Quale egemonia culturale?

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Il G7 di Hiroshima, da poco concluso, ha confermato che l’emergenza centrale della nostra epoca è la sfida per l’egemonia globale lanciata dalle autocrazie contro le democrazie. A proposito di queste ultime giova ricordare quanto Francesco Bei ha scritto su la Repubblica: «la qualità di una democrazia non la si misura con le elezioni – si vota dopotutto anche in Turchia – ma dalla voce che gli sconfitti alle elezioni possono continuare a mantenere negli spazi pubblici di informazione.» Ebbene pare che, col pretesto di recuperare egemonia culturale, l’attuale Governo di destra si stia dando da fare per restringere all’osso le voci delle minoranze.

Come puntualmente evidenziato da Marino Sinibaldi in un’intervista rilasciata a il venerdì di Repubblica, «per Gramsci l’egemonia non era conquista degli spazi, ma costruzione di argomenti che abbiano capacità di convinzione.» Ciò è tanto più vero se si considera che la vera Cultura è un confronto di idee e non una corsa all’egemonia che si presume di ottenere entrando nei luoghi nei quali si costruisce l’immaginario e occupando le poltrone che contano nei musei, nelle accademie, nei teatri, nelle istituzioni storiche, nelle fondazioni e nei festival, per non parlare dell’insediamento in tribune televisive, giornali e case editrici.

Possibile che la destra al potere voglia farci credere che negli anni recenti quotidiani come il Giornale, Libero, La verità, Il Tempo siano stati impediti di esprimere il loro conservatorismo? O, peggio ancora, che le tv private in mano a Silvio Berlusconi siano state sotto scacco di una fantomatica “censura”? Ciascuno si chieda: almeno nello scorso ventennio, chi ha avuto maggiori opportunità di plasmare la cultura degli italiani?

Se recuperare spazi di “egemonia culturale” significa dibattere sulle idee che possano concretamente realizzare i modi migliori per recuperare il potere d’acquisto dei salari e contrastare le disuguaglianze, bene; altrimenti non ci resterà altro da fare che prendere atto di quanto ebbe a scrivere Norberto Bobbio riguardo al fatto che il binomio libertà-uguaglianza, apparentemente indissolubile, si è scisso in due concezioni antitetiche e che l’attuale Governo nulla potrà fare per ricondurre ad unità questi sacrosanti diritti. In tal caso, l’unica conclusione da trarre da questa lotta per l’egemonia culturale nel Paese sarà che si tratta di una forma di narcisismo identitario privo di autentica cultura.

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