Travaglio il fustigatore

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Disegno di Antonio Nacarlo

Da anni Marco Travaglio si è distinto per aver sempre riportato, sia sul quotidiano di cui è direttore responsabile sia nelle frequentissime partecipazioni televisive, “fatti” inconfutabili: è innegabile che Silvio Berlusconi sia stato condannato per frode fiscale così come lo è il suo rapporto con la mafia emerso nel processo Dell’Utri condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Ed è un fatto quello che Travaglio, nel suo editoriale sul “Fatto quotidiano” del 25 agosto, ci racconta: Alessandro Sallusti è l’unico direttore arrestato e poi graziato dal Quirinale nel 2012 per aver cumulato una dozzina di condanne (la Cassazione gli attribuì una “spiccata capacità a delinquere”) oggi salite a 17. Il richiamo della vicenda occorsa a Sallusti non è casuale. Accanto ai fatti ci sono infatti le opinioni, i commenti, le cosiddette analisi che, nella stampa apertamente destrorsa, superano spesso i fatti stessi costruendo, attraverso spericolate arrampicate sugli specchi, complotti improbabili ma propagandisticamente efficaci intorno ad eventi minimi. Maestri in queste architetture farlocche sono per l’appunto Sallusti insieme a Mario Sechi e Maurizio Belpietro e collaboratori vari che non vedono l’ora di incolparne toghe rosse ed esponenti della sinistra.

Marco Travaglio, dichiaratamente uomo di destra, ma di quella destra liberale, laica e antifascista di cui si è persa memoria, non risparmia frecciate né a destra né a sinistra con i suoi editoriali sia nelle apparizioni televisive che sul “Fatto quotidiano” voce mediatica del M5S. Per carità, non tutti i sarcasmi contro la sinistra sono campati in aria, ma appare francamente esagerata la persistente acredine nei confronti del PD specialmente oggi che, sotto la guida della Schlein, cerca di ritrovare un accordo prioritario proprio con i pentastellati.

In realtà Travaglio ha sacrificato sugli altari di Grillo e di Conte gran parte delle sue indubbie qualità professionali. Conte, in particolare, è il personaggio che tende a dipingere come un martire di Renzi, colpevole di aver manovrato contro il governo Conte 2 per favorire l’avvento del governo tecnico di Draghi. È comprensibile che Travaglio abbia giudicato male anche il PD per l’atteggiamento supino assunto nella circostanza, come peraltro avvenuto anche col governo Monti, ma di qui a passare anche lui nel novero di chi accusa il PD di non voler mollare le poltrone ce ne vuole. Il sostegno del PD a tutti i governi tecnici è da considerarsi, ad avviso di molti suoi elettori, un atto di responsabilità e non un esempio di opportunismo, come lo è stato quello della Lega che entrò nella maggioranza a sostegno di Draghi pur senza che ce ne fosse alcun bisogno. Travaglio farebbe comunque bene a ricordare in quali condizioni versava l’Italia quando nacque il governo Monti e quali responsabilità si assunse sul piano della riduzione della spesa pubblica (vedi legge Fornero) col sostegno del PD, che ne pagò il prezzo più alto. Non farebbe male inoltre a considerare che, in quanto sostenuti da maggioranze eterogenee, tutti i governi tecnici sono obbligati a compromessi dolorosi: la riforma della giustizia targata Cartabia sarebbe stata molto diversa se Forza Italia e Lega non ne avessero condizionato la portata, come ha poi dimostrato la riforma Nordio nella quale questi due partiti hanno potuto realizzare compiutamente ciò che volevano, comportandosi di fatto, insieme alla Meloni, come una società in nome collettivo con tanto di contratto costitutivo e obiettivi da perseguire. Probabilmente Travaglio avrebbe preferito che il PD avesse negato la fiducia a Monti così come a Draghi, per andare in entrambi i casi ad elezioni anticipate: abbiamo visto come si sono drammaticamente concluse le ultime, causate dalla fuoriuscita del M5S dalla maggioranza. Ma tant’è, Travaglio continua a punzecchiare ad ogni occasione il PD a partire dai suoi silenzi sugli armamenti comunitari all’Ucraina. A parte il fatto che il PD tace su questo delicatissimo tema anche perché non è facile parlarne al suo interno né ai suoi attuali alleati, si chiede mai Travaglio perché l’UE, gli U.S.A. personaggi di notoria saggezza ed equilibrio come Guterres, segretario generale dell’ONU, e Mattarella ritengono necessaria la fornitura di armi all’Ucraina, mentre chi vi si oppone si ritrova in compagnia di Orban e di Salvini? E poi, perché il PD dovrebbe pronunciarsi con chiarezza sul problema degli armamenti mentre Conte può tranquillamente glissare sul pronostico delle prossime elezioni americane senza schierarsi né a Favore della Harris né di Trump? Non è forse perché, e Travaglio lo sa meglio di noi, nel M5S convivono due anime diversamente orientate la cui coesistenza è stata sin qui assicurata dal rifiuto del sistema partitico impostogli dal binomio Grillo/Casaleggio? Perché Travaglio storce il naso per il compenso mensile di 35.000 euro percepito da Gentiloni e non fa altrettanto per i 300.000 annui garantiti a Grillo per la comoda carica di “Garante” del Movimento? Sono domande la cui risposta dovrà necessariamente arrivare subito dopo la chiusura del congresso del M5S. Al momento, la posizione di Travaglio sembra aprire al rinnovamento proposto da Conte. Ma, comunque si concluderà la vicenda interna al Movimento, Travaglio continuerà, possiamo esserne certi, a sentirsi al centro dell’Olimpo dei commentatori politici, come un Giove dotato di uno sguardo che dall’alto tutto vede e tutto sa, modestia a parte.

1 commento su “Travaglio il fustigatore”

  1. Sergio Pollina

    Hai descritto con assoluta precisione Travaglio, che agli inizi leggevo con piacere, ma adesso il suo sarcasmo e il senso di superiorità su tutto e su tutti mi dà fastidio. Compliment, Elio!

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