Diario di uno che vorrebbe capire: 24 novembre 2023

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pagina di diario

La mia naturale disposizione a guardare con ironia le cose della vita è messa a dura prova dalla valanga di catastrofi che si abbattono sull’umanità. Non passa giorno senza qualche nuova piccola o grande tragedia. Prendiamo il conflitto israelo-palestinese: la reazione di Netanyahu al massacro del 7 ottobre va sempre più assumendo i toni di una rappresaglia. Vengono in mente le Forche Caudine col rapporto di dieci esecuzioni di civili per ogni vittima dell’attentato di Via Rasella. Cresce infatti, ora dopo ora, il numero delle vittime palestinesi: ora siamo ad oltre tredicimila e ad altrettanti feriti, per non parlare di quelli che non si sentono tanto bene.

L’aggressione dell’Ucraina è stata ormai derubricata a scaramuccia locale mentre si affacciano all’orizzonte i prodromi del dramma che vivranno gli argentini dopo l’affermazione elettorale del candidato presidente che brandisce la motosega ed ha nel suo demenziale programma la privatizzazione della sanità e della scuola, cosa gradita ad oltre il 50% degli elettori argentini che godono evidentemente di ottima salute, di un apprezzabile livello di istruzione ed ovviamente di un bel gruzzoletto per pagare entrambe le cose con un tasso di inflazione del 12,7% al mese.

Un cataclisma ancora più immane si profila però al disgraziatissimo orizzonte dell’umanità: la probabile vittoria di Trump alle presidenziali americane del 2024. Una domanda cruciale: sono più azzardati gli argentini o gli statunitensi? O magari gli olandesi, che hanno premiato l’estrema destra alle elezioni del 22 novembre? Strana coincidenza: a guardarli questi leader estremisti sembrano tutti arcigni, antipatici e supponenti, in perfetta sintonia con il tono dei loro discorsi minacciosi e con i progetti politici pericolosi che portano avanti. Però piacciono a tanti.

E qui da noi come siamo messi quanto a follia politica? Certamente non bene e l’area politica governativa vi contribuisce in un flusso continuo. Le sue manifestazioni si affastellano ad un ritmo che paradossalmente le cancella quasi subito sicché la gente se ne dimentica dopo qualche giorno. È ciò che è successo, per esempio, con la scoperta degli orientamenti antropologici di Alessandro Amadori (no, non quel simpaticone, non proprio innocuo, dei polli, che si chiama Francesco). Psicologo e docente della Cattolica, scelto dal ministro Valditara per coordinare il gruppo di studio sui femminicidi e la violenza sulle donne il prof. Amadori ha esposto nelle sue pubblicazioni la tesi, originalissima, che le donne sono cattive tale e quale agli uomini e forse anche di più perché sottilmente subdole? Il messaggio che ne viene fuori potrebbe essere: maschi, state attenti, controllate la vostra partner e siate pronti a bloccarne gli istinti omicidi senza escludere la possibilità di eliminarla prima che possa compiere atti criminosi contro di voi. Qualcosa, insomma, che ricorda il messaggio implicito negli slogan securitari di Salvini: se qualcuno entra nella vostra casa per rubare non è reato sparargli alle spalle per legittima difesa.

Il caso Amadori ha tenuto banco per qualche giorno obliterando l’aggressione verbale, al limite dello scontro fisico, del presidente della Coldiretti, Prandini, contro alcuni parlamentari di +Europa che protestavano civilmente, troppo civilmente, contro la decisione del Governo di non avviare alcuna ricerca sulla carne coltivata, decisione molto gradita alla Coldiretti che potrà così continuare liberamente ad allargare il buco dell’ozono e a riempire l’atmosfera di CO2. A seguito di questo episodio c’è da attendersi, come ormai consueto, un risoluto intervento del Governo volto a sanzionare chi protesta, anche se pacificamente.

Ma il firmamento della destra si accende di continui bagliori e così il caso Prandini è stato archiviato dalla fulgida avventura del ministro Lollobrigida. Preoccupato che chi lo attendeva impaziente al Parco Verde di Caivano per l’ennesima passerella propagandistica del Governo potesse cadere nell’ansia o addirittura nella depressione se non arrivava all’orario stabilito per l’inizio della cerimonia, il Ministro, preso atto che il Frecciarossa sul quale era salito non avrebbe raggiunto in tempo Caivano, perché in ritardo, ha fatto fermare il treno in una stazione del metrò per raggiungere la meta in automobile. La denuncia di questo evidente abuso ha sorpreso lo stesso, attonito Lollobrigida e tutti i colleghi di Governo. Trenitalia ha giustificato se stessa e il Ministro comunicando che di queste fermate eccezionali ne capitano oltre duecento all’anno. E poi si dice che i treni viaggiano in ritardo! Ah, quando c’era Lui! Un consiglio al sig. Ministro: ove decidesse di raggiungere la meta dei suoi prossimi, irrinunciabili incontri istituzionali con l’aereo, porti con sé un paracadute: potrebbe tornargli molto utile in caso di ritardo del volo, qualora il comandante gli negasse uno scalo intermedio (cosa difficile ed imperdonabile se fosse un volo Ali Airwais, la società di bandiera attualmente controllata dal Ministro dell’Economia, l’amico Giorgetti).

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