Calcio e autonomia differenziata

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Mancano otto giornate alla conclusione del campionato di calcio di serie A. Una rapida occhiata alla classifica ci mostra numerose anomalie rispetto all’ordinario andamento delle ultime e, per la verità, anche delle penultime annate.

Il più sconvolgente di tutti questi “strani giochi del destino” è che il Napoli si avvia a vincere il suo terzo scudetto raggiungendo così la Roma capofila del minuscolo drappello delle squadre di calcio che hanno vinto qualche scudetto pur trovandosi al di qua della “linea gotica”.

Salta poi all’occhio un’altra insolita circostanza: nelle prime tre posizioni della classifica non figura alcuna squadra del prospero nord lombardo-piemontese. Cosa davvero strana alla quale la Lega Calcio (non la Lega Nord che non esiste più, almeno ufficialmente) potrebbe porre rimedio ove decidesse (sentenza attesa per il prossimo 19 aprile) di restituire alla Juventus i quindici punti che le ha platealmente “trafugato”. Ma se le cose non cambiano, sarà confortante vedere ben tre squadre italiane “non settentrionali” tra le quattro o cinque in lizza l’anno prossimo nella Champions League.

Scorrendo poi il resto della classifica scopriamo che le altre due squadre meridionali, il Lecce e la Salernitana, rischiano, udite udite, di non essere retrocesse in serie B. Se nulla cambia, vi precipiterebbero invece tre squadre settentrionali: la Sampdoria, la Cremonese e il Verona.

Non ce ne vogliano i nostri connazionali di ascendenza celtica e visigota ma noi meridionali non possiamo non gioire di questo speciale e forse, anzi certamente, irripetibile trionfo. Troppe volte, forse a torto, ci siamo sentiti oppressi dallo strapotere calcistico del nord industrializzato, troppe volte ci siamo sentiti offesi da un tifo indecente che poco si addice a chi ritiene di essere più forte. E poi, proprio in questo 2023, è nato il decreto delegato con cui il bergamasco Calderoli vuole regalare ai suoi compatrioti un’autonomia differenziata che l’opinione dominante giudica pericolosa per le regioni meridionali. Certo, il successo calcistico non potrà mai compensare il danno che potrebbe derivare dall’introduzione di questa iniqua riforma. Forse la Lega (sempre quella Calcio e non la Lega di Calderoli) sempre sensibile alle istanze geopolitiche potrà articolare il campionato di calcio italiano in due distinte competizioni, una Serie A padana e una Serie A peninsulare, isole comprese.

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