Diario di uno che vorrebbe capire: 10 aprile 2023

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Il difficile momento di Berlusconi ha preoccupato quella parte degli italiani che in questi trent’anni si è riconosciuta nella sua combattività leonina e nella rocciosa resistenza mostrata nei confronti delle avversità giudiziarie che i suoi alfieri hanno sempre narrato come una persecuzione. La grande maggioranza dei nostri connazionali, e non solo, si è invece allarmata soprattutto per il contemporaneo ricovero ospedaliero di Papa Francesco che, a Dio piacendo, è stato già dimesso da qualche giorno in condizioni accettabili di salute. Augurando anche al Cavaliere di lasciare il San Raffaele e di ristabilirsi al più presto e al meglio, non possiamo non rilevare nella comune vicenda di questi due protagonisti del nostro tempo alcuni curiosi parallelismi.

Papa Bergoglio ha confessato di aver avuto paura, reazione umana comprensibile difronte al rischio di lasciare la vita terrena ma che, tutto sommato, poco si addice al rappresentante di Dio in Terra. Tuttavia il Signore, misericordioso come sempre, gli ha perdonato questa debolezza e lo ha risparmiato. Il rapporto di Berlusconi col Creatore deve essere per lui molto più tranquillizzante visto che all’epoca della sua discesa in campo si dichiarò “l’unto del Signore”, condizione che lo collocava e lo colloca tuttora in una sfera molto più vicina all’Empireo di quanto non lo sia quella di Bergoglio, uno dei tanti Pontefice e, per giunta, preoccupato di lasciarci la pelle. E infatti anche Berlusconi ha beneficiato dell’aiuto divino che gli ha permesso di rinviare a data da destinarsi la seconda e ultima unzione.  

Quanto alle frequentazioni religiose, entrambi sono messi piuttosto male: Bergoglio ha dovuto rifugiarsi, sin dal suo insediamento, in Santa Marta per sottrarsi alla reazione di rigetto ed alle congiure dei prelati più tradizionalisti e più legati, diciamo così, al braccio secolare della Chiesa. Le relazioni religiose di Berlusconi sono state molto più pragmatiche. Per cominciare, don Giussani: fondatore di Comunione e Liberazione, ha sostenuto costantemente la politica di destra, e segnatamente quella di Forza Italia, impegnandosi per mantenerne e accrescerne il consenso. Ben più concreto il rapporto con un altro sacerdote, megalomane come lui, don Luigi Verzè, conosciuto già negli anni della costruzione di Milano 2. Poteva mai resistere Berlusconi al richiamo di chi aveva creato la comunità “Il Sigillo”, caratterizzata dal voto di castità e dalla dedizione alla purezza? No, non poteva. E infatti il buon Verzè, cappellano di Craxi, si era già espresso nei riguardi del leader socialista che “in lui vedeva Cristo” (quando si dice una vista da aquila). In seguito definì Berlusconi “un dono di Dio all’Italia”. Non tutti gli italiani se ne sono accorti, per la verità. Don Verzè fondò il San Raffaele e lo portò al fallimento, nel 2012, anche a causa delle spese folli che il suo ego spropositato gli aveva suggerito, come ad esempio la costruzione nell’edificio ospedaliero di un settimo piano, a volta, interamente dedicato alla sua residenza ed allietato, tra l’altro, da una voliera piena di pappagalli. Ai suoi funerali nel gennaio 2012 non presenziarono prudentemente né Berlusconi né l’altro sodale Roberto Formigoni.

Per quanto riguarda i funerali di Berlusconi, rinviabili quanto si vuole grazie alla protezione divina, ai nostri auspici ed ai buoni uffici del suo medico personale dott. Zangrillo (gratificato dal suo illustre assistito con la designazione del di lui fratello Paolo all’incarico di ministro della pubblica amministrazione) ma comunque inevitabili, Berlusconi starà probabilmente progettando una cerimonia all’altezza del grave lutto nazionale. I funerali di Stato accordati a Roberto Maroni avranno certamente acceso in lui il desiderio di un analogo riconoscimento ufficiale. Lo autorizza a sperarlo il fatto che anche Maroni aveva avuto problemi giudiziari: una condanna in primo grado per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, confermata in appello e poi commutata dalla Cassazione in una pena pecuniaria di 5.320 euro.

Ma Berlusconi avrà pur considerato che c’è una bella differenza tra l’aver tentato di mordere il polpaccio a un poliziotto incaricato di perquisire la sede di Milano della Lega Nord e aver frodato il fisco e quindi riterrà realisticamente che, malgrado tutta la buona volontà del Governo in carica, sarà difficile ottenere lo stesso trattamento di Maroni. Dovrà ripiegare su funerali di Stato in forma privata, qualcosa di analogo al suo matrimonio fai da te, celebrato comunque con tutti i crismi, prima di occupare il faraonico monumento funebre che si fece costruire anni fa ad Arcore.  

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