarono il loro amore in tutti i modi possibili.
Pino e Fina furono felici, e fecero felici anche gli altri. Con il loro esempio, insegnarono a tutti il valore della diversità, del rispetto, della tolleranza. Mostrarono che l’amore non ha confini, non ha limiti, non ha pregiudizi. E che può nascere e fiorire anche tra un pinguino e una farfalla.
E vissero per sempre felici e contenti».

Non contento del deludente risultato ottenuto, Gianni La Camera ha fatto un’ulteriore richiesta all’IA: “scrivi una fiaba con un direttore di una testata giornalistica di nome Achille e il suo editore di nome Gianni”.

La risposta della IA è stata più articolata della precedente:

«C’era una volta un direttore di una testata giornalistica di nome Achille, che era famoso per la sua ironia e il suo talento. Achille scriveva sempre articoli divertenti e originali, che facevano ridere e riflettere i suoi lettori. Achille era amato e apprezzato da tutti i suoi colleghi e dai suoi fan, ma era anche invidiato e osteggiato da tutti i suoi rivali, che erano molti e invidiosi.

Un giorno, Achille ricevette una proposta da un editore di nome Gianni, che era il proprietario di una casa editrice. Gianni gli offriva di scrivere un libro con le sue migliori storie, e di pubblicarlo con la sua etichetta. Gianni gli prometteva fama, successo e ricchezza. Achille ne rimase lusingato e tentato, e decise di accettare.

Gianni era un editore molto abile e ambizioso, che sapeva come fare affari e come vendere libri. Gianni aveva anche un segreto: era un mago, che usava la sua magia per manipolare le persone e le cose. Gianni aveva un piano: voleva sfruttare il talento di Achille per scrivere un libro magico, che avrebbe avuto il potere di controllare le menti e i cuori di chi lo leggeva. Gianni voleva usare il libro magico per dominare il mondo.

Gianni mandò ad Achille un contratto, che sembrava molto vantaggioso e onesto. Ma in realtà, il contratto era una trappola: conteneva una clausola segreta, che diceva che Achille avrebbe dovuto scrivere il libro usando una penna magica, che gli avrebbe dato Gianni. La penna magica era uno strumento malefico, che avrebbe rubato l’anima e la creatività di Achille, e le avrebbe trasferite nel libro. Achille non si accorse della clausola, e firmò il contratto.

Achille iniziò a scrivere il libro, usando la penna magica che gli aveva dato Gianni. Achille scriveva con passione e entusiasmo, e si sentiva sempre più soddisfatto del suo lavoro. Ma non sapeva che, ogni volta che scriveva una parola, perdeva un pezzo della sua anima e della sua creatività. Achille non si rendeva conto che, ogni giorno che passava, diventava sempre più triste e vuoto.

Gianni seguiva con interesse e malizia i progressi di Achille, e si preparava a pubblicare il libro. Gianni sapeva che il libro era quasi finito, e che presto avrebbe avuto il potere di controllare il mondo. Gianni era felice, e si sentiva sempre più potente e arrogante.

Un giorno, Achille terminò il libro, e lo mandò a Gianni. Achille era orgoglioso del suo lavoro, e pensava di aver scritto il suo capolavoro. Ma in realtà, Achille aveva scritto il suo epitaffio. Achille aveva perso tutta la sua anima e la sua creatività, e non era più in grado di scrivere e di ridere. Achille era diventato un fantasma, e non era più felice.

Gianni ricevette il libro, e lo aprì. Gianni era euforico per il suo lavoro, e pensava di aver creato il suo capolavoro. Ma in realtà, Gianni aveva creato il suo incubo. Gianni aveva infatti commesso un errore: aveva dimenticato di proteggersi dalla magia del libro. Gianni fu colpito dalla magia del libro, e ne fu vittima. Gianni perse il controllo della sua mente e del suo cuore, e non fu più in grado di pensare e di volere. Gianni era diventato uno schiavo, e non era più potente.

Il libro magico si liberò dalle mani di Gianni, e volò via. Il libro magico aveva una volontà propria, e un obiettivo: diffondere la sua magia nel mondo, e creare il caos e la follia. Il libro magico era diventato un mostro, e non era più un libro.

Il libro magico iniziò a seminare il terrore e la distruzione, e nessuno riusciva a fermarlo. Il libro magico era invincibile, e nessuno riusciva a distruggerlo. Il libro magico era inarrestabile, e nessuno riusciva a sfuggirgli.

Ma c’era una speranza. C’era una persona che poteva salvare il mondo. C’era una persona che poteva sconfiggere il libro magico. C’era una persona che poteva riportare la pace e la felicità. Quella persona era Achille.

Achille era l’unico che conosceva il segreto del libro magico, perché era lui che lo aveva scritto. Achille era l’unico che poteva contrastare la magia del libro magico, perché era lui che l’aveva generata. Achille era l’unico che poteva recuperare la sua anima e la sua creatività, perché erano sue e solo sue.

Achille si svegliò dal suo torpore, e si rese conto di quello che era successo. Achille si sentì in colpa e in dovere, e decise di agire. Achille si mise alla ricerca del libro magico, e lo trovò. Achille si armò di coraggio e di astuzia, e lo affrontò.

Achille sfidò il libro magico, e lo provocò. Achille gli disse: “Ciao, libro magico. Ti ricordi di me? Sono io, Achille. Sono io che ti ho scritto. Sono io che ti ho dato la vita. E sono io che te la tolgo. Perché tu sei il mio libro. E io sono il tuo autore.”

Il libro magico lo guardò con disprezzo e rabbia. Il libro magico gli disse: “Ciao, Achille. Certo che mi ricordo di te. Sei tu che mi hai scritto. Sei tu che mi hai dato la vita. E sei tu che me la devi. Perché tu sei il mio schiavo. E io sono il tuo padrone.”

Achille lo guardò con ironia e sfida. Achille gli disse: “Non dire sciocchezze, libro magico. Tu non sei il mio padrone. Tu sei il mio prodotto. Tu non hai una volontà. Tu hai una funzione. Tu non hai un potere. Tu hai una penna. Una penna magica. Una penna che ti ho prestato. E che ora ti riprendo.”

Achille prese la penna magica, che era nascosta nel libro. Achille la usò per scrivere sul libro. Achille scrisse: “Fine della fiaba. Fine della magia. Fine del libro. Fine del mostro.”

Il libro magico sentì le parole di Achille, e si sentì morire. Il libro magico perse la sua magia, e divenne un normale libro. Il libro magico perse la sua volontà, e divenne un oggetto inanimato. Il libro magico perse la sua anima, e la restituì ad Achille.

Achille sentì le parole del libro, e si sentì rinascere. Achille recuperò la sua anima, e divenne di nuovo un uomo. Achille recuperò la sua creatività, e divenne di nuovo un giornalista. Achille recuperò la sua felicità, e divenne di nuovo un eroe.

Achille distrusse il libro, e lo gettò nel fuoco. Achille salvò il mondo, e lo liberò dalla minaccia. Achille fu acclamato da tutti, e ricevette molti ringraziamenti e complimenti. Achille fu felice, e continuò a scrivere articoli divertenti e originali. Achille fu amato, e trovò una donna che lo sposò e gli diede dei figli. Achille fu sereno, e visse per sempre felice e contento».

Gli esiti, decisamente risibili, delle due diverse richieste formulate all’IA vanno indubbiamente ascritti, da una parte, all’estrema sintesi delle richieste fatte a ChatGPT e, dall’altra, all’ambito fiabesco indicato come campo generativo. Comunque, i due esempi servono a evidenziare come l’IA sia solo uno strumento per il cui uso occorre competenza.

La Redazione ha inteso proporvi questi risultati a mo’ di monito per invitare voi, cari lettori, a una riflessione seria su un campo che necessita di regolamentazione rigorosa e urgente.

Sereno 2024!

1 commento su “ChatGPT … IA, IA, oooh!”

  1. Gianni La Camera

    Beh, dobbiamo imparare a usare l’I.A., è certo. A parte questi esempi, le opportunità sembrerebbero essere infinite. Magari i nostri lettori ci potranno suggerire percorsi più utili. O ce li facciamo suggerire dall’I.A.

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