Erano giorni che nel mio tragitto mattutino per andare al lavoro incontravo un tratto di marciapiede interamente bagnato dove un inconfondibile odore di gelsomino si espandeva. Ricordo di aver creduto in un primo momento, pensando al peggio, che c’era stato un allagamento improvviso da qualche appartamento soprastante con conseguente precipitare a cascata di acqua e sapone dai balconi. Ma a partire dalle volte successive quella estesa macchia di bagnato che incontravo sul mio tragitto dall’odore floreale muoveva in me una strana curiosità. Cosa lo provocava e chi ne era l’artefice? In uno dei giorni successivi mi ripromisi di rallentare la mia andatura per acquisire, con più attenzione, nuovi particolari che mi avrebbero portato forse alla soluzione dell’enigma. Una cosa mi colpiva durante il mio percorso per andare al lavoro: la continua osservazione di come la strada fosse assolutamente priva di pulizia con la sconsolante impressione che da anni non fosse mai stata lavata, fatta eccezione nei giorni di pioggia. Riuscivo a riconoscere quasi in un gioco di abilità visiva ogni tipo di macchie ed escrementi, dai volativi come piccioni, gabbiani, ad escrementi e orine canine, a volte escrementi umani, oli, tracce di cibo, poi cartacce di ogni tipo e mozziconi a migliaia, con conseguenti esalazioni, tutte ahimè riconoscibili a naso. Poi d’improvviso ecco che appariva la zona incontaminata o meglio entravo in circa 40 metri quadrati di un’area dove non c’erano macchie, tutto sembrava immacolato, cosa difficile visto il colore scuro del marciapiede di pietra grigia, ma la sensazione forte era quella di entrare in una nuova dimensione dove regnava il pulito, un buon odore e l’assoluta mancanza di macchie.
Decisi allora di anticipare di circa un’ora il mio solito tragitto desideroso di saperne di più su questo strano fenomeno che attraversavo ogni giorno, portando con me e per il resto della mattinata il buon profumo e un conseguente buon umore. Così circa un’ora prima del mio solito orario mattutino nel mezzo della mia camminata, arrivato al luogo fatidico, ebbi finalmente la visione del creatore del fenomeno, indaffarato e all’opera, il pulitore delle indelebili macchie della città. Ricordo che ne restai estasiato, la sua lotta contro il mondo di fuori era indescrivibile, sì perché il mondo di fuori era il fuori del suo negozio, un negozio dall’aria distinta, un po’ compassata, dalla sobria eleganza, e pieno di costumi da bagno colorati in vetrina, il cui nome aveva a che fare con il mondo del mare. A partire dalla sua soglia ecco che il pulitore delle macchie indelebili ingaggiava una guerra personale allo sporco e ad ogni sorta di organica contaminazione ed imbrattamento. Notai che la sua personale battaglia iniziava contro il cattivo odore, in un’azione che percepivo come automatica, fatta di gesti nervosi rapidi ed efficaci, con i quali l’uomo spargeva candeggina a poca distanza dal suolo, creando strani ghirigori quasi a disegnare un misterioso arabesque, il liquido veniva versato su tutta l’area in un’azione di bonifica, poi continuava con il versare acqua e detergente senza esagerare, la giusta razione, perché l’ operazione veniva ripetuta più volte in modo da smacchiare, detergere e profumare ogni centimetro di marciapiede, che veniva così messo al setaccio e strofinato con grande ardore, ogni energia veniva spesa in una lotta disperata contro lo sporco. Un duello inesorabile si manifestava contro le macchie, che come un armata invincibile si riformavano nell’oscurità della notte ed ad ogni mattina, lo assediavano ripresentandosi al cospetto della sua eroica trincea. La sua era un’azione che aveva qualcosa di mistico, apparentemente sembrava non curarsi delle persone che passavano, ma era chiaro che in questa guerra personale lui cercava alleati, il suo obiettivo o fine ultimo era molto elevato, regalare a sé, ai passanti ed alla città una vera zona pulita da durare anche se per un momento breve e temporaneo, ma con la assoluta certezza che, come l’esistenza, potesse essere degna di essere vissuta e quindi in primis rispettata. Quella mattina, svelato il mistero, restava in me una profonda riflessione e la camminata verso la mia solita meta riprese con una rinnovata ed inedita speranza.
La battaglia personale del pulitore delle macchie, ripetuta ogni giorno, incarnava una sorta di quotidiana ricostruzione di uno spazio sacro, ormai ricordo flebile nei nostri giorni, ricostruzione dell’ordine nella strenua battaglia contro il caos, l’ordine sacro del decoro, della cura delle cose e dei luoghi al di là del proprio naso, con la conseguente creazione di una sorta di baluardo contro il visibile e maleodorante disfacimento del mondo, percepito nelle nostre fluide esistenze. Proprio la ricostruzione perpetua della sua visione al mattino aperta al passaggio di coloro che come me lo attraversava e ne portava con sé il suo ricordo, il suo profumo, rappresentava un vero incenso per l’animo umano fatto soprattutto di speranza, dove il senso e il valore del sacrificio personale veniva liberamente offerto a coloro che lo attraversavano.
Spesso non siamo preparati a ricevere questi doni nel nostro quotidiano tran-tran urbano, con strani effetti, ritardi di consapevolezza e conseguente messa a fuoco di cosa ci sta capitando e cosa stiamo attraversando, ma il segno delle impronte dei miei passi e di coloro che attraversavano questo spazio temporaneamente decontaminato raccontava silenziosamente tale accadere in maniera eloquente. Nella strada principale della citta, attraversata da una moltitudine di cittadini e di genti da ogni parte del mondo, desiderose di esperienze spensierate, esaltanti e possibilmente memorabili, degne di selfie, una preghiera per evaporazione veniva ripetuta al mondo, nella speranza di essere raccolta e ascoltata da qualcuno o magari da qualche entità divina superiore, vista la sordità di quelle istituzionali.
E come nell’antico Egitto dove l’acqua, le lacrime del dio Ra, generavano la creazione degli esseri umani, così in quel piccolo tempio sacro, ormai sempre meno sacro del bene definito comune, ovvero la strada, saliva al cielo un incredibile messaggio di lotta e di speranza per tutti, un messaggio questo sì, non proprio comune.
Molto bello, prendeva il mio interesse. Mi aspettavo che il tipo fosse avvicinato da te per qualche suo commento più he il tuo. Ma questa era una mia aspettativa personale. Il racconto è coinvolgente, complimenti.
Ovviamente mi sono avvicinato in qualche modo per esprimere il mio apprezzamento per la sua missione ma non mi è sembrato molto disposto a fermarsi e ad esprimere commenti ha continuato la sua azione anche questo mi ha colpito