Diario di uno che vorrebbe capire: 5 aprile 2023

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L’uscita del Presidente del Senato La Russa sull’attentato di Via Rasella, raccolta da Pietro Senaldi, condirettore di Libero, nella veste di intervistatore accondiscendente e plaudente, ci conferma, aldilà di ogni ragionevole dubbio, che la seconda carica dello Stato è un camerata. E, come tutti i camerati in circolazione, ci fa un po’ tenerezza. Possiamo mai coltivare sentimenti di avversione o di sdegno nei confronti di chi candidamente rimpiange tuttora la mascella volitiva esibita quasi un secolo fa dal Duce sul balcone di Palazzo Venezia? No! Possiamo al massimo biasimare i nuovi arrivati per i danni che stanno infliggendo alla “nazione” da quando sono al governo. Governo, poi! Se governare è semplicemente proseguire il lavoro iniziato da Draghi, simulando furbescamente un europeismo totalmente estraneo alla loro visione politica, allora sì, stanno governando. Ben poca cosa però rispetto alla complessità dei numerosissimi problemi da risolvere.  

In realtà per “loro” governare vuol dire cambiare in profondità la Nazione, rivoltarla come un calzino, rivoluzionarla in piena continuità con la “rivoluzione” delineata da Mussolini negli scritti e nei discorsi che circuirono cento anni fa tanti italiani, poi raccolti nello “Spirito della Rivoluzione Fascista”, pubblicato nel 1938, anno 26° dell’Era Fascista. Era Fascista che sublimò i nomi di Louis Armstrong e Benny Goodman rispettivamente in Luigi Braccioforte e Beniamino Buonuomo, mentre “La tristezza di San Luigi” altro non fu che la ridicola traduzione del titolo della celeberrima “St. Louis Blues”.

A questo mira il deputato Rampelli con la sua proposta di multare l’uso di termini inglesi (rivive la perfida Albione!) quando esistono i corrispondenti nella nostra lingua? Proposito peraltro del tutto illusorio se si pensa alla diffusione ormai incontrollabile di terminologie inglesi nel mondo digitale e tra i giovani in generale: una proposta che guarda indietro piuttosto che avanti e quindi destinata al fallimento. Certo, Rampelli dovrà mettersi d’accordo con Giorgia Meloni che al Vinitaly (“Vinitalia”, secondo lui) ha preannunciato la prossima istituzione del “liceo del made in Italy” (ci risiamo, “liceo del prodotto in Italia”, secondo il medesimo Rampelli). Al camerata Lollobrigida invece non è sfuggito alcun riferimento alle glorie passate ma, tanto per gradire, anche lui ospite del Vinitaly, ha invitato i giovani che hanno il reddito di cittadinanza ad andare a lavorare nell’agricoltura permettendo così alla “nazione” di realizzare un discreto risparmio: sano proposito che ci piacerebbe Lollobrigida suggerisse, per il futuro, anche a numerosi parlamentari della sua maggioranza: braccia da restituire all’agricoltura con una serie di benefìci non solo per l’agricoltura. Ci coglie un dubbio: non è che al Vinitaly Lollobrigida e la Meloni si siano concessi qualche assaggio di troppo? Un bicchiere in più e forse Lollobrigida avrebbe più esplicitamente incitato a concentrare i percettori del reddito di cittadinanza in appositi campi dove farli lavorare serenamente? E la Meloni è proprio sicura che quella di La Russa sia stata una “sgrammaticatura istituzionale”?

Ma i riferimenti al Ventennio e i tentativi di forzare l’assetto istituzionale da parte di esponenti del Governo e del Parlamento si susseguono ormai con tale frequenza da indurci a pensare che la Carta costituzionale sulla quale hanno giurato valga per loro all’incirca quanto una risma di carta bianca. Questo continuo, irrefrenabile, riecheggiare un passato di cui ha nostalgia solo una minima parte dell’attuale, vasta platea elettorale di FdI ci fa dubitare dell’intelligenza politica di chi se ne rende protagonista e l’idiozia al potere suscita inquietudine. Torna utile ricordare in proposito il finale della famosa poesia di Eduardo “‘A paura mia”: “… ma, quanto voglio bbene a mamma mia, a mme me fa paura sul’ ’o fesso”. 

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