
Michele Santoro continua nella sua guerra all’invio di armi all’Ucraina. Qualche sera fa ha annunciato alla Gruber, su La7, una prossima manifestazione nazionale, una staffetta da Ostia a Lampedusa precisando che non è solo in questa iniziativa ma vi aderiscono, tra le altre, personalità come Cacciari, Rovelli, Barbero e Odifreddi.
La tesi sostenuta da Santoro e dai suoi illustri compagni di cordata è che bisogna sospendere l’invio di armi all’Ucraina altrimenti non si apre una trattativa e la guerra continua con tutto l’orrore che comporta (per l’Ucraina n.d.r.). E indovinate, tra l’altro, a chi il promotore imputa l’inutile protrarsi di questa sciagura? Ma naturalmente al PD anche nella sua nuova versione Schlein. Sotto sotto il vecchio agitatore universale (ha contestato in politica tutto il contestabile) ha ragione: se si esaminano le posizioni dei singoli partiti si scopre che la pensano come lui Sinistra Italiana, +Europa e naturalmente il M5s ai quali bisogna aggiungere, per amor del vero, anche il tacito assenso dei tre partiti al governo, tutti e tre putiniani in pectore ma atlantisti per necessità. D’altronde i sondaggi ci dicono che l’invio delle armi all’Ucraina è indigesto alla maggioranza degli italiani diventati via via più indifferenti e soprattutto più insofferenti alle ricadute economiche del conflitto in atto, a partire dai prezzi dei carburanti e dell’energia.
Tutte queste comprensibili ragioni, alle quali i pacifisti sopra ricordati aggiungono anche il tradimento della nostra Costituzione, là dove proclama che l’Italia ripudia la guerra, non sembrano però convincere la parte avversa, quella che non esiterebbero a definire guerrafondaia. Da quella parte c’è, tanto per fare un nome, il presidente Mattarella che non perde occasione per dichiarare pubblicamente l’adesione incondizionata dell’Italia alla causa dell’Ucraina e che è anche custode della Costituzione tirata in ballo dai pacifisti. Per non parlare poi delle tante presenze del mondo della cultura, dell’arte, dell’economia, del lavoro e dell’informazione, con buona pace del prof. Cacciari che ha ormai imboccato, dopo la lotta all’imposizione del green pass, la strada senza ritorno dell’opposizione snobistica al “mainstream” in tutte le sue forme ed espressioni.
Ma, aldilà di ogni spunto polemico, sarebbe comunque il caso che i sostenitori dell’abbandono dell’Ucraina a sé stessa uscissero dalla fase ormai stantia dei generici proclami contro la guerra per suggerire qualche iniziativa concreta. Cosa risponderebbero alla domanda “Chi può trattare la pace tra i due contendenti?” L’Italia? Certamente no. Il Vaticano? Ci ha provato, come la Turchia di Erdogan senza riuscirci. L’Unione Europea? Da escludere perché parte in causa, avendo Putin e il suo loquace tirapiedi Medvedev più volte dichiarato che la Russia combatte le ormai superate democrazie occidentali. La Nato o gli U.S.A.? Peggio che andar di notte. Restano la Cina, l’India e il Dalai Lama se dovesse mai recuperare uno stato mentale decente.
E poi, cosa dovrebbe contemplare la trattativa? È illusorio pensare al ritiro unilaterale della Russia dai territori già occupati e da quelli che avrebbe l’opportunità di conquistare con un avversario esausto e privo del sostegno dei Paesi Nato. Ecco, si potrebbe estorcere a Putin la promessa di fermarsi e di non andare oltre finché campa. Ma le promesse di Putin valgono zero così come quella di Eltsin che sottoscrisse nel 1994 il Memorandum di Budapest (poi ratificato dallo stesso Putin nel 2014) col quale la Russia garantiva la sicurezza, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina nel momento in cui venivano trasferite in Russia le testate nucleari che deteneva in quanto paese di confine, funzione cessata in conseguenza dello scioglimento dell’Unione Sovietica. Se poi lo scopo dei pacifisti nostrani è quello di dissociare l’Italia dal gruppo dei Paesi che sostengono militarmente l’Ucraina, considerino che il danno politico ed economico sarebbe per noi ancora più elevato. Con questo non si vuol dire che proseguire nel sostegno militare dell’Ucraina sia la soluzione del problema, ma almeno c’è la buona coscienza di non tradire le aspettative di un popolo che intende tuttora resistere all’invasore.
L’impressione conclusiva è che, tanto per cambiare, la vera motivazione di queste fumose e velleitarie iniziative è l’antiamericanismo, non quello che poteva nascere da Hiroshima e Nagasaki, prontamente mitigato da un robusto piano Marshall, ma quello antimperialista e anticapitalista partorito dalla guerra in Vietnam.