L’irreprimibile identità politica della Meloni

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La premier Meloni (Fonte: https://www.governo.it/it/il-presidente)

La mancata approvazione parlamentare della ratifica del MES (Meccanismo europeo di stabilità) rende arduo capire quale sia la strategia della Meloni. E infatti impensabile che i deputati di FdI (Fratelli d’Italia) abbiano teso un’imboscata alla loro adorata e osannata leader: la ragione induce quindi a pensare che la Meloni, dopo essersi sforzata, per oltre un anno, di accreditare un’immagine europeista, pur senza mai dissociarsi da quanti nella comunità europea insufflano sovranismo e autoritarismo, abbia deciso di rinunciare all’impresa.

Essendo dunque venuta meno la funzione ricattatoria del MES, volta allo scopo di ottenere, come molti ritenevano, qualche vantaggio nella riforma del patto di stabilità, ormai già approvato qualche giorno prima, ci si chiede quale finalità tattica o strategica possa aver giustificato la sua mancata ratifica. A quale scopo la Meloni intende privare gli altri 19 stati dell’eurozona negando loro l’eventuale soccorso finanziario che tutti hanno giudicato utile tranne l’Italia? Qualunque esse siano, crede forse la Meloni che Bruxelles possa ancora attendere pazientemente che il Governo italiano diventi realmente collaborativo?

Vero è che nessuno può sapere quanto grandi siano le ambizioni della nostra Premier. Sarebbe però ben triste immaginare che la Meloni abbia voluto fare, con la mancata approvazione del MES, un semplice dispetto alla Francia e alla Germania (malgrado il drink consumato inutilmente al bar insieme a Macron e Scholz) in risposta ad una revisione del patto di stabilità non proprio soddisfacente per l’Italia, come lasciato intendere dallo stesso Giorgetti: sarebbe una mossa controproducente, qualunque fossero gli scopi della Meloni in chiave europeista. Non dimentichiamo che l’Italia è già nel mirino per le numerose omissioni, soprattutto in materia di concorrenza (vedi tassisti e concessionari del litorale) ed è quindi esposta a non poche procedure di infrazione, alcune delle quali sono già in corso.

Se tutte queste valutazioni prospettiche non hanno impedito alla Meloni di negare la ratifica del MES, si deve pensare che questa mossa sconsiderata servisse esclusivamente ad impedire che Salvini fosse il solo ad intestarsela. In proposito è interessante segnalare come il segretario della Lega, nell’ebrezza della sua corsa verso l’estrema destra, abbia spudoratamente dichiarato che “nessun italiano sborserà quindi un euro per le banche tedesche”, dimenticando quanti euro hanno sborsato i cittadini tedeschi per acquistare i titoli di stato italiani durante il “Whatever it takes” promosso da Draghi quando era governatore della Banca Centrale Europea. È comunque da escludere che la divergenza tra FdI e Lega nella questione MES avrebbe potuto comportare una crisi di governo, così come non l’ha provocata l’astensione di Forza Italia, che si era più volte dichiarata favorevole. Questa maggioranza infatti è tanto concorde nella gestione del potere quanto sfilacciata e incoerente nei comportamenti politici, come dimostrano anche le mancate dimissioni dello stesso, maltrattato Giorgetti.

La mancata ratifica del MES, salvo ipotetiche manovre meloniane al momento imperscrutabili, aveva dunque un mero scopo elettoralistico. Ma è politicamente sensato che un partito oggi accreditato dai sondaggi di un abbondante 28% dei consensi perda la faccia in Europa per contrastare l’alleato/concorrente fermo da un bel po’ intorno al 10%? La risposta appare chiara: la Meloni tiene molto di più a non perdere l’elettorato di estrema destra che a coltivare l’elettorato centrista, come dimostra la modesta attenzione per le istanze di Forza Italia.

Mettiamoci dunque l’anima in pace: la conversione europeista della Meloni era solo un bluff. Tante scelte politiche di fondo ma anche tanti piccoli episodi ci dimostrano che l’identità di FdI non è cambiata e non cambierà. L’ultima prova è il divieto di pubblicazione (integrale e neppure “per estratto”, non sia mai) delle ordinanze di custodia cautelare, che va ad aggiungersi a tutte le iniziative antidemocratiche già assunte o in corso d’opera, come l’occupazione famelica di tutti i centri di potere e di gran parte dell’informazione, l’elezione diretta del premier, la riforma dell’ordinamento giudiziario e l’autonomia differenziata. Nell’attesa che questo programma vada avanti, ci tocca dover sopportare la visione delle manganellate assestate dalle forze dell’ordine sulle teste di liceali che manifestano pacificamente.   

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