Non ti pago

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Entri in un bar, in una tabaccheria, in una stazione di servizio autostradale e ti si apre davanti agli occhi un mondo, quello delle lotterie: ci sono quelle istantanee, quelle nazionali, quelle online, tuttavia continua a sopravvivere il lotto con le sue tre estrazioni settimanali, che è il silenzioso protagonista della commedia eduardiana “Non ti pago”, entusiasticamente rappresentata ieri, 26 febbraio, al Teatro Trianon Viviani di Napoli dalla Compagnia “I Comici di Talìa” con la sapiente regia di Gianni La Camera; aggiungo che c’è voluta una buona dose di audacia, coniugata con la consapevolezza dei propri mezzi tecnici ed espressivi, per portare sul palco un così noto lavoro teatrale.

La vicenda

La storia è incentrata su Ferdinando Quagliuolo, proprietario di un botteghino per il gioco del lotto, ma incallito ludopatico; Ferdinando è un personaggio ambiguo con una non condivisibile visione dei rapporti familiari e sociali, dispotico con la moglie Concetta, padre-padrone di Stella, arrogante con i dipendenti, disposto ad avvelenare un cane per risolvere beghe condominiali, isolato dai familiari, invidioso e vendicativo, pretestuoso sostenitore di argomenti pseudorazionali ma non ragionevoli; questo complesso personaggio permette a Gianni La Camera, che lo impersona, di dispiegare il caleidoscopico istrionismo di cui è capace l’impareggiabile attore-regista. Ferdinando esprime il peggio di sé nei confronti del suo dipendente Mario Bertolini (efficacemente interpretato da Nestore Bellame), innamorato della figlia Stella (nei cui panni si propone la brava Claudia Benvenuto). L’invidia di Ferdinando esplode quando il fortunato Bertolini vince una quaterna suggeritagli in sogno da Saverio Quagliuolo, defunto padre di Ferdinando: quest’ultimo, però, si appropria del biglietto vincente convinto che lo spirito del padre abbia “sbagliato” il destinatario del sogno.

Essendo un personaggio controverso, gli altri personaggi della commedia sono inevitabilmente indotti a prendere posizione contro Ferdinando; unici che si battono a fianco di Ferdinando sono Aglietiello e Carmela. Aglietiello (cui Ciro Esposito ha dato vita con gradevole impronta caricaturale), servo furbo, ignorante e bugiardo di casa Quagliuolo, il quale vive assecondando le manie predittive di Ferdinando. A difesa della tesi di Ferdinando si schiera pure Carmela, una popolana ben tratteggiata dall’accorta recitazione di Nicoletta Verdile, la cui versatilità è ben nota a chi segue “I Comici di Talìa”.

I personaggi che contrastano Ferdinando nella sua ossessiva rivendicazione della vincita al lotto sono molteplici: Concetta, moglie di Ferdinando, interpretata sapientemente da Carmen Esposito, che è riuscita a rendere con naturalezza l’ampia gamma di sentimenti che il suo personaggio prova per l’irragionevole marito; Stella (interpretata dalla vivace Claudia Benvenuto, che rende eloquenti anche i silenzi prolungati del suo personaggio) figlia di Ferdinando, combattuta tra obbedienza filiale e trasporto affettivo per Mario Bertolini; quest’ultimo (del quale Nestore Bellame riesce a rendere efficacemente tutte le sfumature dei suoi contrastanti stati d’animo) è impiegato nel botteghino del lotto di proprietà di Ferdinando e, a dispetto del suo datore di lavoro, è fortunato al gioco nonché innamorato di Stella Quagliuolo. Bartolini è l’antagonista di Ferdinando nella vicenda al centro della commedia. Anche don Raffaele Console (prete reso con bravura da Lello Iacovelli) si sforza di convincere Ferdinando dell’irragionevolezza della sua pretesa di non voler riconoscere la vincita a Bartolini. C’è poi l’avvocato Lorenzo Strumillo, la cui figura di classico “paglietta” napoletano è sapientemente resa da Romano Carretta con un’interpretazione che evidenzia le contraddittorie posizioni assunte dal leguleio.

Fanno da cornice altri personaggi, necessari allo sviluppo della vicenda: la cameriera Margherita (simpaticamente interpretata da Bianca Giliberti), impegnata a districarsi dalle insistenti avances di Aglietiello; il ragionier Pennacchio (che Peppino Rossi rende in modo efficacemente caricaturale), vicino dei Quagliuolo, che accusa Ferdinando e Aglietiello di avergli avvelenato il cane; Erminia Bertolini, sorella di Mario, cui dà vita Angela De Luce, che con garbo delinea il personaggio di preoccupata sostenitrice del congiunto e determinata a far cadere l’anatema invocato sul fratello.

Il palcoscenico del Trianon Viviani

Trovate sceniche

L’originale regia di Gianni La Camera, già apprezzata dal pubblico nelle precedenti rappresentazioni a Marano e a Scampia, ha modificato la scansione scenica della commedia, rispetto agli originali tre atti della versione eduardiana, adottando delle originali trovate; di che si è trattato? In pratica i canonici primi due atti sono stati accorpati in due quadri per evitare il doppio intervallo e contenere i tempi. Tra il primo quadro e il secondo si ha il buio sul palco, ma non si accendono le luci in sala; dopo qualche minuto (che corrisponde a sei giorni nella narrazione scenica) la rappresentazione riprende. Alla fine del secondo quadro si è passati al tradizionale terzo atto conclusivo. Altra novità, peraltro già sperimentata in precedenti rappresentazioni, è stata quella di lasciare aperto il sipario fin dall’ingresso in sala degli spettatori; i cambi di scena, a cura degli stessi attori, sono avvenuti sotto gli occhi degli spettatori.

Queste trovate tecniche hanno tenuto desta la curiosità degli spettatori, mantenendo alta la loro attenzione anche nei momenti di pausa. L’efficace resa di questi accorgimenti è stata possibile grazie al rodato team tecnico composto da: Paolo Taddei, direttore di scena; Silvana Marinelli e Valentina Carretta, assistenti di regia; Massimo Malavolta, scenografo; Alessandro Sabatino, tecnico audio/luci.

Riflessione conclusiva

Ferdinando, un mix di ignorante superstizione e ottusa religiosità, ben rappresenta i tanti irragionevoli che si rifiutano di tener conto delle argomentazioni che possono ricondurre ogni posizione alla ragionevolezza. Lo stesso Bertolini, sconvolto dall’atavico terrore partenopeo della iettatura, rappresenta chi si rassegna a rinunciare a un proprio sacrosanto diritto.

Se il gioco del lotto è una delle più autentiche espressioni della cultura popolare napoletana, forse Ferdinando, contrastato sia dalla legge morale sia dalle leggi civili, incarna la stessa Napoli che, non sentendosi nei secoli tutelata dalle istituzioni, magari confondendo desideri e diritti, religione e superstizione, ha finito storicamente per fare affidamento solo su se stessa, tutt’al più confidando in aiuti soprannaturali.

2 commenti su “Non ti pago”

  1. Vincenza D'Esculapio

    Recensione direi magistrale, sia per la presentazione in sè del lavoro sia per le note tecniche e ancor di più per la chiosa conclusiva.

  2. elio mottola

    Efficace sinopsi e brillantissima recensione di una rappresentazione alla quale dispiace non aver potuto assistere. Come direbbe Sangiuliano non l’ho vista ma mi è piaciuta moltissimo. E quindi complimenti, sulla fiducia, al capocomico e a tutta la compagnia.

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