La montagna e il topolino

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Scorcio dell’emiciclo della Camera dei deputati

I primi passi del nuovo Parlamento, e del Governo di destra che ne è espressione, paiono caratterizzati da una confusa, parziale “voglia di fare”.

Una delle prime iniziative della Lega alla Camera è stata la presentazione il 25 ottobre di una proposta di legge (n°467), relativa a “Disposizioni concernenti il regime e i limiti dell’utilizzo del denaro contante e dei titoli al portatore”, che prevede, tra l’altro, di alzare il tetto di spesa in denaro contante dall’attuale soglia di €2.000 a €10.000. Eppure, un recente studio pubblicato dalla Banca d’Italia, intitolato “Pecunia olet. L’uso del contante e l’economia sommersa”, ha evidenziato che “le restrizioni all’uso del contante possono essere efficaci nel contrasto all’evasione fiscale”. Inoltre, in una intervista rilasciata a la Repubblica, Kenneth Rogof – economista di Harvard, già capo economista del Fondo Monetario Internazionale – ha dichiarato: «Sul lungo termine, alzare i tetti alle contrattazioni in contanti può essere estremamente controproducente. E sul breve può sembrare un modo surrettizio e nascosto per abbassare le tasse a favore di chi fa affari in nero». Pare che il Governo stia procedendo ad una comparazione europea sul tema del tetto del contante, ma confrontare sic et simpliciter l’assenza del tetto, vigente in Austria, Germania e Olanda, con la situazione italiana significa trascurare l’abisso intercorrente tra la disciplina fiscale dei cittadini di quei Paesi e quella vigente in Italia, dove nel 2004 il sen. Berlusconi, capo di uno dei partiti attualmente al governo, specificava addirittura che le tasse sono giuste se al «33%, se vanno oltre il 50% allora è morale evaderle».

A inizio legislatura, lanciarsi a capofitto sulla questione del limite del contante – tema per niente prioritario per tanti cittadini che non dispongono nemmeno di un conto corrente e che, a motivo delle loro ridotte entrate, non percepiscono nemmeno l’utilità di parlare di questo argomento – mi pare un voler suscitare una tempesta in un bicchier d’acqua; piuttosto perché non incentivare la tracciabilità delle spese imponendo un tetto alle commissioni sui pagamenti elettronici?

In materia sanitaria, non pochi analisti hanno fatto notare che nel discorso programmatico al Parlamento l’on. Meloni non aveva fatto alcun riferimento ai vaccini anti-Covid come fondamentale strumento atto a contenere la diffusione della pandemia; questa omissione assume rilievo politico se messa in relazione con l’annunciato proposito di prevedere una norma per sospendere o cancellare le multe previste per gli over 50 (poco meno di due milioni di cittadini) che non si sono sottoposti al primo ciclo vaccinale entro lo scorso 15 giugno. Sembra che con iniziative del genere il Governo di destra intenda “pagare pegno” ai propri elettori no-vax e no-green pass.

Il rischio di un rilassamento della tensione anti Covid appare concreto. Non a caso il Presidente Mattarella ha osservato: «Dopo oltre due anni e mezzo di pandemia non possiamo ancora proclamare la vittoria finale sul Covid. Dobbiamo ancora far uso di responsabilità e di precauzione. La Sanità pubblica ha il compito di mantenere alta la sicurezza soprattutto dei più fragili, dei più anziani, di coloro che soffrono per patologie pregresse. … Senza il grande impegno della scienza per individuare i vaccini, scoperti e prodotti in tempi record, e anche grazie alle scoperte realizzate nella lotta contro il cancro – come ha ricordato il Professor Sironi – oggi saremmo costretti a contare molte migliaia di morti in più. Se oggi possiamo, nella gran parte dei casi, affrontare il Covid come se si trattasse di un’influenza poco insidiosa, è perché ne è stata fortemente derubricata la pericolosità per effetto della vaccinazione; della grande adesione alla vaccinazione, dovuta all’ammirevole senso di responsabilità dei nostri concittadini, nella quasi totalità, sollecitati a farvi ricorso dalla consapevolezza di salvaguardare, in tal modo, la salute propria e quella degli altri.» Auspichiamo che i moniti del Presidente Mattarella inducano Meloni & Co. a più miti consigli.

A vedere inizi così mediocri, viene quasi naturale ripensare alla massima oraziana: “I monti avranno le doglie del parto, nascerà un ridicolo topo” (Ars poetica, verso 139). Con queste parole Orazio intendeva criticare quegli autori che promettono opere di grande qualità e poi non riescono a mantenere le promesse fatte. Tuttavia, la frase è diventata proverbiale ad indicare che un evento si rivela di gran lunga inferiore alle attese.

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