Alla ricerca dei “poteri forti”

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Immagine tratta da Wikizionario.it

Ogni qualvolta un partito politico o un movimento di opinione vuole gettare fango sul governo in carica tira in ballo i “poteri forti”, attribuendo loro la capacità di condizionarlo pesantemente, agendo nell’ombra, in funzione ovviamente antipopolare. Il governo di turno viene, a sua volta, accusato di essere compiacente se non addirittura succubo di questa specie di consorteria, per lo più sovranazionale (ma non sempre). Insinuazioni di questo tipo perseguitano da decenni Mario Draghi, accusato di aver messo le sue capacità professionali al servizio delle più inconfessabili iniziative finanziarie, bancarie e monetarie. Naturalmente il nostro ormai ex premier non è stato né il primo né sarà l’ultimo di questi presunti nemici del popolo.

Ma chi o che cosa sono questi “poteri forti”? Prima di tentarne l’identificazione partiamo dalla loro caratteristica più evidente, osservata nel tempo: i “poteri forti” sono volatili perché prendono di volta in volta le sembianze più idonee a rendere credibile chi ne agita lo spettro. Dall’introduzione dell’euro l’Unione Europea si è guadagnata questa disdicevole qualifica agli occhi dei nostalgici della vecchia lira che l’hanno identificata con “i tecnici di Bruxelles”. In precedenza c’erano gli “Gnomi di Zurigo” cioè i poteri forti incarnati dai banchieri svizzeri che portavano all’estremo il segreto bancario. In realtà sono state tante, e tuttora lo sono, le consorterie che interferiscono sulle azioni di governo per volgerle a loro beneficio: i petrolieri, i produttori di armi, le banche (di affari e non) insomma tutte quelle che all’estero chiamano “lobbies” e che da noi non emergono alla luce del sole. Ma dove sono riconosciute, come negli U.S.A., le lobbies agiscono legittimamente, non all’oscuro.

La natura dei “poteri forti” rimane quindi misteriosa. Nell’immaginario di chi ne sostiene l’esistenza prende spesso le sembianze degli straricchi, come Bloomberg, Bezos, Elon Musk, Soros, Zuckemberg, Bill Gates e pochi altri che, messi insieme, possiedono una bella fetta della ricchezza mondiale e, secondo chi li accusa, non ne sarebbero ancora soddisfatti, in barba ai miliardi di poveracci che calcano la superficie del pianeta. Certo, sarebbe necessario che costoro fossero legati da una sorta di “conventio ad truffandum” il resto dell’umanità, ma la cosa sembra inverosimile perché spesso sono, o almeno sembrano, in competizione tra di loro.

In realtà pare che nessuno sappia spiegarci nulla di questo argomento tanto ricorrente nella storia politica del nostro Paese. Interrogando Wikipedia compare una pagina di disambiguazione selezionando la quale si apre una pagina sul “potere” nelle varie visioni sociologiche e null’altro, salvo un generico riferimento alle oligarchie. Illuminante è invece quanto ci dice in proposito Furio Colombo su “Il Fatto quotidiano” del 17 giugno 2012. Invitando tutti a leggere l’intero articolo, pubblicato, ironia della sorte, proprio sul quotidiano che sin dalla sua fondazione chiama in causa i poteri forti a sostegno dei suoi attacchi all’establishment, se ne riportano qui di seguito le conclusioni:

“Ma forse conta di più la domanda: quale potere in grado di disporre dei destini del mondo pubblicherebbe i nomi dei soci e consoci del progetto di dominio? È mai accaduto? Ci sono dunque due percorsi, che restano aperti alla fine di questa riflessione. Il primo ci dice di una forza molto grande, molto segreta, molto profonda, molto lontana da verifiche indiscrete, capace di restare segreta in questo periodo della storia. La seconda è che chi era alla guida dell’autobus globale, illuso o esaltato dalla prima sperimentazione nella Storia del grande evento, ha perso il controllo, provocando incidenti a catena in cui sono coinvolti tutti, poteri forti, mezzi poteri, poteri deboli. Non so quale delle due risposte sia più drammatica. La prima: i “poteri forti” ci sono ma non li troveremo, non adesso. Non ne abbiamo alcuna idea o alcun contatto. Come Dio, non si mostreranno. La seconda: i poteri forti sono un incidente di laboratorio, un virus fuggito dalle banche. E si sta ancora, affannosamente, cercando l’antidoto. Intanto circolano imbroglioni e Dulcamara. E anche dottori in buona fede, però a mani vuote.”

E se rimane nell’incertezza anche un editorialista di vaglia come Furio Colombo, sia pure ospitato da un quotidiano che denuncia “poteri forti”, vuol dire che la materia è tuttora oscura. Dunque, quando si parla di “poteri forti” si evoca qualcosa di indistinto ma utile per tutte le strumentalizzazioni a sfondo complottistico. Torna in mente il complotto demo-pluto-giudaico-massonico inventato dal fascismo, prendendo spunto dal quale Umberto Eco ammoniva: «In genere ogni forma di populismo, anche contemporaneo, cerca di ottenere il consenso parlando di una minaccia che viene dall’esterno, o da gruppi interni.»

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