Convincere i no-vax: è possibile?

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I capricci di chi non vuole vaccinarsi diventano di giorno in giorno più intollerabili. E non ci riferiamo alle proteste di piazza guidate dall’estrema destra e nemmeno a chi nutre un’autentica preoccupazione per i danni che la vaccinazione può determinare. Parliamo invece di tutti coloro, e non sono pochi, che argomentano in vario modo il rifiuto dell’obbligo vaccinale. A questi amanti della libertà assoluta, tra i quali non mancano eminenti esponenti del mondo intellettuale, va ricordato che la tanto amata e strumentalmente richiamata Costituzione Italiana non tutela solo diritti, ma sancisce anche obblighi. Da quando è in vigore, sono state recepite o sono state emanate molte leggi che impongono obblighi ai cittadini, norme la cui incostituzionalità non è stata mai eccepita o comunque riconosciuta.

Si prenda in considerazione, tanto per cominciare, il servizio obbligatorio di leva in vigore in Italia dalla nascita del Regno e, accolto dalla Costituzione, abrogato solo dal 2005. Non era una piccola limitazione della libertà: ti sottraevano tutti i giovani idonei, nel fiore degli anni e per 12 o 18 mesi, agli affetti, familiari e non, e all’eventuale lavoro con annessa retribuzione. C’è poi l’obbligo dell’assicurazione per le autovetture: puoi essere il più prudente o il più abile degli automobilisti, ma dovrai sottostare al pagamento di una polizza, spesso esosa, perché non puoi essere lasciato libero di provvedere direttamente al risarcimento dei danni provocati con la tua auto o con la moto.

Lo stesso succede con l’obbligo scolastico, che priva un adolescente della libertà di restare ignorante e di vivere, di conseguenza, una vita da sfruttato o emarginato. Nessun attentato alle libertà individuali e alla democrazia in questi casi? L’elencazione di alcuni obblighi, di cui ci siamo dimenticati o ai quali ci siamo assuefatti, vale, senza neppur ricorrere a quelli vaccinali già in vigore, ad evidenziare quanto l’opposizione all’introduzione dell’obbligo di vaccinarsi contro il covid ed al green-pass (che ne costituisce, ai loro occhi, l’anticamera) sia pretestuosa oltre che infondata ed egoistica: pretestuosa perché detta introduzione è in linea con la Costituzione, tanto è vero che le categorie già assoggettate all’obbligo lo stanno, nella stragrande maggioranza, accettando; infondata per la semplice ragione che i rischi legati alla vaccinazione sono, almeno nel breve periodo, incommensurabilmente inferiori a quelli che si corrono contraendo la malattia, per la quale, come per il vaccino, si ignorano tuttora i rischi nel medio e lungo periodo; egoista, infine, perché antepone la presunta difesa della salute del singolo a quella della collettività.

C’è poi la polemica sul green-pass: secondo alcuni è discriminatorio perché vieta di fatto soltanto talune attività a taluni soggetti, secondo una linea di demarcazione che appare al momento poco chiara e in certi casi discriminatoria. Non solo, ma il green-pass conseguito attraverso il tampone si presta all’accusa di essere comunque inefficace oltre che costoso. Rimuovere tutti i limiti contestati al green-pass equivarrebbe però all’introduzione surrettizia dell’obbligo vaccinale. Questo secondo i critici, tra i quali si annoverano anche il prof. Barbero ed altri 299 accademici firmatari del medesimo appello. Ma forse i nostri 300 giovani e forti non considerano che anche la strada dell’esplicita introduzione dell’obbligo non è esente da squilibri. Ogni obbligo di legge ha infatti un senso se prevede una sanzione: trovarne una efficace ed equa in questo caso non è facile. L’efficacia potrebbe essere garantita solo dalla somministrazione coercitiva del vaccino, azione inconciliabile con l’impostazione democratica della nostra vita sociale. La reclusione e l’isolamento precauzionale di chi si sottraesse alla somministrazione sarebbero anch’essi improponibili. E poi, per quanto tempo e con quali costi? Resterebbe l’ammenda pecuniaria, ma sarebbe iniqua per chi dispone di entrate economiche modeste o nulle. Ed ancora: per quanto tempo il pagamento della multa consentirebbe a chi ha rifiutato la vaccinazione di circolare liberamente? E l’ammenda potrebbe essere comminata ogni qualvolta l’autorità incoccia un non vaccinato, anche se già multato il giorno prima? Il problema dell’introduzione dell’obbligo è dunque molto più grosso di quanto non sembri.

Sarà forse preferibile, finché dura la pandemia, insistere sul pedale dell’adesione spontanea, legata ad una corretta e capillare opera di sensibilizzazione, sperando di restringere al minimo il numero degli irriducibili i quali, non potendo essere avviati al patibolo (la nostra Costituzione lo vieta), andrebbero minacciati di reclusione fino alla somministrazione forzata del vaccino o, in mancanza, a vita. Potrebbe essere un valido deterrente? È proprio necessario, come predicava la lotta armata negli anni Settanta, spaventarne uno per educarne cento?

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