La cultura come baluardo contro no-vax e no-green pass

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I bambini ci stupiscono spesso per la loro capacità di interessarsi a più cose contemporaneamente; ne ho avuto la prova recentemente dal racconto di un nonno. La scena narrata si è svolta in vacanza, di sera, mentre il nonno seguiva le notizie di un telegiornale in tv e il nipotino di 8 anni sembrava intento a giocare sul pavimento con robottini e macchinine. Mentre in tv veniva trasmesso un servizio sulle proteste dei movimenti no-vax e no-green pass, il bambino chiede al nonno: «Ma perché noi piccoli dobbiamo vaccinarsi e i grandi non vogliono farlo?» Il nonno, sorpreso, abbozza una risposta menzionando la differenza tra vaccinazioni obbligatorie e volontarie e dicendo che non sempre si possono costringere tutti a fare le stesse scelte, anche se queste sono utili a tutti; al che il nipote commenta: «Ah, ho capito! È come ci ha spiegato la maestra sul vizio del fumo: fumare fa male, ma chi vuole farlo lo stesso, non può farlo nei luoghi chiusi perché non deve danneggiare la salute degli altri.»

Il bambino aveva associato la libertà di scelta di un comportamento dannoso per la salute con l’obbligo di attenersi a limitazioni imposte per non danneggiare il benessere altrui. Ebbene, se un bambino comprende così bene il principio della limitazione della propria libertà quando è in gioco il benessere collettivo, perché i no-vax e no-green pass restano incomprensibilmente abbarbicati a slogan risibili del tipo “abbasso la dittatura sanitaria”? In effetti, l’unica spiegazione possibile per tale irragionevolezza è la diffusa presenza di atteggiamenti antiscientifici. In definitiva, come ha scritto Silvano Fuso su micromega.net, «è necessario agire sul piano culturale. Occorre diffondere una maggiore cultura scientifica, ma non intesa come conoscenza dei singoli contenuti disciplinari (riservati agli specialisti). Occorre fare comprendere meglio cosa sia la scienza … Al di là dei contenuti disciplinari, sia pur importanti, ci si deve concentrare sul metodo. La scienza infatti non è un insieme di contenuti preconfezionati, ma un metodo di approccio alla realtà. Una didattica che dia il giusto spazio all’evoluzione storica della scienza può sicuramente contribuire a far comprendere meglio le sue dinamiche, i suoi metodi, le sue caratteristiche e contribuire a formare cittadini con maggiore senso critico e meno disposti a seguire i vari agitatori di popolo che, a loro insaputa, li strumentalizzano.»

Mi sovviene, al riguardo, la conversazione ascoltata mentre sorseggiavo un caffè, seduto a un tavolino all’aperto di un bar del centro della mia città. Due giovani discutevano sul fatto che l’uso del “green pass” consentirebbe di essere controllati e “tracciati” a distanza, se adoperato sul telefonino con localizzatore; a un certo punto uno dei due fa all’altro: «Ma se te lo stampi, lo presenti dove è richiesto e nessuno ti “traccia”.» Cultura e sentimento sociale, quindi, sono i fondamentali strumenti per contrastare ogni forma di prepotenza: non si può definire altrimenti la condotta di chi mette a repentaglio la propria e l’altrui esistenza; tenere a distanza chi non vuole vaccinarsi non è un atto discriminatorio, è una necessaria misura di difesa della libertà e della vita degli altri.

1 commento su “La cultura come baluardo contro no-vax e no-green pass”

  1. Russo Concetta

    Egregio Direttore, complimenti per la chiarezza. Dal suo articolo emerge un concetto di cultura che non è un asso piglia tutto come spesso viene intesa, ne tanto meno un male che come un vaso di Pandora deve essere sigillato, ostentando il vanto di una sana ignoranza.
    L’esempio che porta è che la cultura, nella sua aderenza etimologica, significa coltivare e quindi curare, due dimensioni che si accostano al sentimento sociale che in queste circostanze deve essere alimentato, come Lei ci ricorda. Il bambino ha fatto un ragionamento ed è riuscito da un esempio a capire un altro fenomeno. Eminenti filosofi di fama internazionale non hanno dimostrato la stessa sagacia, combinando pasticci e usando dei concetti, quali libertà e democrazia, in modo ambiguo e irragionevole, trasformando il loro tentativo di pensare in noiosi sermoni. E certo non possiamo dire che per loro la cultura è carente ma le loro posizioni ripropongono la dannosa contrapposizione tra le diverse discipline, tradizionalmente intese come umanistiche e scientifiche.
    Le due dimensioni conoscitive si rafforzano e arricchiscono reciprocamente solo con un continuo scambio, senza mai fare forzature in un senso o in un altro come ha dimostrato il bambino : se “il fumo fa male” anche a chi non fuma, come accertato scientificamente, allora è vietato nei luoghi pubblici, il concetto di libertà viene contestualizzato e non c’è scienza né filosofia che possa stabilirne definitivamente i limiti e le potenzialità.
    Tina Russo

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