Fascismo eterno?

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Vi è un consenso quasi unanime sul fatto che Donald Trump sia stato il peggior presidente della storia degli Stati Uniti, e non soltanto fra l’elettorato democratico di quel Paese, ma anche fra i repubblicani che, grosso modo, possono essere paragonati a una sorta di destra. Attraversando l’Atlantico e dando un’occhiata a ciò che dalla metà del secolo scorso in poi è accaduto nel vecchio continente, possiamo dire che anche dalle nostre parti si è pareggiato il conto in quanto a “peggiori” capi di Stato della vecchia Europa (e, purtroppo, anche della nuova). In Germania c’è stato il nazismo di Hitler, in Italia il fascismo di Mussolini, in Spagna il fascismo di Franco e, andando verso est, il comunismo spietato di Stalin e, ancora più a est, quello di Mao Zedong.

Alla caduta di questi regimi si è quasi sempre assistito a ovazioni del popolo che festeggiava la sua liberazione dall’oppressione ma, questo “popolo” esultante che, sempre, viene considerato la vittima di uomini malvagi, si è mai posto la domanda su chi ha consentito a quei personaggi di assumere il potere? Sì, già conosciamo la risposta: è stato quello stesso popolo che, le cronache di quei tempi ce lo confermano, aveva trascinato (è proprio il caso di dirlo: a furor di popolo) alla guida di quei paesi personaggi di cui poi non si sarebbe più riusciti a sbarazzarsi con facilità. Abbiamo dimenticato, per limitarci al nostro Paese, che per tutto il famigerato Ventennio tutti erano fascisti, tanto da aver accettato che il regime entrasse perfino nelle loro più intime abitudini, come il sostituire il “lei” con il “voi” o il “salutare romanamente”, invece di stringersi la mano? Oppure il “suggerimento” di non portare la barba (gli antichi romani non la portavano) e quello di portare il distintivo con il fascio littorio appuntato al bavero della giacca e, per le donne, l’invito a non fare uso della cosmesi, l’alternativa femminile della “maschia gioventù”. E il sabato fascista? I raduni, gli indottrinamenti, le spiate verso chi non mostrava sufficiente ardore per il Duce che, per far credere agli italiani che lavorasse per loro senza sosta, lasciava accesa la luce nel suo studio su piazza Venezia tutta la notte, mentre lui andava a spassarsela con italiche fanciulle. Oggi una nutrita percentuale di italiani (fra i quali primeggia Forza Nuova, che espelle i suoi iscritti che decidono di immunizzarsi) manifesta, spesso scompostamente, contro la richiesta (non l’obbligo) di vaccinarsi, per tutelare la propria e l’altrui salute; ma a quel tempo chi si fosse rifiutato di fare qualunque cosa richiesta dal regime, oppure si fosse azzardato a manifestare il proprio pensiero politico, anche in ambienti ristretti e non certamente nelle piazze, nel migliore dei casi sarebbe stato deportato a marcire al “confino” in un’isoletta del Mediterraneo.

Ebbene, nonostante tutto questo, c’è ancora in Italia una significativa porzione dell’elettorato che, apparentemente dimentica della storia recente, dopo aver accettato senza scandalizzarsi che nessun gerarca fascista fosse processato alla fine della guerra, come invece avvenne a Norimberga per i capi nazisti, continua a titillarsi con una pletora di partiti post fascisti che hanno inquinato il nostro arco costituzionale dall’immediato dopoguerra fino ad oggi. Farne la storia sarebbe troppo lungo, per cui ci limitiamo a quello che negli ultimi anni sembra mietere più consensi di tutti i suoi predecessori, il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, che, a quanto sembra secondo sondaggi più o meno attendibili, è ormai il primo partito del nostro Paese. Cosa c’è, nella Meloni, che affascina le masse dei suoi sostenitori, tanto da averla spinta così in alto che nemmeno Giorgio Almirante o Gianfranco Fini (ci sia consentito di dirlo: uomini di tutt’altro spessore culturale e politico) avrebbero potuto vagheggiare? Probabilmente è il fatto che, essendo all’opposizione, si oppone a tutto, e noi italiani, si sa, siamo per natura “bastian contrari”. A noi piace dire cos’è che non va, ma quando dovremmo sbilanciarci a dire cos’è che andrebbe, e cosa faremmo per ottenerlo, allora prevale l’imbarazzato silenzio. Sappiamo tutti che demolire è infinitamente più facile che costruire e, quindi, la signora Meloni, definita anche come un ircocervo fra Anna Magnani, Maria Callas e Angelina Jolie, ha gioco facile nell’arringare le folle “contro”: contro l’obbligo delle vaccinazioni, contro il green pass, contro l’immigrazione, contro l’Unione Europea, contro lo Ius soli, contro gli omosessuali, contro le tasse, e così via, con un modello politico d’oltre confine che si identifica con uno dei più esecrati governanti europei, l’ungherese Orbàn. Questa 44enne popolana romana che, insieme al suo “compare” Salvini avrebbe voluto che ritornassimo alla lira, uscendo dall’euro, dall’Europa, con una sorta di ritorno all’autarchia di mussoliniana memoria, miete consensi fra chi non sa, non ricorda, o non vuole ricordare, la differenza abissale fra la destra che lei rappresenta e il liberalismo di sinistra che ha reso l’Europa quello che è oggi, rappresentato in Germania da un donna che il solo paragone con Meloni è ingiusto: “mutti” Angela Merkel. E a proposito di differenze fra “destra” e “sinistra”, è immancabile che salgano alla memoria le indimenticabili parole di Giorgio Gaber, secondo le quali, “fare il bagno nella vasca è di destra, far la doccia invece è di sinistra”.

Come abbiamo detto qualche riga più su, il vero, grande, problema che affrontiamo oggi è che non vi è mai stato, dopo la caduta del regime, un processo per lo meno storico su ciò che era accaduto al Paese, ma, invece, un “riciclaggio” di tutti i suoi vecchi marpioni, velocissimi nel cambiare casacca dall’oggi all’indomani; questo perché, come scrive Francesco Filippi in Ma perché siamo ancora fascisti?, “all’interno del panorama sociale italiano c’è stata, c’è e probabilmente ci sarà ancora per molto tempo una componente più o meno dichiaratamente fascista … la gestione della memoria pubblica è passata attraverso una semplificazione estrema della memoria e una generale tendenza a porre l’accento sulla passività della società italiana nei confronti della propria storia … Perché quindi siamo ancora fascisti o, meglio, perché non siamo convintamente antifascisti? Perché in questi anni, nel tentativo di mantenere pulita la memoria del paese, non abbiamo affrontato con determinazione i crimini che il fascismo ha commesso anche grazie alla connivenza degli italiani … perché, infine, una parte minima della società italiana non ha mai voluto essere altro, e infine perché una parte della nostra società, probabilmente la più consistente, non si è mai nemmeno posta seriamente la domanda, rimanendo indifferente”. Quindi i suoi sostenitori, oggi, nella Meloni vedono solo una minuta e apparentemente innocua biondina con gli occhi azzurri, e non pensano ai manganelli, all’olio di ricino, alle leggi razziali, alle deportazioni, all’omicidio brutale di Matteotti; dimenticando che lei, e il suo “compare”, l’antieuropeista a corrente alternata, Salvini, sono proprio gli eredi di quel triste passato che, di tanto in tanto, con nomi e forme diverse, cerca nuovamente di emergere. E, quindi, quando si pone la domanda sul perché le cose non vanno come vorremmo, non cerchiamo altrove. Cerchiamo in noi stessi.

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