Si parla ancora di Dio

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Ero certo che le parole di Meloni, pronunciate nel corso della visita da Orbán, avrebbero suscitato interesse, e lo dimostrano i due interventi su la Repubblica, rispettivamente di Michele Serra e di Corrado Augias dei giorni scorsi. Dopo parecchi secoli che l’espressione Defensor Fidei era pressoché scomparsa dall’uso comune, è spettato alla nostra Giorgia nazionale l’oneroso, nonché prestigioso compito di rinverdirne i fasti. Sono quasi certo, però, che la nostra signora Primo Ministro probabilmente ignora chi fu il primo importante personaggio investito di quel titolo, e dubito fortemente che le farebbe piacere sapersi associata a lui.

Si tratta, infatti, di Enrico VIII d’Inghilterra, noto per aver fondato la chiesa anglicana dopo lo scisma religioso che portò alla separazione dalla Chiesa di Roma. Per una cattolica praticante come la Meloni asserisce d’essere, l’inserimento in una categoria che ne vede il principale rappresentante in un uomo che oltre a fare giustiziare la sua prima moglie ne sposò altre cinque, non è certo un accostamento che le faccia onore o che possa gradire. Bisogna anche aggiungere che una cattolica praticante come lei, che convive more uxorio senza essere regolarmente sposata, viene automaticamente a trovarsi in peccato mortale, ed è veramente problematico supporre che il suo Dio potrebbe accettarne la difesa, considerato che tiene così in non cale i precetti della Chiesa. Può sembrare un termine offensivo e desueto, ma “concubina” è l’appellativo con il quale, tempo fa, il vescovo di Prato — come ci ricorda Augias — definì due fidanzati che s’erano sposati in comune …

La nostra ineffabile leader non è nuova a queste uscite a sfondo confessionale. Lei stessa, qualche tempo fa, disse di sé: “Io sono Giorgia, sono una madre, sono una donna, sono italiana, sono cristiana”. Che sia una madre, una donna, un’italiana è del tutto scontato, ed esserlo non aggiunge né toglie nulla ai suoi meriti (o demeriti), in quanto essere quelle tre cose non è merito suo, poiché, tranne la maternità, il sesso e la nazionalità, non dipendono da lei né dalle sue scelte. Lo è, invece, l’appartenenza confessionale, della quale mena vanto, come se l’essere cristiana fosse una medaglia d’appuntare al petto che le conferisce un “quid” di maggior valore. La nostra “madre italiana”, però, trascura il fatto che l’essere cristiana non è sufficiente per identificarla. Cristiana cattolica, ortodossa, o protestante? Non si tratta di differenze da poco, tanto è vero che tutte e tre queste fedi, nel passato, si sono massacrate per delle differenze dottrinali, e sempre in nome del “Principe della pace”, Gesù Cristo. Essendo italiana, ne deduciamo che, con tutta probabilità, la sua fede cristiana sia di matrice cattolica, il che vuol dire che riconosce l’autorità indiscussa del Papa, figura cardine del cattolicesimo, ma ruolo inesistente nel cristianesimo. I Luterani, i Presbiteriani, gli Anglicani e i Calvinisti, del pari, ignorano questa figura centrale della fede cattolica, ma non per questo possono essere definiti meno cristiani del nostro Presidente del consiglio. Ed è proprio per questo loro rifiuto che i secoli trascorsi li hanno visti trucidarsi fino all’ultimo sangue, in base al famosissimo detto cristiano che recita: “Devi amare il prossimo tuo come te stesso” (Luca 10:27).

D’altra parte, la sua ferrea amicizia con il leader ungherese, Viktor Orbán, l’avrebbe comunque costretta a proclamare la sua adesione al cristianesimo, in quanto la triade “Dio, Patria e Famiglia” è parte fondante dell’ideologia del moderno autocrate di Budapest, che, da buon cristiano osservante, ha avviato una furiosa campagna contro le minoranze lgbtq+, e contro i più deboli, abbandonati, diseredati abitanti di questa terra: gli emigranti. È evidente che sia Meloni che Orbán sono in possesso di un’edizione della Bibbia aggiornata, e mancante del brano del Vangelo di Matteo, dove Gesù fa riferimento ai “piccoli” della terra, e dice ai suoi interlocutori che: “Ciò che non avete fatto a uno di questi più piccoli, non l’avete fatto a me” (25:41-45). E per fortuna è così, in quanto, sempre lo stesso Cristo di cui i due soci si dichiarano seguaci, a chi si comporta come loro nei confronti dei reietti della terra, conclude dicendo: “E questi se ne andranno al castigo eterno”; praticamente li maledice.

Ma questo sembra non avere alcun effetto sull’amico Viktor, che ha chiuso le frontiere del suo paese per evitare che esso sia “sommerso di musulmani per distruggere l’identità e l’orgoglio cristiano”. Ancora una volta vorremmo chiedergli di quale versione dei Vangeli è in possesso, dato che in tutti e quattro, e in bocca a Gesù, non esiste nemmeno lontanamente la frase “orgoglio cristiano”. Non si può a questo punto non chiedersi se Orbán si sia mai reso conto delle radici ebraiche del suo modello, Gesù Cristo, in quanto la sua politica ferocemente antisemita sembrerebbe indicare tutt’altro. Ecco, è con questo spietato antisemita, omofobo e transfobico, che è un tutt’uno la Meloni nostrana, alla quale credo che, ancora una volta, saremmo in molti a voler chiedere a quale versione delle Sacre Scritture attinge la sua fede “cristiana”. Un cristiano che è amico di un tiranno — così è definito Orbán dai più seri politologi del mondo come Kelemen, Levistsky, Ziblatt, Mueller — è una contraddizione in termini, in quanto fu proprio per eliminare la tirannia dal mondo che Gesù dichiarò d’essere sceso sulla terra. E spiegò che “come volete che gli uomini facciano a voi, fate lo stesso a loro (Luca 6:31).

Riteniamo, pertanto, che sic stantibus rebus, non è Dio a dover essere difeso dalla bionda fanciulla, in quanto, per definizione, è onnipotente, né lo è la famiglia, a meno che non si precisi di quale famiglia si tratta: quella benedetta da un sacerdote o da un rabbino? O magari dal sindaco? Quella di fatto? Ci piace concludere con le parole di Papa Francesco di un paio d’anni fa, che disse: «Molti sono ansiosi di assicurare che Dio sia con loro, ma pochi si preoccupano di verificare se loro sono effettivamente con Dio. Non basta dire “Dio è con noi” per essere con lui». Ecco, è questo che sommessamente vorremmo suggerire alla leader di Fratelli d’Italia. Prenda una Bibbia, sfogli i vangeli, e verifichi se ciò che lei dice e pensa sia effettivamente un modo per “difendere Dio”, o tutto il contrario. Auguri, Giorgia!

1 commento su “Si parla ancora di Dio”

  1. elio mottola

    Caro Sergio, con la passione che anima tutti i tuoi interventi, sempre arricchiti da inoppugnabili argomentazioni, sai rendere chiare e condivisibili, spero da tutti i lettori di zonagrigia, le tue riflessioni. Un forte abbraccio

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