Anche la paura paga

tempo di lettura: 3 minuti

Individuare i luoghi comuni che punteggiano la vita politica italiana è opera meritoria in sé. Se poi si riesce anche a sgombrare il campo dai loro effetti distorsivi i meriti ne vengono moltiplicati. Uno dei luoghi comuni che da sempre agita il mondo della sinistra è quello che considera inefficace la demonizzazione dell’avversario politico di turno. Molti a sinistra pensano infatti che gli elettori vogliono proposte concrete, vogliono conoscere i vantaggi tangibili derivanti dalla vittoria elettorale di chi chiede il loro voto. Un’argomentazione sicuramente fondata, ma che da qualche decennio si rivela inefficace almeno quanto la discussa demonizzazione. Non funziona perché i partiti di sinistra sono alieni dal formulare proposte illusorie come quelle ciclicamente e cinicamente sparate dalla destra, tipo il milione di posti di lavoro o le pensioni minime portate a mille euro, scaraventate in campagna elettorale da Berlusconi e mai realizzate. La sinistra non è evidentemente capace di mentire fino a questo punto e quindi sul terreno delle false promesse è votata alla sconfitta.

Ma i successi elettorali della destra sono dovuti anche alla paura che riesce a diffondere sovvertendo la realtà o esacerbandone qualche aspetto dannoso. L’imprevista vittoria di Berlusconi nel 1994 non nacque anche dalla geniale invenzione di un pericolo comunista agitata quando il comunismo non c’era più e il muro di Berlino era caduto da ben cinque anni? Quanta parte dei successi elettorali della Lega poggia sulla paura degli immigrati? E quanta sul timore di rapine e scippi, in un periodo in cui erano tra l’altro in ribasso, e sulle misure securitarie proposte per contrastarli? Quindi la paura ha funzionato, spesso proprio demonizzando gli avversari, facendoli diventare di volta in volta comunisti, scafisti o promotori dell’esproprio proletario violento. Certo, argomentazioni propagandistiche così sballate e inconsistenti possono far presa solo su un elettorato di basso o infimo profilo e tutte le statistiche ci confermano infatti che l’elettorato della Lega e quello di Forza Italia non brillano per istruzione (sono più istruiti gli elettori di FdI anche se in una direzione culturalmente e politicamente più che discutibile).

Proviamo allora ad immaginare come la sinistra, oggi in grave crisi, può cavalcare in termini propagandistici i gravi rischi che gli italiani corrono col Governo attualmente in carica suscitando in loro una reazione di paura. Per l’elettore di sinistra mediamente colto e attento alla cronaca politica non c’è bisogno di calcare la mano: questo Governo gli ha fatto paura sin dal giorno del suo insediamento e gli eventi che sono sin qui seguiti gli danno ragione. Lo preoccupano il suo approccio autoritario, insofferente ai controlli e arrogante nonché la sua palese incompetenza. Ma queste carenze, per quanto gravi, interessano una parte limitata dell’elettorato di sinistra, quasi una élite.

Qualche elettore di più modesta preparazione politica risulterà probabilmente sensibile ai casi di corruzione ed alle ruberie di cui dovesse venire a conoscenza: ce ne sono tutte le premesse ma sarà comunque difficile che ne sia informato correttamente, data la cortina di disinformazione che protegge il Governo e la maggioranza che lo sostiene.

Ma la massa più consistente, quella che si astiene oppure si rivolge di volta in volta ai populisti di turno, sembra sensibile solo al denaro in tutte le sue materializzazioni. In questa miserevole e ondivaga condizione l’hanno ridotta trent’anni di “non metteremo le mani nelle tasche degli italiani”, il vessillo che ha dominato e domina tuttora la propaganda di destra, sostenuto da un sistema mediatico capace di enfatizzare, rendendolo intollerabile, anche un modestissimo aumento della bolletta del gas o dell’energia elettrica. È chiaro che questo elettorato non ha orecchie né per svolte autoritarie né per eventuali ruberie, perché è stato indotto, dalla stampa collaterale alla destra, a pensare che “tutti” i politici rubano.

Questa massa, opportunista, di potenziali elettori non può essere attratta che dalla promessa di benefici economici o dalla paura di perdere quelli di cui dispone o ai quali può realisticamente aspirare. Il governo Meloni deve essere dunque attaccato sul tema dei 200 miliardi del PNRR, strappati all’UE dal governo giallorosso, miliardi che rischia di perdere, almeno in parte, per i ritardi dovuti all’incompetenza di chi deve programmarne la spesa, per la posizione critica assunta più volte dalla Meloni sulla politica economica comunitaria, per la mancata attuazione delle riforme richieste dall’Europa o per la difformità di quelle in corso di approvazione o, infine, per la persistenza del rapporto privilegiato con il gruppo di Visegrad: tutti fattori che possono determinare il mancato accredito di buona parte dei 200 miliardi. È su questo terreno e sulla vigilanza dell’uso dei fondi comunitari che PD e M5s devono stringere un rapido accordo, senza trascurare ovviamente l’intesa già raggiunta sul salario minimo e quelle possibili su altre tematiche, che non attendono altro.

2 commenti su “Anche la paura paga”

  1. Sergio Pollina

    Caro Elio, condivido tute le tue considerazioni, alla base della quali non si deve dimenticare MAI che quello italiano è un popolo bue, né di destra, né di sinistra, ma di dove tira il vento che esso ritiene più favorevole alle sue convenienze. Su una cosa, però, dissento: il rapido accordo con gli ex grillini, almeno fino a che rimane Conte a guidarli. L’esperienza passata ci è maestra. C’è un detto dalle mie parti: “cu’ si pigghia ‘ncogghu ‘u picciriddu arresta pisciatu!” Cari e affettuosi saluti.

  2. elio mottola

    Caro Sergio, sempre grato per i tuoi apprezzamenti, spesso immeritati, condivido a mia volta la pochezza di larga parte dei nostri connazionali e la sagacia dei detti popolari siciliani. Sui grillini ho un opinione non credo molto diversa dalla tua: li considero una delle grandi sciagure che si sono abbattute nel nostro disgraziato paese, insieme a Berlusconi, Renzi e al governo Meloni in blocco. Credo però che se ci si vuole opporre seriamente alla distruzione definitiva del nostro paese, non si possa fare a meno di costruire un terreno comune a sinistra, chiudendo un occhio o, se preferisci, anche due o tre sull’inconsistenza del movimento guidato da Conte (o da Grillo?) e mettendo da parte i giustificati rancori nei suoi riguardi. Mi capita spesso di pensare che il Giappone è un decisivo alleato degli U.S.A. malgrado gli scempi di Hiroshima e Nagasaki. Ti saluto con grande stima e affetto.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Torna in alto