Perché strapazzare la Costituzione?

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L’ultima esegesi della Costituzione italiana resa dalla seconda carica dello Stato in occasione dell’incontro di fine anno con la stampa pone un serio interrogativo: La Russa è gravemente infelice nel linguaggio (costretto com’è a ritrattare quasi tutte le opinioni espresse) o è in malafede? A questa domanda non ci sentiamo di dare alcuna risposta. Se proprio dovessimo essere costretti, propenderemmo per la malafede: La Russa è un avvocato del foro di Milano, non l’ultimo portaborse di FdI (Fratelli d’Italia). La Costituzione dovrebbe quindi conoscerla e magari anche difenderla, visto che ci ha giurato sopra perché, bontà sua, non proclama in nessuna sua parte di essere antifascista. Invece il Presidente del Senato, una volta tacitata la coscienza, si è avventurato in un vero e proprio esercizio acrobatico.

Allo scopo di suffragare la riforma, già in cantiere, che introduce l’elezione diretta del premier, ha voluto tracciare la differenza tra la Costituzione scritta e la Costituzione materiale concludendo che le modifiche recate dalla riforma intaccano esclusivamente gli esondanti poteri acquisiti dal Capo dello Stato e confluiti, insieme ad altre innovazioni di fatto, nella cosiddetta costituzione materiale. Ma andiamo a vedere quali sono questi poteri esondanti. Sostanzialmente si tratta di quelle attività che il Capo dello Stato pone in essere, nell’interesse pubblico, per ammorbidire preventivamente possibili contrasti tra le istituzioni: quella che chiamiamo “moral suasion”. Di tanto in tanto si è parlato anche di interventi volti a scoraggiare l’attribuzione di importanti dicasteri a personaggi ritenuti poco idonei o inaffidabili. Queste attività appartengono, tra l’altro, alla categoria dei tentativi perché nessuna norma ne assicura il buon esito. E qui finiscono i poteri aggiuntivi che la Costituzione materiale permette al Capo dello Stato. Punto e basta. Corre l’obbligo di soggiungere che nella stessa Costituzione materiale si è ormai consolidata una prassi che delimita di fatto i poteri del Presidente della Repubblica nella libera scelta della persona cui affidare l’incarico di formare il governo: la Carta costituzionale, quella scritta, dice che questo incarico potrebbe legittimamente andare anche al corazziere preferito dal Presidente (e chissà quante volte sarebbe stato meglio!), mentre quella “materiale” suggerisce, per opportunità politica, di nominare il capolista indicato dal partito che ha vinto le elezioni, come è successo per Berlusconi, Prodi e per la stessa Meloni. Avere ammesso alle elezioni liste tipo “La Lega per Salvini premier” e tante altre simili in precedenza è stato un abuso tollerato.

Il salto mortale carpiato “con scappellamento, ovviamente, a destra come fosse Antani” del senatore La Russa nasce nel momento in cui sostiene che le riforme in cantiere non intaccano i poteri del Capo della Stato fissati dalla Carta costituzionale. Opinione palesemente infondata perché, tanto per cominciare, la discrezionalità assoluta nel conferimento dell’incarico di formare il governo sparisce del tutto (altro che la limitazione ammessa dalla Costituzione materiale di cui si è appena detto), ma subisce una drastica limitazione anche il potere di scioglimento delle Camere. Molti hanno osservato che la riforma del premierato riduce il Presidente della Repubblica ad una figura notarile, oltre che mortificare la funzione parlamentare, cosa peraltro già tristemente in atto a causa del numero crescente delle leggi approvate col voto di fiducia.

Ma l’intervento di La Russa mostra anche un’altra grossa ambiguità. Infatti, è notorio che il Presidente del Senato sia personalmente più favorevole al presidenzialismo: quando afferma che nella Costituzione materiale i poteri del capo della Stato sono “esondanti”, dimentica che il presidenzialismo, cioè l’elezione diretta del presidente della repubblica da parte dei cittadini, quei poteri li estende oltre misura, come tutti sanno. Che facciamo, Presidente La Russa, riduciamo o allarghiamo?

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