Quando la follia diventa normalità

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Franco Basaglia 1924-1980 (Fonte: wikipedia)

È questa l’impressione che suscitano recentissimi fatti di cronaca, più o meno nera.

Un gestore di funivie che disattiva i freni delle cabine sospese a un cavo, come vogliamo chiamarlo? uno sconsiderato? è comunque una persona che, se ha un minimo di coscienza, si porterà dietro per tutta la vita il fardello di quattordici vite perdute e di una quindicesima condannata alla solitudine.

Che dire poi della sorte toccata a Saman, colpevole di aver tentato di sottrarsi non solo a un matrimonio indesiderato (che comportava tra l’altro lo sradicamento dalla realtà in cui viveva e il trasferimento in Pakistan), ma anche ad una famiglia malata del più truce fondamentalismo. Un rapido e definitivo “consiglio di famiglia” ha sentenziato che bisognava dispensare morte, dolore e infelicità tra tutti i personaggi di questa assurda tragedia. Lo sposo promesso non avrà ciò che desiderava. I genitori della ragazza sono condannati al rimorso eterno, ammesso che la loro coscienza lo riconosca, cosa di cui è lecito dubitare: se si considera una persona pensante alla stregua di un oggetto inerte di cui si può disporre a piacimento, la sua perdita è sopportabile. È difficile che lo zio, indiziato come esecutore materiale del crimine, potrà dimenticare gli ultimi istanti di vita della giovane nipote. Ci auguriamo che almeno il ragazzo amato da Saman possa lentamente costruirsi un futuro sereno, non avendo alcuna colpa ma essendo comunque vittima di questa sciagurata vicenda.

L’ultima notizia riguarda l’insperato ritrovamento del piccolo Nicola, sperduto per ore nelle boscaglie del Mugello. I media si sono, com’era prevedibile, catapultati su questo straordinario evento, ansiosi di trovare qualche spunto per ulteriori scoop dopo quello, già clamoroso, del ritrovamento. Ed in realtà l’avventura del piccolo Nicola ha dell’incredibile. Un ometto di 21 mesi che scende dal letto ed esce di casa nottetempo con le scarpette (che forse non si era tolte andando a letto) per andare non sappiamo dove, ma per arrivare poi a circa tre chilometri di distanza, lascia a bocca aperta. Ed ancora più sorprendente è che il bimbo, per la felicità di tutti, ne esca senza danni apparenti. Certo, quando l’hanno trovato chiamava in lacrime la mamma, ma chi può immaginare come siano state quelle ore al buio per un bimbo di meno di due anni che comunque avrà avuto la terribile sensazione di essersi smarrito e di vivere una situazione totalmente estranea alla sua vita quotidiana? Di notte, al buio, senza la mamma, il papà e il fratellino avrà avuto paura? Si porterà dietro questa spaventosa esperienza o la tenera età gli permetterà di rimuoverla?

Molti contestano che la Procura abbia comunque aperto un’inchiesta, mentre i più la considerano giustificata da alcune insolite ed inspiegabili circostanze (le scarpette, l’incredibile distanza percorsa, la miracolosa assenza di lesioni e ferite, il lasso di tempo, oltre otto ore, impiegato dai genitori per denunciare la scomparsa). Staremo a vedere cosa emergerà, pur augurandoci vivamente che non compaiano gravi elementi di colpevolezza. Ma quelli di cui siamo già in possesso bastano e avanzano per collocare gli improvvidi genitori nel vasto novero degli irresponsabili.

Quando la voglia, comprensibile, di difendersi dagli aspetti negativi del progresso ti infatua fino al punto di farti portare l’intera famiglia a vivere una vita ai limiti del selvaggio (pare che in casa non ci fosse neppure l’energia elettrica), siamo vicini a qualcosa che rasenta una forma di “violenza su minori”. Sì, magari da grandi saranno in grado di scegliere da soli che vita fare, da che parte stare, ma nel frattempo saranno cresciuti con un modello di vita arcaico, difficilmente arcadico, e quindi destinati a soccombere nell’inevitabile confronto con la gioventù allevata nella società civile che, per quanto malata, offre anche la possibilità di tenersene prudentemente ai margini senza dover passare l’intera esistenza a pascolare capre nel Mugello.

I genitori di Nicola, anche se non hanno commesso alcun delitto, hanno in comune con quelli di Saman e col gestore della funivia del Mottarone lo stesso stigma: sono affetti da una qualche forma di “follia”. Così come lo sono gli autori di tanti efferati femminicidi, i poliziotti statunitensi che infieriscono su malcapitati fino a procurarne la morte. La prova della loro “follia” è nella sottovalutazione, demenziale, degli strumenti di indagine a disposizione delle forze dell’ordine (smartphone, videosorveglianza, ricerca del DNA ecc.). E chissà quanti altri squilibrati sono in giro, ma non hanno ancora manifestato tali segni. Aveva visto giusto Franco Basaglia quando capì che c’erano più matti fuori che dentro i manicomi e ne promosse la chiusura.

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