Perché parlare di Catilina?

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Particolare dell’affresco raffigurante Catilina, realizzato da Cesare Maccari in Cicerone denuncia Catilina, Palazzo Madama (Roma, 1880) (Fonte: Wikipedia)

Lucio Sergio Catilina fu uomo politico romano, vissuto tra il 109 e il 62 a.C. Personaggio complesso in un’epoca agitata, gli storici suoi contemporanei, ma soprattutto il suo antagonista politico Marco Tullio Cicerone, ci hanno lasciato una descrizione di Catilina decisamente negativa, soprattutto a causa del suo tentativo di sovvertire la Repubblica romana, in particolare il potere oligarchico del Senato. Infatti, la tradizione storiografica lo presenta come un nobile decaduto e ambizioso che cercò di raggiungere il potere con l’appoggio dei veterani di Silla (ai quali promise una ridistribuzione delle terre demaniali e delle prede di guerra), di cittadini malcontenti, di nobili indebitati, di avventurieri che speravano di trarre profitto da un sovvertimento politico.

Andate deluse le sue ripetute candidature legali al consolato, decise di ricorrere alla forza delle armi e nel 63 a.C. ordì una congiura che si proponeva la conquista del potere con un’insurrezione a Roma, sostenuta da un esercito raccolto in Italia. La congiura fu denunciata dal console Cicerone e Catilina fu costretto a fuggire da Roma; in Etruria si unì all’esercito a lui fedele, tuttavia nel 62 a.C., nei pressi dell’odierna Pistoia, morì in battaglia.

Comunque, alcuni studiosi moderni ritengono che Catilina fosse animato dall’aspirazione a realizzare ragionevoli riforme politico-sociali, astutamente eluse dai suoi avversari politici; queste tesi trovano sostegno nel fatto che egli si era guadagnato l’appoggio della plebe romana con varie elargizioni. D’altra parte, esistono precedenti storici di politici che avevano tentato di riformare la Repubblica romana in senso popolare, anche forzando il sistema, come Tiberio Gracco (163-132 a.C.) e suo fratello Gaio (154-121 a.C.); quindi il progetto di Catilina avrebbe avuto nobili precursori. Significativo al riguardo è il fatto che Cicerone abbia contestato a Catilina un’affermazione che sembra rivelarne il progetto politico: «La Repubblica ha due corpi: uno fragile, con una testa malferma; l’altro vigoroso, ma senza testa; non gli mancherà, finché vivo» (Cicerone, orazione Pro Murena del 63 a.C.). Quale significato attribuire a questa dichiarazione programmatica? secondo Catilina la Repubblica romana stava vivendo una grave frattura tra la popolazione e le istituzioni. Il corpo fragile rappresentava il corpo elettorale romano, spaccato in clan, clientele e bande; la testa malferma identificava invece il Senato, abituato al potere ereditario, colluso con i grandi proprietari terrieri, composto per lo più dal componenti della classe del patriziato. Il corpo vigoroso ma senza testa poteva simboleggiare la massa di contribuenti, tartassati e umiliati dal disordine politico, senza vera rappresentanza politica, per la quale Catilina si propone come “testa” pensante. Tra l’altro Catilina, tempo prima di organizzare la congiura contro l’oligarchia senatoriale, si era fatto molti alleati e amici proprio tra i contribuenti e i piccoli proprietari terrieri.

Ma perché parlare di Catilina? Perché la sua vicenda ripropone la nozione che nel lontano passato la storia, le cronache le scrivevano i vincitori; infatti, anni dopo la morte di Catilina, nel 56 a.C., lo stesso Cicerone ammise che Catilina aveva raccolto attorno a sé «anche persone forti e buone», offriva «qualche stimolo all’attività e all’impegno» e che in certi momenti Catilina era sembrato perfino «un buon cittadino, appassionato ammiratore degli uomini migliori, amico sicuro e leale». Catilina, secondo Cicerone, «era gaio, spavaldo, attorniato da uno stuolo di giovani»; per giunta, «vi erano in quest’uomo caratteristiche singolari: la capacità di legare a sé l’animo di molti con l’amicizia, conservarseli con l’ossequio, condividere ciò che aveva, prestar servigi a chiunque con denaro, aderenze, con l’opera…» (Cicerone, orazione Pro Caelio, X-XIV). Quindi, passata la minaccia rappresentata dal rivoltoso Catilina, il suo acerrimo nemico gli riconobbe i tratti dell’uomo politico di successo, capace di mietere consensi, il che implicitamente spiega l’avversione provata dall’oligarchia senatoriale nei suoi confronti.

Contrariamente al passato, le vicende e le attività degli odierni politici non sono patrimonio esclusivo di chi detiene il potere (i vincitori), anzi oggi una delle prove dell’esistenza di un sistema democratico in un determinato paese è costituita dal fatto che ricercatori, analisti, storici, giornalisti possono scandagliare l’operato di governanti e autorità pubbliche alla ricerca di autentica consonanza tra il detto e il fatto. In tal modo si possono smascherare gli “smentitori seriali”, coloro di cui ha scritto Concita De Gregorio: «Ma come? Non avevi dichiarato tre mesi fa che mai e poi mai…? Eh sì, ma sono cambiate le condizioni». Oggi siamo in grado di verificare se veramente le “condizioni” invocate si siano verificate o se si sia trattato di calcolo di convenienza per stare dalla parte di chi si trova al momento in posizione di forza. Oggi disponiamo degli strumenti comunicativi necessari per capire se, dinanzi a situazioni complesse, certe proposte dei governanti siano semplicistiche e se determinate iniziative di spesa pubblica denotino solo superficialità, come nel caso dell’accordo con l’Albania per far sbarcare meno migranti sulle nostre coste.

1 commento su “Perché parlare di Catilina?”

  1. elio mottola

    Lucido ed interessantissimo confronto tra la risicata veridicità della comunicazione nella vita politica dell’antica Roma repubblicana e la trasparenza attualmente riscontrabile nei paesi democratici. L’impressione è però che la distanza tra queste opposte realtà si stia sempre più restringendo. La concentrazione dell’informazione nelle mani di chi governa, la superficialità dei social e le fake news preoccupano. Per non parlare delle falsificazioni che l’intelligenza artificiale comincia ad ammannirci e che fatalmente cresceranno.

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