Negazionisti e complottisti

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Una delle foto che confermerebbe la teoria del finto allunaggio (Fonte: https://nonciclopedia.org/)

Al “Venerdì” di la Repubblica dello scorso 2 giugno va il merito di aver pubblicato, a firma di Jaime D’alessandro, l’esito di un fondamentale sondaggio di opinione commissionato alla SWG. Scopo dell’indagine demoscopica era quello di misurare la propensione verso il complottismo di noi italiani. I risultati, in parte prevedibili, sono sconfortanti. Le ipotesi di complotto sottoposte al campione degli intervistati sono ben undici e vanno, in ordine crescente di verosimiglianza, dalla “Terra piatta” ai “Poteri forti”. Il ventaglio delle risposte possibili era costituito da tre alternative uguali per tutti i complotti: “Teoria plausibile”, “probabilmente falsa” e “sicuramente falsa”.

L’ipotesi “Terra piatta” è risultata plausibile per il 15% degli intervistati, forse più di quanto si potesse prevedere, e disgraziatamente la percentuale sale al 17% rispetto all’ipotesi che l’Olocausto non sia mai avvenuto. Sconvolge poi scoprire che ben il 18% dei nostri fantasiosi connazionali ritiene plausibile che tra noi umani circolino dei rettili che, in sembianze umane, fanno politica e governano il mondo. Meno raccapricciante ma non meno preoccupante è il 25% di italiani per i quali i vaccini sono uno strumento di controllo di massa attraverso il 5G. Peggio ancora è apprendere, restando in ambito sanitario, che il 36% crede che il Covid sia stato creato dalla Cina per distruggere l’Occidente, percentuale che sale addirittura al 42% tra quelli che pensano che i virus siano prodotti in laboratorio da Big Pharma per bieca speculazione.

Sorvoliamo, perché poco significativi, sul fenomeno di quanti ritengono plausibile che lo sbarco sulla Luna non sia mai avvenuto, che lady Diana sia stata sacrificata dalla monarchia britannica, che l’attacco alle Twin Towers se lo siano autoinflitto gli U.S.A. ed, infine, che alcune celebrità ufficialmente decedute vivano nascosti su un’isola. Allarma invece la percentuale elevatissima, il 60%, degli intervistati che vedono il mondo governato dai cosiddetti “poteri forti”.

L’autore del servizio confronta i dati della rilevazione SWG con una analoga indagine contenuta nel Rapporto Censis del 2021, registrando un peggioramento, indotto forse dall’epidemia di Covid. Questo dunque il dato complessivo ma la SWG ci fornisce anche i dati aggregati per fasce di età, per collocazione politica e geografica, per sensibilità religiosa. Fa piacere scoprire che gli intervistati di sinistra sono i meno disposti ad accettare le ipotesi complottiste, cosi come lo sono gli atei. Inutile dire che i più propensi si collocano politicamente a destra, geograficamente nel mezzogiorno e sono cattolici.

Ma tentiamo a questo punto di tracciare il profilo culturale di chi crede nei complotti, partendo dalle caratteristiche individuali di fondo. Siamo soliti definire il soggetto uno “spirito di contraddizione” ed è effettivamente un “negatore” seriale. Non c’è affermazione, anche la più banale, che non gli dia lo spunto per opporvisi immediatamente. È un dono innato che ha ricevuto da madre natura: sì, perché negatori si nasce, raramente lo si diventa. Per tentare un identikit del negazionista occorre forse partire dal dato più elementare: il negazionista rifiuta la verità quando gli sembra inaccettabile o inesplicabile per la sua atrocità (Olocausto, Covid) o per la sua abnorme eccezionalità (sbarco sulla Luna). Se ne potrebbe quindi dedurre che l’origine dell’atteggiamento negazionista sia da ricercare in una spiccata sensibilità. Dando per valida questa ipotesi, peraltro da dimostrare, l’altro dato caratteristico è la sua diffidenza: il negazionista si fida soltanto di sé stesso, di ciò che percepiscono concretamente i suoi sensi, almeno fin quando non incontra chi vede una certa realtà con i suoi stessi occhi.

La maggioranza delle persone che vengono al mondo sono dei “signorsì” e lo saranno per tutta la vita. L’opposto vale per i negatori. I due comportamenti hanno conseguenze molto diverse: il “signorsì”, anche quando è poco convinto, continuerà comunque a collaborare: il “signornò” nella migliore delle ipotesi si asterrà ma preferibilmente si opporrà e creerà ostacoli. È anche vero che con i soli “sì” il mondo non sarebbe andato molto avanti: il “sì” non stimola, non distingue, spinge all’omologazione e quindi al conformismo cioè all’accettazione della realtà così com’è. Il “no” invece può avere effetti positivi quando è sufficientemente argomentato: può diventare l’antitesi che si oppone alla tesi per generare una sintesi più avanzata. Ma quando il classico schema hegeliano non viene rispettato perché il “no” è puramente aprioristico, la negazione sistematica può condurre la società in cui si sviluppa a sbandamenti disastrosi. Quando si negano le convinzioni ormai radicate in un gruppo sociale perché suffragate nel tempo da prove documentali, occorrerebbe addurre testimonianze di segno opposto.

Il negazionismo che si oppone senza spiegazioni, non può che operare destituendo di fondamento le convinzioni che intende abbattere. Per farlo deve inventarsi i complotti. Nel secolo scorso il complotto più infausto fu costruito su un falso storico, “I Protocolli dei Savi di Sion”, che diffondendo in mezzo mondo l’odio antisemita fu certamente il primo responsabile dell’Olocausto. Qui da noi la propaganda fascista partorì il complotto demo-pluto-giudaico-massonico, una variopinta anticipazione degli odierni “poteri forti”. In esso quell’esperto manipolatore che fu Mussolini fece confluire tutto ciò che poteva essere visto come nemico del popolo e delle sue articolazioni interne: gli ebrei, immancabili, e i frammassoni per convincere i cattolici osservanti, i ricchi capitalisti per accontentare il proletariato e chi lavorava nei campi, e infine gli illusi e i delusi dalla democrazia per convogliare l’aspirazione di tutti verso “l’uomo solo al comando”. E d’altra parte qual è la più grande soddisfazione per chi non ne ha molte nella vita reale se non attribuire ai complottisti la causa di tutti i suoi problemi?

L’incontro tra negazionisti che hanno “scoperto” l’esistenza dello stesso complotto suona, da un lato, come un rito iniziatico, una rivelazione alla quale si è avuta la fortuna di partecipare e, dall’altro, come la liberazione dalla responsabilità di doversi informare, di dover pensare, di dover scegliere. Il meccanismo non è mutato nel tempo resuscitando vecchie, come l’Olocausto, e nuove follie, come la sostituzione etnica messa in atto attraverso le migrazioni da Soros, un ricchissimo ebreo (pluto-giudaico) probabilmente massone: unica via d’uscita l’abbandono della debole democrazia per dare i pieni poteri all’uomo solo al comando. Ci risiamo dunque? Si ci risiamo, ma con un’aggravante sociale che ci riporta al 60%, rilevato dal sondaggio SWG, di chi crede plausibile un complotto dei poteri forti, Questa fascia di scettici è costituita principalmente da giovani tra i 35 e i 44 anni, seguita dagli adulti tra i 45 e i 54, che sono i più colpiti dall’incapacità del “sistema” di aver loro assicurato un lavoro dignitoso e un futuro accettabile. Generazioni che hanno assistito al crescente arricchimento di pochi e all’impoverimento del ceto medio in uno scenario in cui il famoso “ascensore sociale” ha smesso di funzionare, nel quale appare difficile migliorare le posizioni di partenza o realizzare le proprie ambizioni anche se modeste. Insomma per salire ai piani superiori è necessario farsela a piedi o entrare in un montacarichi che porta dalla disoccupazione non più in alto che al precariato. E non c’è nessun elemento che lasci sperare in un’inversione di tendenza né nel medio né nel lungo termine. L’opposizione al “sistema”, nazionale o sovranazionale che sia, è quindi destinata ad aumentare con tutto il suo corredo di negazionismi e di complotti, in un clima di isolamento individuale che rende ardua l’aggregazione sociale necessaria ad abbatterlo o almeno a indebolirlo.    

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