“Il cielo di carta”: Lilith

tempo di lettura: 2 minuti
Chiara Tortorelli, Lilith, Homo Scrivens 2021, pp. 193, € 15

Chiara Tortorelli ritorna al suo pubblico con Lilith, un poemetto dal titolo di per sé suggestivo e misterioso che richiama alla memoria uno dei miti più complessi dell’antichità. Lilith è un personaggio femminile che si perde nella notte dei tempi, di lei si narra nelle leggende che hanno affascinato popoli e culture dell’area indoeuropea. Nello scorrere dei millenni è stata la protettrice delle partorienti, poi è diventata il demone, il serpente tentatore della Genesi, la strega, la creatura alata che di notte si leva in volo per uccidere i neonati, la prima Eva ed altro ancora.

Chiara Tortorelli la fa sua, ne ricostruisce la storia, l’attraversa e la reinterpreta. Lilith diventa così il filo conduttore dell’intenso e raffinato romanzo in versi, la cui trama altro non è se non la storia dell’umanità. Lilith è l’altra Eva, la ribelle. La sua voce si fa canto, talora aspro e violento per ricordare il dolore di tutte le donne che nel corso dei tempi hanno dovuto soggiacere ad autorità costituite, per l’umiliazione di farsi ombre e pagare un alto costo per le scelte ardite. “Millenni che brucio di pianto…” In altre liriche la parola, sempre cesellata, si addolcisce e cerca un varco per lenire le pene e colmare i vuoti. “Cosa porterò con me? / il basco dei vent’anni, / la gonna corta a fiori, / le ballerine smunte / che perdevo se ballavo, / i piedi nudi, feriti / e leggeri come onde, …”

All’alba nebbiosa di questo terzo millennio, il lungo e faticoso viaggio di Lilith verso la libertà di esistere continua, ad essa non si può rinunciare perché “nasce dal potere dell’utero che riconosce sé stesso, (le mie figlie) avranno il fuoco dentro che non si placa. Il fuoco della vita” che non ha prezzo.

Ma dove cercarla? Nell’orizzonte sconfinato, nella forza del vento o nello sciabordio delle acque degli oceani? Nel ritorno alla madre terra che l’ha generata o nella forza del suo stesso essere madre? Oppure nei meandri dell’animo maschile in cui prevalgono ancora forti sedimenti di possesso e primazie?

Le liriche di Chiara Tortorelli eleganti, colte e icastiche, intervallate da pagine di prosa asciutte e dirompenti, ci accompagnano in questa ricerca che deve essere di tutte le Lilith “che decidono di essere degne di sé stesse”.

A mio sommesso parere il personaggio mitico scelto dall’Autrice ci comunica altro ancora. Lilith supera, come in una corsa ad ostacoli, gli steccati millenari che hanno dato vita a rigide e artificiose contrapposizioni tra luce e ombra, bene e male, vita e morte, vuoto e pieno, l’uno e il molteplice.

Lilith ricuce e guarisce la ferita primordiale tra uomo e natura, tra donna e uomo, tra madre e figlio. Riconcilia il sacro e il profano. Azzera il passato e il presente nella ciclicità dell’eterno ritorno quando la vita cede il passo alla morte per poi ritornare vita.

E allora anche io insieme all’Autrice mi sono chiesta se sia possibile “alle porte di una nuova era… andare oltre il fragore di un mondo in agonia, convulso, frenetico, allo spasimo”. Forse sì. In che modo? Accogliendo il senso profondo della visione dell’Anima Mundi come Radice di ogni cosa, così come ce lo restituisce Chiara Tortorelli attraverso la sua Lilith.

Chiara Tortorelli, creativa pubblicitaria, editor, scrittrice. Al suo attivo ha vari lavori, tra cui due romanzi importanti pubblicati con Homo Scrivens: Tabù e Noi due punto zero. Ha vinto numerosi premi di prestigio e menzioni speciali per la narrativa e la poesia.

3 commenti su ““Il cielo di carta”: Lilith”

  1. Paola Iannelli

    La visione onirica di questo modello femminile è straordinaria in particolare trovo molto sentita la presentazione del dolore

  2. Concetta Russo

    Grazie Vincenza,
    per la raffinata e delicata eleganza con la quale ci fai conoscere autori che in questa infinità di pubblicazioni ci possono sfuggire.
    Tina Russo

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