La scelta di Giorgia

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Il Sindaco di Halloween (Fonte: https://www.pinterest.it/pin/)

Che Giorgia Meloni sia molto furba è fuori discussione. D’altra parte la vita politica è piena di furbi più o meno spregiudicati. E sono loro quelli che vanno avanti, da sempre. Enrico Letta non lo è e i risultati sono ben visibili. Aldilà di questa premessa, la nuova Premier, in perfetta sintonia con la sua natura volpina, sembra abbia accettato si realizzare, almeno in buona parte, la famigerata “agenda Draghi”. Il passaggio del testimone è avvenuto probabilmente nel lungo colloquio che hanno intrattenuto prima della cerimonia del campanello. A proposito della quale credo non dimenticheremo facilmente la signorilità di Mario Draghi nell’accoglierla a Palazzo Chigi con uno sguardo quasi paterno, e nell’averle poi consegnato con un largo sorriso fiducioso il testimone.

Come si comporterà la nuova Premier? È soltanto furba o ha anche l’intelligenza politica per scegliere se tradire i suoi elettori o gli italiani? Le due opzioni sono infatti largamente inconciliabili se non addirittura incompatibili. La campagna elettorale vincente della Meloni, fondata su un’opposizione sistematica sia al governo Conte 2 che a quello poi presieduto da Draghi, con la sola eccezione dell’appoggio agli aiuti militari all’Ucraina, ha comunque creato un’aspettativa forte nell’elettorato di Fratelli d’Italia. Allo zoccolo duro dei nostalgici più o meno facinorosi si sono aggiunti i no-vax, e quella fetta di imprenditori e professionisti delusi dalla Lega. Nella folta schiera dei delusi figurano anche un bel po’ di lavoratori dipendenti, di pensionati, di disoccupati e di emarginati in generale.

È evidente che la variopinta compagine dei sostenitori della Meloni non potrà essere accontentata integralmente ed immediatamente. Logica vorrebbe, e non ci sembra che la Meloni ne sia sfornita, che i primi passi da compiere, i più urgenti, siano quelli rivolti a superare l’emergenza energetica e quella dell’inflazione che rischiano di spingere nella povertà molte famiglie già in affanno. Si tratterebbe cioè di mettere mano all’agenda Draghi con la massima urgenza, magari con qualche correttivo, tanto per non ammetterne la piena validità.

Le prime manifestazioni del nuovo Governo sono invece di segno opposto. Nei suoi pochi giorni di vita abbiamo assistito, sintetizzando, ai seguenti fatti: pestaggio degli studenti de “La Sapienza”, diniego dello sbarco dei naufraghi dalle navi delle Ong, proposta di elevare a 10.000 euro la soglia del contante, oggi limitata a 2.000 e già fissata per il 2023 a 1.000 euro, “tregua fiscale” (alla “pace fiscale” salviniana definitiva si arriverà poi). Buona parte di queste iniziative nasce dal solito Salvini che non ha mai cessato e mai cesserà di fare campagna elettorale (l’unica cosa che gli riusciva, ma che ormai pare non funzionare più). Rispetto allo scalpitio leghista pochi sono stati gli inviti alla moderazione da parte degli alleati di governo e nessuno da parte della premier. Ma non sono mancati neppure i proponimenti di diretta ispirazione meloniana, come l’annuncio di una commissione di inchiesta sul Covid e la cancellazione di tutte le ammende comminate ai no-vax.

Il suo contegno nei discorsi di insediamento alle Camere, e nelle repliche che vi hanno fatto séguito, è stato di un’ambiguità preoccupante. A parte la ribadita fedeltà all’Europa ed alla Nato, cui la Meloni ha riservato il tono più convincente, abbiamo dovuto constatare come non sia riuscita a contenere i suoi impulsi più aggressivi nei riguardi di chi dai banchi dell’opposizione le ha legittimamente mosso delle critiche: le repliche sprezzanti alla Serracchiani e soprattutto a Scarpinato rivelano un’animosità collegabile al mondo culturale in cui si è formata nei quasi trent’anni della sua vita politica.

E cosa dire delle sue cadute di stile? Rivolgersi col “tu” al deputato del PD Soumahoro, nero di pelle ma non di camicia, è stata una di quelle leggerezze che la dicono lunga sull’incapacità di liberarsi dalle peggiori scorie del fascismo né le precipitose scuse sono valse a cancellare la figuraccia offerta alla maggioranza non razzista dell’assemblea. Allo stesso modo il commento sottovoce al discorso del senatore Conte è risultato, da una precisa decifrazione del “labiale”, a dir poco offensivo. A cosa sarà improntata la “visione” cui la Meloni ha detto di volere ispirare il suo operato nel decennio a venire, dando per scontata la durata dell’incarico appena ricevuto ma anche l’acquisizione di un secondo mandato? E meno male che, almeno per il momento, non si sia parlato di Ventennio.

La festa di Halloween, importata dal mondo anglo-americano per il piacere dei nostri di bambini, ragazzi e giovani ma soprattutto di chi incasserà i profitti dei festeggiamenti, ci richiama alla memoria “Nightmare before Christmas”, un famoso film di animazione del 1993, divenuto un “cult” anche per gli adulti. Nella vicenda narrata dal film compare tra gli altri la figura del “Sindaco di Halloween” la cui ambiguità è simboleggiata dalla doppia faccia che, ruotando rapidamente la testa di 360 gradi, mostra a seconda delle circostanze un volto sorridente o un ceffo minaccioso. La traduzione del titolo, per chi non conoscesse l’inglese, è “Incubo prima del Natale”. Quale faccia dovremo aspettarci di qui al 25 dicembre?

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