Vade retro

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Inserimento di una scheda nell’urna (Immagine di www.unsplash.com).

Quando il senso comune non era ancora intriso di catastrofici presagi, si soleva dire: dopo ferragosto si rompono i tempi. Così dopo settimane di caldo torrido e di siccità ricomincia a cadere pioggia, i letti di fiumi e torrenti ospitano di nuovo acqua e non più solo detriti e rifiuti, le temperature iniziano a calare.

Anche nella comunicazione in questo ferragosto italiano si sono rotti i tempi. Per trenta giorni, fino al 25 settembre giorno del voto, bisognerà (meglio dire bisognerebbe) rispettare leggi e regolamenti che impongono la par condicio, per garantire la parità di trattamento e l’imparzialità rispetto a tutti i soggetti politici. In queste settimane oltre ai disagi provocati dal gran caldoabbiamo dovuto far fronte anche al flagello dell’invasione di locuste stridule con ali di carta, bollettini informativi, comunicati stampa e dichiarazioni roboanti su chi erano e saranno nemici ed alleati, contro cui o con cui si affronterà la fatale ultima battaglia, quella che si concluderà con l’apertura delle urne elettorali.

Lo spettacolo non è stato edificante. Grazie alla fedele alleata canicola, i leader delle formazioni politiche, vecchie e neonate, si sono permessi di dire tutto e il contrario di tutto, senza porsi neanche il problema di mostrarsi coerenti, di spiegare come e perché le loro ipotesi di governo sarebbero efficaci e fattibili. L’importante era e sarà rincorrere i sondaggi, che ormai qui da noi, come in tutte le democrazie parlamentari occidentali, contano più del voto concreto, quello segnato su una scheda e depositato in un’urna.

La foschia estiva si sta ormai diradando e dei centouno simboli depositati ne vedremo molti di meno sulle nostre schede e molto probabilmente i sondaggi si riveleranno corrispondenti alla realtà. Lo scarto di qualche punto percentuale tra il risultato atteso e quello effettivo sarà sufficiente per i grandi strateghi dei diversi raggruppamenti per individuare vincitori e vinti, interni ed esterni a loro. Effetto collaterale di una politica fondata sui sondaggi è che le nostre democrazie vacillano. In ogni campagna elettorale tutti promettono, nessuno propone. Tutti si dichiarano autosufficienti. Si evita un confronto sui contenuti di accordi commerciali, economici, politici e militari sottoscritti e blindati che limitano la sovranità nazionale nell’amministrazione delle risorse finanziare e sul governo dell’economia.

Tutti evitano di pronunciarsi per evitare di essere bacchettati in anticipo. Si compilano inutili liste della spesa, si scrivono gli indici dei programmi su cui è difficile esprimere dissenso e cogliere contraddizioni. Cos’è stato se non questo il cercare di appropriarsi dell’Agenda Draghi da parte dei singoli partiti? Un lungo elenco dei settori in cui intervenire ma nulla su come farlo e quali scelte compiere. Ma su questi temi è difficile indirizzare l’opinione dell’occulto campione statistico, riferimento di chi fa i sondaggi. Più facile è inventarsi slogan. proposte minimali, quel più uno per differenziarsi dall’avversario. Si inventano scontri ideologici, si inventano caratteri nazionali religiosi, culturali, razziali esclusivi o si trasformano accordi politici, economici e militari in atti di fede, in scelte di appartenenza etica ed etnica. Europei o europeisti, atlantisti ed occidentali, concetti svuotati di senso tanto da poter essere usati a piacimento a seconda delle emergenze e facilmente riducibili a domande da commissionare ai sondaggisti. Termini usati in caso degli sbarchi di immigrati, contro i terrorismi, contro nemici veri e presunti, per difendere scelte politiche ed economiche antipolari, per giustificare guerre d’invasione o il sostegno a guerre di resistenza.

Incapaci di far politica tutti si inventano ruoli profetici e come tutti i profeti si inventano guerre sante e territori da invadere. Oggetto privilegiato di attacchi incrociati è la sfera privatissima delle nostre vite. C’è chi attacca e chi non osa difendere perché diviso al suo interno o perché semplicemente pavido. Diventano oggetto improprio della discussione politica chi vogliamo amare, come vogliamo procreare, come vogliamo morire, in cosa vogliamo credere, cosa vogliamo leggere studiare e insegnare, che ricerche vogliamo e possiamo effettuare, di che arte vogliamo godere, cosa vogliamo mangiare, bere e fumare. In un paese laico, liberale e democratico in questi ambiti l’unica legislazione ammissibile è quella sottrattiva, quella che libera da obblighi e relative punizioni.

È necessario e urgente difenderci e difendere le nostre democrazie da queste invasioni. È necessario e urgente incominciare ad alzare delle barriere impenetrabili e, dove si mostrassero delle falle, intervenire tempestivamente e vigorosamente per evitare che tutto crolli. Il politicare rimanga fuori dalla sfera privata ed individuale. In molti cadono nella trappola, provano ad avviare un confronto nel merito il che costituisce già una vittoria per chi per sua ideologia vuole controllare la vita degli altri. Non c’è discussione possibile su diritto alle cure mediche, all’assistenza sociosanitaria, al diritto al divorzio, all’aborto, alle libere unioni, ad una morte dignitosa, al diritto di spostarsi, di entrare e di uscire da un territorio ad un altro, in Italia in Europa, nel mondo, all’uso privato di alcool e cannabis. Diritti inalienabili riconosciuti e continuamente oggetto di riclassificazione. Diritti di cittadinanza nel mondo civile e moderno non associabili a nessun’altra condizione se non quella di essere nati.

Si sa però che schierarsi è sempre meglio che interrogarsi. Se qualche uomo politico volesse far pace con gli elettori, dovrebbe iniziare a smettere di prenderli in giro. Siamo convinti che settanta e più anni di esperienza democratica repubblicana ci tengono al riparo da catastrofici epiloghi nell’eventualità che questa destra italiana assurga a responsabilità di governo. Non esiste però nessuna architettura istituzionale, per quanto ben costruita, che ci possa salvaguardare per sempre dall’ingerenza etica e moralistica della politica. Per questo, prima ancora che impegnarsi perché questo o quello schieramento risulti vincitore o perdente nella sfida elettorale, bisogna attrezzarci per difendere il nostro vivere civile. Allora parafrasando il più integralista dei motti religiosi, va urlato con forza un Vade retro alla politica delle ingerenze, allo sconfinamento. Ad aiutarci a dirimere la matassa ancora una volta è la nostra Costituzione che ci guida. Come lucidamente recita l’art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

3 commenti su “Vade retro”

  1. E chi è che sostiene questo è che non ha già dato prova orrenda di se? Ci tureremo tutti il naso votando quelli a cui siamo legati o affezionati e che in parte sono portatori del nostro modo di vedere. Nascerà un altro parlamento di nominati.

    1. Bravo si, ma non ho capito se poi vai a votare. Io si anche sempre con meno convinzione. E non posso neanche dire che li faccio in segno di speranza che tutto credono che sia propaganda elettorale…

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