Cile: nuova tappa del processo costituente

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Bandiera cilena (fonte: www.pixabay.com)

Sembrano lontani i giorni bui di ottobre 2019, quando in Cile scoppiò l’estallido social, mesi di proteste, scontri, persone accecate dai proiettili di gomma, Santiago trasformata in un teatro di guerriglia urbana. Un processo lungo e doloroso per il Paese andino, che però lo ha portato, lo scorso anno, ad eleggere i 155 membri dell’Assemblea Costituente per riscrivere la Magna Carta dell’epoca della dittatura di Augusto Pinochet, un ultimo filo che ancora lega il Cile al suo passato.

La Convenzione Costituzionale dovrà redigere entro luglio 2022 la nuova Costituzione, che sarà poi sottoposta ad un plebiscito “d’uscita”, obbligatorio per essere approvata o meno dalla popolazione.

Il 4 gennaio scorso si sono tenute le elezioni per il nuovo Direttivo della Convenzione Costituzionale, con un commosso ed appassionato discorso di commiato della presidente Elisa Loncon, prima donna Mapuche a ricoprire questo ruolo, e del vice presidente Jaime Bassa, professore di diritto costituzionale all’Università di Valparaìso. Entrambi eletti il 4 luglio scorso, a distanza di 6 mesi, hanno lasciato il posto ad un nuovo Direttivo.

Questo processo cambia il nostro popolo, il nostro Paese e anche noi”, ha detto Bassa al cospetto dei 155 membri dell’Assemblea. ”Bisogna difendere la pluralità del nostro Paese.” Parole che si sono concluse con profonda commozione e che sono state accolte con un fragoroso applauso dai Costituenti presenti in aula. La presidente uscente Elisa Loncòn, che ha iniziato il suo discorso in lingua Mapuche, ha poi sottolineato l’importanza ed il riconoscimento delle minoranze etniche presenti nel Paese, di cui lei stessa si è fatta portavoce: “La convenzione costituzionale è il processo più trasversale del nostro sistema politico. Il fatto che io sia stata eletta come donna mapuche presidentessa della Convenzione Costituzionale è un evento culturale e politico senza precedenti nella storia della nostra comunità politica. Oggi siamo un Paese paritario e plurinazionale. Possiamo dialogare e convivere pacificamente. Dopo aver camminato tanto, ci siamo incontrati.”

Le elezioni del nuovo Direttivo della Convenzione sono iniziate dunque martedì scorso, ma nella prima giornata, dopo ben 8 votazioni, non è stato eletto nessun candidato poiché non è stata raggiunta la maggioranza di 78 voti sui 154 presenti in aula. Rimandata al giorno seguente, con una candidatura ritirata in corso d’opera, finalmente la Convenzione ha eletto una nuova Presidente, ancora una volta donna: Maria Elisa Quinteros, dentista ed ecologista, rappresentante della regione del Maule ed appartenente al gruppo di attivisti indipendente Movimientos Sociales Constituyentes, nato dopo le proteste sociali del 2019. A prendere il posto di Jaime Bassa come vicepresidente invece è stato Gaspar Dominguez, 33 anni, della regione del Lagos, medico, eletto con ben 112 voti, che ha garantito il suo impegno per potenziare le politiche in merito alla sanità pubblica. Dominguez è parte della Red Disidente Constituyente, che ha lo scopo di rappresentare e dare visibilità al tema dei diritti di diversità sessuale nella Convenzione Costituzionale.

Al termine delle due giornate di votazioni è emersa una difficoltà d’intesa e di omogeneità tra i Costituenti che anche la Presidente ed il Vicepresidente uscenti hanno sottolineato alla fine di ben 8 turni di voto: “L’assemblea costituente ha bisogno che noi siamo in grado di camminare insieme. I cittadini si aspettano certezze e dobbiamo essere in grado di darle.”

La nuova Costituzione cilena non sarà scritta solo da “studiosi ed eruditi”, come specificato dalla Loncon, ma sarà un processo culturale e democratico in cui artisti, giovani, studenti, lavoratori, intellettuali daranno il proprio contributo. Tutti gli occhi del mondo sono puntati sul Cile: l’elezione poche settimane fa del nuovo Presidente Gabriel Boric ha sorpreso e dato un forte scossone alla politica internazionale. Il Cile, infatti, è visto da molti come un “laboratorio” di democrazia dal basso per molti Stati dell’America Latina a lui vicini. Un processo che non è certo stato esente da difficoltà ed ostacoli: la stessa Presidente ha infatti posto l’accento sulla poca collaborazione ricevuta da alcuni esponenti delle istituzioni e soprattutto dal governo uscente di Sebastian Piñera.

Al centro dell’agenda politica dei membri dell’Assemblea Costituente ci sono: difesa dei diritti naturali, partecipazione politica delle donne, democrazia dei territori, riconoscimento dei popoli e nazioni indigeni, decentralizzazione, riforma dell’educazione e del sistema pensionistico ed il cosiddetto “buen vivir”. Questo termine spagnolo (che significa vivere bene) contiene una visione di cambiamento sociale che parte dalle esperienze delle comunità indigene: la natura non è considerata come mezzo da sfruttare per raggiungere il benessere economico ma, al contrario, la sua conservazione diventa essa stessa uno degli obiettivi dell’agenda politica. Un equilibrio uomo-natura, dunque, rispettoso dell’ambiente.

Nei prossimi mesi, dunque, partendo da questi temi, saranno discusse e deliberate le norme costituzionali che sono già state presentate da alcuni costituenti, ma che hanno visto una grande partecipazione anche da parte dei cittadini, mediante la cosiddetta Iniciativa Popular de Norma Constitucional. (Iniziativa popolare di normativa costituzionale).

Inizia dunque la fase viva del processo, fatta di dialogo politico, al termine del quale gli articoli della Magna Carta dovranno essere prima approvati da almeno due terzi dell’Assemblea e poi sottoposti al referendum popolare.

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