Fondamentalismo, integralismo e totalitarismo

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Secondo il Vocabolario della lingua italiana Treccani, Fondamentale è “ciò che costituisce il fondamento, la base di qualche cosa, o serve di sostegno”; può applicarsi a una scienza, a una disciplina, a una religione. Il termine è derivato dal latino Fundamentum, cioè quanto serve di base, di sostegno, anche a una struttura o a una istituzione non materiale. Da questo termine gli inglesi hanno derivato il loro Fundamentalism (It. Fondamentalismo) che, allontanandosi nettamente dal significato originario, indica un Movimento religioso protestante, diffuso principalmente negli Stati Uniti che, in opposizione al liberalismo religioso del Protestantesimo, accoglie ed impone come «fondamenti» del cristianesimo, l’accettazione oltre che dei dogmi, dei miracoli e dell’inerranza della Bibbia, anche la sua ispirazione verbale, ammettendone la sola interpretazione letterale, fino al divieto dell’insegnamento di teorie scientifiche che possano apparire in disaccordo con il racconto della creazione del libro della Genesi.

Strettamente correlato al Fondamentalismo è l’Integralismo che, sempre secondo il noto Vocabolario, è «in senso ampio, ogni concezione in campo politico (ma anche sociale, economico, culturale), che tenda a promuovere un sistema unitario, ad abolire cioè una pluralità di ideologie e di programmi … respingendo come non valide posizioni ideologiche e programmatiche differenti dalle proprie e rifiutando di conseguenza collaborazione e alleanze, o compromessi con altre forze e correnti».

Non è difficile rendersi subito conto del grave pericolo che si cela dietro queste due correnti, principalmente sul piano politico, ma anche su quello religioso, se si tien conto del fatto che, nei secoli cosiddetti “bui”, la religione e la politica erano un tutt’uno; basta pensare al “Papa Re”, che esercitava il suo dominio di sovrano assoluto sulla Città del Vaticano e, pertanto, su tutte le nazioni che professavano la fede cattolica, rifiutando la quale si incorreva nel peccato di eresia, che comportava molto spesso la morte, anche sul rogo. Entrambe queste correnti possono essere anche definite totalitarie, da cui Totalitarismo, ovvero un sistema politico in cui tutti i poteri sono concentrati in un unico partito politico, e che fu coniato da Giovanni Amendola nel 1923.

Non stiamo parlando di un lontano passato, ma di qualcosa che oggi rappresenta una vera e propria piaga e una ferita mortale inflitta alla Democrazia (governo del popolo). In Italia abbiamo conosciuto per un ventennio (1922–1943) un regime totalitario, noto come Regime Fascista, del quale l’allora Papa Pio XI, definì il suo dittatore “l’uomo della Provvidenza”, diventando così un interlocutore privilegiato di Mussolini che, nonostante il suo passato anticlericale, vide nell’alleanza con la Chiesa Cattolica, uno strumento assolutamente utile per consolidare la sua dittatura. Ma, se in Italia la dittatura fascista appartiene al passato — sebbene con l’insediamento al governo di Giorgia Meloni e dei suoi accoliti, tale passato non sembri più tanto remoto —, vi sono molti e importanti paesi nei quali il Totalitarismo continua a dominare e a recare lutti e sofferenze alle loro popolazioni. Facciamo riferimento, per esempio, alla Corea del Nord, alla Siria, alla Cina, all’Iran, alla Russia di Vladimir Putin, alla Turchia di Recep Tayyp Erdogan e alla Bielorussia di Aljakšandr Lukašenka e a tanti altri. Trascuriamo, in questa sede, il totalitarismo e l’integralismo islamico che meritano una trattazione a parte. Molto spesso, come abbiamo già accennato, i due totalitarismi, politico e religioso, percorrono lo stesso sentiero, e in tali casi, le sofferenze e la mortificazione delle libertà civili raggiungono il loro culmine.

Parlando di fondamentalismo, abbiamo precisato che esso, ha la sua origine negli Stati Uniti, nei quali la frammentazione del Protestantesimo ha generato numerosi rivoli, spesso in totale antitesi con la loro matrice originaria. Del Fondamentalismo religioso, secondo Harold Bloom, uno dei critici letterari americani contemporanei più autorevoli, i suoi rappresentanti maggiormente notevoli sono i Testimoni di Geova, che egli nel suo La Religione americana (Garzanti, 1994), definisce l’antitesi della Religione Americana. Dopo aver parlato dell’Avventismo, egli passa a descrivere così il movimento in questione: “Ma i testimoni di Geova, che pure nascono dal medesimo ceppo, erano e rimangono un movimento completamente diverso, in violento contrasto con tutto ciò che è autenticamente americano, che si tratti del governo, della religione, o delle questioni economiche. Tutti questi aspetti sono considerati opera di Satana e in quanto tali completamente tralasciati, nell’attesa che si compia la fine di tutte le cose”. Poi, passando a parlare di Russell, il loro fondatore, egli così lo descrive: “Russell, pur essendo uno sfacciato impostore, non assunse mai un atteggiamento tirannico nei confronti dei suoi seguaci … Alla sua morte, nel 1916, il movimento passò sotto la guida del suo consulente legale, Joseph F. Rutherford, una specie di Tamerlano millenarista, che lo diresse dal 1917 al 1938”. Figli del XIX secolo, i Testimoni rappresentano un’anomalia rispetto a ogni disciplina scientifica, essendo essi fermi incrollabilmente all’èra premoderna, rifiutando in toto ogni aspetto delle scienze che sia in contrasto con la loro interpretazione letteralista e aberrante delle Sacre Scritture. Sicché, un Testimone che frequentasse l’università per diventare medico o fisico, o astronomo o chimico, e così via, dovrebbe rinunciare, pena la morte civile (la cosiddetta “disassociazione”, che colpisce chiunque non si attenga rigorosamente alle vedute anacronistiche della loro dirigenza) e credere fermamente nella favola di Adamo ed Eva, del serpente tentatore, della mela, nel Diluvio universale, nella presenza dell’uomo sulla terra da non più di seimila anni, nel divieto assoluto di ricevere sangue anche quando è in gioco la vita, e in tutte le leggende bibliche, frutto di tradizioni e di storie facenti parte della cultura di un popolo nomade mediorientale, privo, com’è logico dato il periodo cui facciamo riferimento, di ogni sorta di cultura scientifica moderna. Se il Testimone di cui parlavamo dovesse sostenere un esame di laurea in antropologia, o in fisica, sarebbe costretto a scegliere fra il rispondere in base ai dettami della sua fede, ed essere così bocciato senza remissione, o laurearsi e perdere l’affetto e la vicinanza dei suoi familiari e dei suoi amici, che lo considererebbero un “apostata” meritevole dell’eterna distruzione. Dice bene, perciò, Bloom quando afferma che: “Geova non può dirsi un padre particolarmente amorevole. Il potere, non l’amore, è il suo vero attributo. Ciò che Geova persegue è la supremazia nonché il riconoscimento universale del suo dominio … Il potere di Geova è infatti per i testimoni una vera e propria ossessione; nei loro scritti l’esaltazione di questo potere è talmente marcata che mi sentirei di etichettarla come patologica … Quella dei testimoni di Geova è certamente la più ambigua fra tutte le fedi religiose originali del nostro paese … [gli] scritti di Russell e Rutherford offendono il senso della dignità umana, sempre che tale senso esista. Essi propongono un fascismo teocratico nient’affatto mitigato dall’assegnazione di un ruolo dittatoriale a un tiranno che chiamano Geova … Quel che rende i testimoni di Geova diversi dagli altri non è la loro aspettativa della distruzione, ma piuttosto il loro odio violento per ciò che sarà distrutto, vale a dire il nostro paese, il nostro mondo, il nostro pianeta … Nessun altro movimento religioso in America si è posto programmaticamente in antitesi alla ragione quanto i testimoni di Geova … Fragili intellettualmente, vacui spiritualmente, i testimoni di Geova sognano di impadronirsi direttamente del potere, in modo da poter partecipare della maestà del grande teocrate, Geova … Da dove attinge la sua forza, sia in America sia all’estero, una visione così priva di umanità come quella di Russell, Rutherford e i loro epigoni? … Sono le brave persone colme d’odio che terrorizzavano D.H. Lawrence, gli amanti dell’Apocalisse … Nella realtà la dottrina dei testimoni di Geova è offensiva verso l’umanità … Ciò che il povero Saddam Hussein non è riuscito a farci vivere, ossia la madre di tutte le battaglie, ci viene promesso dai testimoni di Geova … Oserei dire che la caratteristica peculiare dei testimoni di Geova in generale è proprio questo piacere collettivo nel contemplare la fine … Sono convinto che nulla sia più privo di umanità delle descrizioni dei testimoni di Geova sulla Fine del Tempo”. (pp. 185-198).

Alla luce di quanto abbiamo appreso da Bloom, non rimane dubbio alcuno che nel caso dei Testimoni di Geova ci troviamo di fronte ad un sistema che riassume in sé tutte e tre le nefaste caratteristiche del Fondamentalismo, dell’Integralismo e del Totalitarismo. Come acutamente spiega Simona Forti in Il Totalitarismo: “I sistemi totalitari … come le dottrine religiose, offrono un orizzonte salvifico temporalmente differito, realizzabile tuttavia grazie al regime instaurato. Il partito (leggi: l’Organizzazione) assume pertanto il ruolo di anticipare la comunità futura, dimora dell’umanità redenta: Riesce così, in nome della lotta tra bene e male, a far accettare l’oppressione più violenta e i crimini più efferati” (Editori Laterza, 2001). Sebbene la Forti si riferisca esclusivamente al campo della politica, non può sfuggire il suo riferimento ai “sistemi totalitari” che essa associa alle “dottrine religiose”. E, quando la religione invade la politica e vi esercita il suo potere, allora si può ben parlare di Teocrazia, letteralmente “governo di Dio”, ma è facile capire che, poiché Dio risiede in un luogo inaccessibile agli umani, ha affidato la delega ai suoi rappresentanti che governano nel suo nome, e che non rispondono a nessuna autorità umana dei loro atti, poiché è solo a Dio che dovranno farlo. Fu Giuseppe Flavio, storico ebreo del I secolo a coniare questo termine nel suo Contra Apionem, riferendosi al governo degli Ebrei del suo tempo. Ma nonostante il trascorrere di venti secoli, la Teocrazia con il suo corredo di ideologie e fondamentalismi, è ancora viva e vegeta, non solo in alcuni regimi politici attuali, ma anche in alcuni sistemi religiosi, come quello a cui prima abbiamo fatto riferimento, che si definisce, letteralmente, una Teocrazia, nel nome della quale si esercita una presa ferrea su tutti gli adepti, e disubbidendo alla quale si disubbidisce direttamente a Dio, e nella quale un piccolo gruppo di persone fa da tramite fra il Supremo e i “fedeli”. Sono loro a “spiegare” il Dio che nessuno ha mai visto (I Giovanni 4:12), come accade in Arabia Saudita e in Iran, dove sono il Corano e la gerarchia religiosa a determinare le regole della vita politica, in base alla Sharia, il complesso di regole di vita e di comportamento dettate da Dio per la condotta morale, religiosa e giuridica dei suoi fedeli. L’esempio più pregnante di Teocrazia è l’Afghanistan con i suoi Talebani (Taliban significa letteralmente “Studente” del Corano, e — singolare coincidenza — anche i Testimoni di Geova erano inizialmente conosciuti come “Studenti della Bibbia”). Non è in questa sede il caso di approfondire quali sono i risultati del governo Talebano in quella nazione, i cui cittadini sono letteralmente schiacciati sotto il peso del fondamentalismo e dell’integralismo dei suoi governanti.

Giunti al termine, siamo costretti a constatare come i tre “ismi”, di cui ci siamo occupati, sono ancora vivi e vegeti, e siamo anche costretti a riconoscere che su di essi la cosiddetta “modernità” non ha avuto alcun effetto moderatore. Ma anche in occidente, nel nostro occidente progredito e “illuminato”, siamo costretti a riconoscere con Emilio Gentile la assoluta falsità dell’asserzione che “In democrazia il popolo è sempre sovrano” (Idòla, Laterza, 2016). E, a tal fine, egli richiama Joseph Proudhon, che domandava ai Democratici: “Dove e quando avete sentito il popolo? Attraverso quale lingua si esprime? … Dovete fare chiarezza su tutto ciò, altrimenti il vostro rispetto per la sovranità del Popolo, sarà solo un assurdo feticismo. Tanto vale adorare una pietra”. Mai come oggi è priva di ogni significato l’antica locuzione “Vox Populi, Vox Dei”, data l’insignificanza sempre crescente della Vox Populi, resa ogni giorno sempre più afona dall’avanzare degli “ismi”.

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